Psicologia transazionale di Maria del Rosario▐ Una storia fallica del XVI secolo a Cosenza di V.S.Gaudio



In memoria della Biblioteca
Civica di Cosenza
Il G-A-B di Maria del Rosario e l’Unicorno dell’ Arcangelo Gabriele
Il gioco della “Violenza Carnale” angelico nel 1500 e telefonico nel 2000
 
La cover del dattiloscritto
originale di V.S.Gaudio

Il diavolo, che incarna il peccato capitale della lussuria, appare al buon prete, così prodigo nell’assistere nomadi e profughi di passaggio al confine nel 1995, con il corpo di una zingara, impossibile Stimmung fra angelo decaduto e donna-strega edotta sugli incantesimi e l’uso magico e occulto della seduzione. La possessione demoniaca, che, per patti misteriosi e immondi, comprende la sfrontata lascivia e il guadagno illecito. Nel XVI secolo, nella città di Cosenza, un altro “diavolo tentatore” trovò concreta sostanza corporea ancora in una fanciulla sedicenne. Narra la storia che i reduci della conquista di Tunisi, al seguito dell’imperatore Carlo V, furono accolti, nel 1539, con tutto il fasto possibile nel Palazzo del Sindaco dei Nobili. Un dignitario dell’imperatore, l’eccellentissimo Mendoza, alfiere dell’armata, circuì, durante il ballo, la figlia del sindaco Maria del Rosario, che finì col credere alle corbellerie del combattente, inviato a Cosenza, così turlupinò la fanciulla, in quanto occulto Arcangelo Gabriele per incontrarsi appositamente con lei. Insomma, prima dell’alba, Maria del Rosario si calò da una finestra del monastero delle Clarisse, si fece possedere e si fece riaccompagnare al monastero. Per la gravità dell’abbandono ai sensi e dell’abbandono dell’Arcangelo Gabriele(una volta che ebbe soddisfatti i suoi sensi) la giovine educanda si confidò disperata con la madre superiore, che, solerte protettrice delle virtù delle sue verginelle, riferì tutto al genitore, nonché Sindaco dei Nobili.
Anche allora fu la sedicenne il destinatario dell’accusa e della pena, tanto che il Tribunale dell’Inquisizione, presieduto dal suo stesso genitore, sentenziò la “purificazione del fuoco”. L’Arcangelo Gabriele, intanto, si era lanciato in altre imprese di possessione.
Usando l’Alfabeto della Rosa-Croce, il numero personale di Maria del Rosario Sersale[i] è il 2, il numero della Luna. Anche una fanciulla moderna, appartenente al numero 2, è caratterizzata da una certa inquieta curiosità che la porta a muoversi in ogni senso e in ogni campo. La 2, quando è giovanissima, è talmente ingenua e anima candida che bè la candidata numero uno a farsi prendere per il naso; insomma, è evidente allora che la 2, del 1500, non può che essere quella sprovveduta pollastrella che prende le altri parole per moneta corrente, una boccalona che crede che l’alfiere Mendoza sia l’Arcangelo Gabriele, salvo, poi, avere qualche dubbio, quando il candore si è fatto imprudenza, sull’identità e sulla reale natura dello scettro, attributo tipico nell’alto Medio Evo dell’annunciatore celeste. Che, poi, il padre faccia addirittura della minchioneria candida della figlia una invasata diavolessa, è un atto di esagerazione, contenuto integralmente nelle possibilità fatalistiche attribuite al numero 2: Mendoza la impapocchia per impastocchiarla a dovere; Maria del Rosario, prima adescata e poi circuita, presa nella rete, è letteralmente trombata. Tanto ha preso lucciole per lanterne, Arcangelo per arcifanfano, che, a totale vessazione inquisitoria, non può che essere tramutata ella stessa, prima, in spergiura assatanata e, poi, in angelo delle tenebre, che pretende di far credere al mondo di essere stata succube nientepopodimeno che dell’Arcangelo Gabriele!
Maledetta indemoniata, dopo essere stata indiavolata, posseduta dal diavolo, vorrebbe far intendere che è stata posseduta, quale ignominia, anche dall’Arcangelo Gabriele…
Lusmie, il “diavolo tentatore” del prete, è una 4, che eccita ed eccede per far soldi[ii]; Maria del Rosario, il “diavolo tentatore” dell’alfiere, è una 2, che, eccitata da una frottola, si concede “fantasticando” di possedere o di essere posseduta dall’Arcangelo Gabriele. La 4 si fa diavolo tentatore, prima per l’elemosina e, poi, per i fondi neri; la 2 si fa diavolo tentatore perché vive fuori dal mondo. Una, ha un immaginario in cui le favole sono cazzate; l’altra acchiappa nuvole e non si accorge che son cazzate. Così, per una che è nel mondo della luna(che ha analogie con il mondo dell’acqua), non può che esserci la “purificazione del fuoco”. Per certi versi, il destino di Maria del Rosario Sersale è identico a quello del corsaro Khair-ed-Din, identici personaggi dell’acqua e dell’allucinazione, esagerati consumatori dell’impossibile e della meraviglia, “gnocca candida” lei, “minchione rapace” lui: la fanciulla, che prende fuoco per una fesseria, viene avvampata per una prima e unica chiavata; il pirata, dal pennacchio vivace, finisce incenerito dalla figa-fiamma di Flavia Gaetani. Non si dimentichi che il Mendoza, che fece l’Arcangelo Gabriele per Maria del Rosario, era reduce dalla conquista di Tunisi, proprio a danno di Khair: potenza dell’armata imperiale di Carlo V, dei suoi uomini e delle figlie dei suoi reggenti, che, ovunque vadano, incendiano in modo scoppiettante e quasi spontaneo, prima e, poi, doloso, violento, distruttivo. Diavoli, diavolesse succubi, corsari, turchi e navigatori!
Mendoza?
da Dago, di Robin Wood
e Salinas-Gomez,
in “Lanciostory” n. 48- 1998
E’ interessante notare che il comportamento sessuale di Mendoza, pur costituendosi come atti di piacere che rientrano in campo agonistico e che mettono in gioco una strategia del momento e dell’opportunità, non può avere, visti i tempi e le modalità operative, quella perfetta padronanza di sé, in cui e con cui il soggetto controllerebbe la misura e la quantità. Spieghiamoci. La temperanza, applicata al momento, non può “misurare” la strategia della pratica sessuale: Mendoza infinocchia la fanciulla per farsela. Quando si vuole possedere una fanciulla, non si organizza la strategia degli atti sessuali, che avrebbe bisogno di una relazione continua o, almeno, di atti ripetuti, quindi di quantità. Perciò, il “momento”, simbolizzato, nel racconto-leggenda, della calata della corda, è il laccio che spiega la conquista come abbindolamento. La corda lega ma può anche fungere da cappio, non a caso può essere laccio ma anche capestro. La calata, poi, dà tutto il senso della “discesa materiale”, e quindi “capestro dei sensi”. Fosse stato il vero Arcangelo Gabriele ad attendere Maria del Rosario, si sarebbe dovuto parlare di “alzata o tirata della corda”, perché gli angeli, i serafini, i cherubini, gli spiriti celesti, gli arcangeli stanno in cielo. E non hanno il cazzo.
Il “momento” di rapina dell’alfiere Mendoza è specchio della rapacità di Khair-ed-Din, ma l’ingordo corsaro è maestro negli aphrodisia perché, alla “dietetica del momento”, risponde con l’”erotica della quantità”. Peccato che Flavia gli tolse la padronanza per ciò che attiene alla misura e all’opportunità. D’altronde, quando il destino si compie, c’è sempre una regola che vien meno o una sequenza omessa o non rispettata. L’alfiere affascinante, che commutando la lancia in fallo, si tramuta in Arcangelo Gabriele per liberare, scoprire e risvegliare Maria del Rosario, la “bella addormentata nel convento”. E’ un eroe solare, che, in virtù della fantasticheria ascensionale(è un Angelo), esalta il gigantesco. Non va tenuto nascosto il fatto che la trascendenza è sempre armata e che la sessualità maschia è il simbolo del sentimento di potenza, virtù dei simboli diairetici, annessi al dinamismo dell’alfiere, che coltiva i sentimenti della coscienza della sognatrice, che è Maria del Rosario. La verticalità, scrive Gilbert Durand, unisce la trascendenza e la virilità, nell’incontro a Palazzo dei Nobili a Cosenza l’Arcangelo Gabriele e Mendoza, l’eroe che è simbolo di trascendenza, prima, e di potenza, anche sessuale, dopo. La fanciulla vuole ascendere attraverso l’imperatore, la potenza, lo scettro, la spada, il fallo. Appare evidente come l’immaginario notturno di Maria del Rosario goda, per la viscosità mistica, dei simboli diurni della struttura eroica di Mendoza. Tutta colma dello schema verbale del “Confondere”, non s’avvede, la poverina, che quel fuoco spirituale, confuso col fuoco sessuale, non le farà riconoscere quell’ambivalenza che è propria al fuoco, e che comporterà, come nemesi, la determinazione del suo destino: la “purificazione del fuoco”, forma sessuale che la fa ascendere col fallo dell’Arcangelo Gabriele e, fiamma effettiva, che purificherà il suo corpo che ha peccato con la “calata della corda” discendendo verso il fallo dell’alfiere Mendoza. Ben si vede come un semplice problema di affinità(in questo caso, la relazione non ha durata gratificante) o di convenienza(che è un modo di intendere l’attrazione tra certe persone) faccia commutare una vergine in un diavolo tentatore e un alfiere disonesto in un arcangelo che, per virtù di cose, ha scelte senza affetto, come direbbe la psicosociologia moderna, e perciò ha relazioni ispirate da impulsi o criteri di ordine strumentale(l’erezione momentanea, senza durata, del fallo).
 da Dago, di Robin Wood e Salinas-Gomez, in “Lanciostory” n. 48- 1998
I giochi sessuali, scrive Eric Berne in Fare l’amore(trad.it. Milano 1971), sono “esercizi di attrazione sessuale, e corrispondono ai modi di sfruttare gli organi sessuali e gli orgasmi.(…)Il gioco della ‘Violenza Carnale’ è praticato più spesso da donne. Il tranello è un atteggiamento seduttivo, e il tornaconto è un desiderio sessuale o di potenza”. Come tutti i giochi, dice Berne, ha tre gradi di intensità e può anche essere giocato da uomini. Le varianti moderne vanno da “Mi hai strappato dal mio lavoro” a “Mi hai rovinato”, da “Lo feci solo perché ero ubriaco” a “perché mi hai detto che ti eri dimenticato di prendere la pillola?”. Nel caso di Mendoza, la frase-pentimento potrebbe essere stata “Lo feci solo perché hai creduto veramente che fossi l’Arcangelo Gabriele” oppure “Perché non mi dicesti che eri un diavolo tentatore?”. Comunque, la forma più interessante di “Violenza carnale” si chiama “Mi spiace”. Berne assicura, e ha ragione, che è una delle più tragiche. Funziona così.
Mendoza dice a Maria del Rosario: “Se ti fai toccare dallo scettro dell’arcangelo, meriterai il Paradiso”. Così, Maria del Rosario  non solo si fa toccare dallo scettro ma lo prende in mano. Allora Mendoza aggiunge: “Se fai in modo che lo scettro dell’arcangelo si ingrandisca ancor di più, salirai alla Gloria”. Maria del Rosario non solo lo masturba ma lo prende in bocca. Allora Mendoza dice: “Se accogli l’arcangelo nella Città Celeste, tu avrai la Letizia eterna se non il sommo Gaudio”. Così, Maria del Rosario accoglie l’Arcangelo. Quando, poi, gli chiede di avere ancora almeno un po’ di Letizia eterna, il signor Mendoza le risponde: ”Mi spiace, ho cambiato idea”, e lascia Maria del Rosario in difficoltà, senza paradiso, senza gloria e senza letizia. Viceversa, nel caso di Lusmie, il tornaconto funziona così.
Il prete: “Se ti fai toccare, ti do tot lire”. Lusmie si fa toccare.
“Se ti fai toccare lì, aggiungo tot lire”. Lusmie si fa toccare lì.
“Se ti fai fare così, ti do un altro tot lire”. Lusmie si fa fare così.
“Se t fai fare cosà, aggiungo un altro tot lire”, Lusmie si fa fare cosà.
Intanto, la dissolutezza che è più complicata dell’accensione perché ha più durata, si fa strada nel Bambino del prete e, apparentemente, nel Bambino di Lusmie. La voce del Genitore corrotto spiega come la lussuria sia eccitante: ”Di più! Ancora! Ti ho toccato qui. Ti toccherò e godrò di più”. Il Bambino: “Certo, sto godendo. Dio, come sto godendo!”. Poi, dirà: “Credo che stia godendo”. In seguito: “Davvero sto godendo?” Fino a quando, sibillino, concluderà: ”Non mi sto scialando per niente. Tanto più che ho scialacquato tutti i risparmi”. Così, il prete si pente e, invece di pigliarsela col Genitore corrotto si scaglia contro Lusmie, che è il diavolo tentatore, il cui Bambino programmato a sua volta dal Genitore corrotto, ha venduto al Bambino del prete il piacere dell’erezione per dissolutezza. Il che, nonostante tutto, sembra che sia sempre più eccitante della virtù. Anche perché l’Adulto[iii] del prete, che è programma di specchiata ed esemplare probità, trova così la risoluzione al tranello dei sensi: fu, sì, poco prudente e intemperante ma in virtù della carità.
Nella relazione sessuale di rapina, la transazione tra le 3 persone che ciascuno di noi porta con sé nella propria testa è obliqua: il G-A-B di Maria del Rosario si “accende” nel cerchio del Bambino che “ammira” il Genitore di Mendoza che seduce lo sprovveduto Bambino di Maria facendosi credere l’Arcangelo. Naturalmente, l’inganno, per riuscire, è necessario che l’Adulto in Maria sia a livelli insufficienti di esperienza socioculturale o appaia, in quel momento, disposto ad essere dolce di sale. E’ evidente che il Genitore di Mendoza, per essere un vendifrottole o un gabbamondo, deve programmare il Bambino. Facendo così, evita all’Adulto la possibilità di intervenire per salvaguardare la moralità e la dignità del guerriero, e spinge il Bambino all’azione della fregatura. Il Genitore, che dovrebbe dire a Maria del Rosario come comportarsi, tace. L’Adulto, che dovrebbe darle una grammatica per codificare e decodificare il mondo, ha programmato il suo Bambino sul candore degli angeli e degli spiriti celesti. Così, la boccalona è pronta a commutare in oggetto angelico, o quantomeno celeste, ogni corbelleria, stronzata, fanfaluca, patacca o vaccata.
Lo stesso stato di “torpore paradigmatico” del G-A-B interessa la fanciulla Samanta[iv], che subisce, nell’autunno del 1995, una violenza carnale attivata da una “disfunzione semantica” nella struttura della comunicazione. Cosa succede quando c’è una “disfunzione semantica” che la parte non autonoma dell’Adulto non riesce a percepire in tempo reale? La comunicazione, tra emittente e ricevente, crea un campo di illusione in cui i mezzi di espressione di trasmissione del messaggio hanno, chi più chi meno, una funzione “deviante”. Sguardi, parole, incontri, lettere, interazioni telefoniche, con ogni loro carenza e con ogni loro possibile ridondanza, traducono un inesprimibile, una ineffabilità, che non esistono che nello stato di confusione fantasmatica del ricevente, ossia il soggetto più giovane, più ingenuo, più deformabile, più incompleto nella situazione relazionale in cui si trovano i partner. La “confusione fantasmatica”, che, correlata e correlabile con il “torpore paradigmatico”, è sempre presente nei casi delle relazioni gerarchiche distorte: Maria del Rosario è in subordine nella situazione relazionale con Mendoza; la fanciulla utente del 144 è in subordine nella situazione relazionale con il partner sconosciuto, mai visto, prescelto. Ognuno di questi destinatari del “torpore paradigmatico” può godere così di un “effetto-prestigio” ingrandito sia dalle distorsioni psicologiche che affettive. Le fanciulle ricevono messaggi profondamente falsi e illusori, le informazioni del rapinatore sessuale sono sempre e comunque discordanti, il tempo della situazione relazionale e l’assetto dello stato dell’Adulto e del Bambino non permettono al ricevente di decodificare la gravità alterata e tendenzialmente deviante della condotta informativa del rapinatore sessuale subdolo. D’altra parte, tra la scoperta babbaloccheria del giochino degli angioletti, che proprio di questi tempi una rivista Disney propina alle bambine, e gli arruffamatasse telefonici che, poi, guarda un po’, possono incantare come l’Arcangelo Gabriele del baldo alfiere Mendoza, lo scarto operativo sembra propendere per la seconda soluzione, anche perché gli angioletti delle carte non parlano e non hanno voce, l’adescatore telefonico parla, ha una voce, risponde alle domande, non ti fa perdere tempo a staccare le carte dall’anta di copertina del giornalino, ti prende nella rete e, a poco a poco, ti fa vedere la luna nel pozzo, altro che l’”angioletto Nuvolino, batte forte il cuoricino”!
La violenza carnale dell’angioletto 144 ha questo copione.
“Sono l’angioletto che tu hai scelto”.
“Wuao!”
“Bella bambina, di’ tutto al tuo angioletto”.
“Bla bla bla”
“Non te la prendere. Bla bla bla”
“Come mi capisci! Chissà come sei grande e bello!”
“Vuoi vedermi bella bambina? Scenderò dal Cielo proprio per te. Dove abiti?”
Qui, l’angioletto 144 sta compiendo una sorta di transustanziazione alla “Violenza Carnale” di 2° grado, in attesa del colpo di scena.
La fanciulla, nel cerchio del Genitore, se ne avvede, dice: “Sulle ginocchia mi tiene solo mio padre”. Il compenso per l’angioletto, chiudendo la relazione a questo punto, sarebbe la depressione nella variante del gioco “Prendetemi a calci”. Cosa molto pesante per un angioletto che si è incarnato e che, allora, passa al grado zero della “Violenza Carnale”, così ‘sta finta Cappuccetto Rosso la smetterà di giocare alla “Violenza Carnale” simbolica per dimostrare, nel suo album esistenziale, che gli uomini non valgono niente. Glielo do io il compenso del gioco, la figurina per la raccolta dei punti! Vuole un “Buono a Nulla” per il suo Album Personale? Le do il Jolly che le completa la raccolta e le fa vincere il premio del concorso a cui sta partecipando “Gli uomini, che canaglie!”.
Così, la fanciullina del 1995 che gioca a “Violenza Carnale” e ne subisce, ahimè, le conseguenze drammatiche brucia il suo Album dei Buoni a Nulla, perché è caduta nella rete(telefonica, in questo caso); la sedicenne del 1539, che gioca lo stesso gioco e ne subisce le stesse drammatiche conclusioni, viene bruciata perché ha calato la corda. Sembra così che la tecnologia in qualche modo e a qualcosa serva, a spegnere il fuoco e a coltivare, conseguentemente, un campo di relazioni impossibili(anche perché la raccolta dei Buoni a Nulla è stata ultimata in un modo per niente ludico).
L’angioletto 144, come l’alfiere Mendoza, appartiene alla schiera degli “stupratori bidonisti”, pecca in atrocità sessuale perché, spacciando moneta falsa al G-A-B non sviluppato di una bambina, non può ritenere nessuna forma di godimento. Quando il G-A-B non è formato, non ha una struttura capace dell’autonomia psicomentale di una donna pur nelle sue individuali connessioni. Lo stupratore bidonista come pensa di aver fottuto, al 1° grado, lo stato dell’io Bambino se questo stato nella psiche della ragazzina è ancora allo stato di matricola? Come pensa di aver goduto, al 2° grado, lo stato dell’io Adulto se questo stato, nella psiche della fanciulla, è ancora allo stato di apprendista? Come pensa di aver intrappolato, al 3° grado, lo stato dell’io Genitore se questo stato è, nella bambina, ancora al grado di cocco di mamma?
La violenza è oltremodo anche etica perché sconnette la sequenza temporale della crescita e dell’apprendimento. D’altronde, una società è violenta quando, all’interno di essa, la differenza stilistica dei ruoli è corrotta da ruffiani, leccapiedi, leccaculo e lustrascarpe che sviolinano, dalla mattina alla sera, nelle infrastrutture e nelle sovrastrutture della cultura burocratica di massa. Il consociativismo ha dentro tutte le insidie degli adulatori e dei lisciapelo di massa: la sua virtù sta nella blandizie  e nell’inculata trasmessa dei suoi banditori, che comunicano, programmano, intervistano, commentano, presentano, saltimbancano, menestrellano, spettacolizzano il bla bla infinito della chiacchiera-vento. Chi cade nel pozzo della trasgressione non più simbolica non ha mai niente a che fare con la società dello spettacolo e della comunicazione, ovvero con le sue fonti e i suoi agenti di potere. E’ una curiosità allarmante il fatto che nel 1545-63 il Concilio Tridentino vietò la rappresentazione sempre più frequente e popolare dell’Arcangelo Gabriele che si dava all’inseguimento dell’unicorno. Inquietante è comprendere l’operazione ambigua di Mendoza che, sotto le mentite spoglie dell’angelo annunciatore(che doveva essere il cacciatore dell’unicorno che attenta alla verginità), attenta alla verginità di Maria del Rosario! Ne scaturisce il gioco sessuale de “La Vergine e l’Unicorno” che, nella psicologia transazionale di Eric Berne, potrebbe avere questo copione, a seconda dei partner.
Tornaconto di Mendoza:
penetrare il corpo di Maria del Rosario.
Ô
Demone in Maria del Rosario:
stimoli e impulsi nel suo Bambino che
sembra che combattano l’apparato del
proprio copione biografico ma che in
realtà lo rinforzano. Così la voce sussurrante
del Genitore che spinge il Bambino a
un comportamento non adattativo
e impulsivo e perciò deviante
Ô
“Salve Maria, sono l’Arcangelo Gabriele”
“Dio mio! E non dovrò per questo sacrificarmi
per prendere l’unicorno?”
“No, ho cacciato io e sconfitto l’unicorno”
“Dio mio! Sarà mai possibile vedere come è fatto?”
“E’ in un luogo nascosto. E’ possibile vederlo a notte fonda”
“Dio mio, come vorrei vederlo!
Come potrei fare se la regola non dona licenza
per uscire dal monastero?”
“Oh, se è per questo, a te, che sei prescelta, è permesso.
Per questo sono qui ad annunciartelo e a far sì che tu possa
constatare la potenza e la ricchezza favolosa dell’animale”
----QUADRI E SCENE----------------------------
1.CALATA DELLA CORDA
2.DISCESA DELLA VERGINE
3.INCONTRO CON L’ARCANGELO
E INCAMMINAMENTO VERSO IL LUOGO
IN CUI E’ CUSTODITO L’UNICORNO
4.GODIMENTO VISIVO prima
e, poi, MULTISENSORIALE DELLA POTENZA
DELL’UNICORNO
5. ARCANGELO GABRIELE penetra
Il corpo di MARIA del ROSARIO
------------------------------------------------------
Tesi: Maria del Rosario è una ragazza carina
ma lascia che siano gli altri a codificarle la realtà.
E’ curiosa, e pensa spesso al Paradiso.
Dopo aver salutato, si chiede sempre chi è
quell’Angelo. Cosa annuncia di così eccezionale.
Diagnosi clinica: reazione cronico-depressiva
Scambi dei ruoli:
in Mendoza, da annunciatore(Genitore Affettivo)
a penetratore(Bambino Dissoluto)
in Maria del Rosario, da Bambino Servizievole
a vittima
Insegnamento parentale :
“Sii una Vergine servizievole”
Ingiunzione parentale:
“Non devi tentare gli uomini, altrimenti
brucerai nella passione”
Slogan dell’infanzia:
“Fai il tuo dovere e non lamentarti”
Posizione:
“Io sono non-OK perché mi lamento”
Copione:
“Brucerai”
Buoni premio:
depressioni
Tornaconto finale:
suicidio, morte per rogo
Epitaffi:
“Era una vergine troppo curiosa”
“Era troppo  servizievole”
“Usciva la sera tardi”
“La vergine che ha calato la corda”
Antitesi:
smettere di essere una graziosa vergine troppo curiosa
 
La pagina di Cosenza.La calata della
corda, in: Giulio Palange, La regina
dai tre seni
, Rubbettino 1994
La corda annodata65
La “corda annodata” che, come corredo della vestizione, viene data a chi fa professione nella chiesa, è chiamata dai Greci Komboskoinion: kombos è nodo; skoinion, corda. Per non parlare del fatto che l’antico nome slavo era vervitsa(corda) o lestovska(scala). Insomma turba non poco la correlazione tra la “calata della corda” di Maria del Rosario e la “corda annodata”, che è il rosario. Il calarsi dal monastero, questo discendere verso la tentazione, e il risalire al monastero, questo salire dopo aver peccato fa pensare in qualche modo alla formula di recitazione del rosario. C’è un interrogativo irriguardoso e malandrino: la corda, come simbolo del rosario, che porta al peccato della lussuria era una catena con 60 nodi(come 60 sono i grani del rosario cattolico)? O nella simbologia del numero 60 si può ipotizzare la particolare esperienza mistica di Maria del Rosario che, dopo aver percorso i 60 nodi della corda, avrebbe goduto un altro particolare stato psichico(quello dell’orgasmo) dopo 6 cicli di 60 colpi o sarebbero bastati solo 60 colpi per farla ascendere in Paradiso? Anche se, è da dire, il giusto ritmo di una prima interazione sessuale è difficile che abbia la regolarità di un tempo o di un respiro soggetto a un determinato, controllato, ciclo. D’altronde, la fame arretrata di Mendoza e l’inesperienza di Maria del Rosario non potrebbero che far congetturare  una rapida successione di movimenti.



[i] M=4x6=24
A=1x5= 5
R=2x4= 8
I=1x3= 3
A=1x2= 2
D=4x1= 4
E=5x9=45
L=3x8=24
R=2x7=14
O=7x6=42
S=3x5=15
A=1x4= 4
R=2x3= 6
I=1x2= 2
O=7x1= 7
Totale 203
S=3x7=21
E=5x6=30
R=2x5=10
S=3x4=12
A=1x3= 3
L=3x2= 6
E=5x1= 5
Totale 87
Ossia: 203 + 87 = 2+0+3+8+7=20=2+0= 2 .
[ii] Cfr. Lusmie Malacoda l’arcidiavolo del prete, in: V.S.Gaudio, Druuna e il culo di Gnesa.Storie falliche e amorose indagini con un test, © 2004. Fruibile online su “il Cobold.
[iii] Il G-A-B, nell’analisi transazionale, è così composto:
GENITORE è uno stato dell’io preso a prestito da una figura parentale. Ha una funzione diretta o può essere esibito come comportamento parentale. Rappresenta qualcuno che dice al soggetto che cosa dovrebbe fare, come deve comportarsi, se è buono o quanto è cattivo.
ADULTO è uno stato dell’io che analizza i dati del reale e valuta le probabilità in modo obiettivo e autonomo, L’Adulto dice quando si deve “calare la corda”, e se si deve farlo, e se lo si fa quali possono essere le conseguenze.
BAMBINO è uno stato dell’io arcaico. Quello Adattato, dice Berne, segue le direttive parentali. Quello Naturale è autonomo. In effetti, Maria del Rosario segue, come Bambino Adattato, i modelli che compongono l’equipaggiamento voluto dal suo genitore, inteso non come stato dell’io ma come padre. Indica, questo cerchio, il ragazzino o la bambina che ognuno si porta dentro. E’ la parte creativa, spontanea, intelligente e affettuosa dell’io.
[iv] Una bambina undicenne, nel luglio del 1995, chiama un 144 pubblicizzato in Tv. Dice di avere vent’anni e di chiamarsi Samanta. Descrive le caratteristiche personali e indica le proprie preferenze. La centralinista del 144 la richiama qualche giorno dopo e le fa sentire telefonate di alcuni uomini che descrivono se stessi. Viene scelto M.R., che ha trent’anni ed è dipendente di una ditta che fabbrica macchine per lamiere, è sposato e ha un bambino di cinque mesi. La bambina, sedicente ventenne, autorizza la società di gestione del 144 a dare il suo numero telefonico allo sconosciuto. Saltato un appuntamento per spavento, M.R. fa delle ricerche e riesce a trovare l’indirizzo della piccola. Per farla breve, la bambina viene stuprata e il fattaccio viene alla luce in dicembre, quando tra Samanta e la madre scoppia una discussione per una bolletta Telecom di due milioni di lire. Particolare inquietante: se l’età del bambino dell’angioletto 144 è relativa al mese di dicembre, quando la storia prende avvio, a luglio, la moglie dell’angioletto 144 sta per partorire o ha appena partorito.

Bibliografia essenziale
Cronaca:
Gioca con il 144 e finisce violentata, in “Corriere della Sera”, 14 dicembre 1995
Il 144 fa un’altra vittima, in “Il Giornale”, 14 dicembre 1995
Eric Berne, Fare l’amore, trad.it. Bompiani, Milano 1971
Dorothea M.Deed, La spada dello spirito, in “Conoscenza Religiosa” n.4, La Nuova Italia, Firenze 1974


 
In memoria della Biblioteca
Civica di Cosenza
Gilbert Durand, Le strutture antropologiche dell’immaginario, trad.it. Dedalo Libri, Bari 1972
Michel Foucault, L’uso dei piaceri, trad.it. Feltrinelli, Milano 1984
Giulio Palange, La Regina dai tre seni.Guida alla Calabria magica e leggendaria, Rubbettino editore, Soveria Mannelli 1994
!Da: V.S.Gaudio DRUUNA E IL CULO DI  GNESA Storie falliche e amorose indagini con un test│© 2004