Mario Grasso▐ DIGNITOSA FINE PER RIINA

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OCCHIO PER OCCHIO / DENTE PER DENTE
Aprire bocca e mettere lingua in certi argomenti pelosi tipo l’appulcrare in materia di imparzialità e giustizia rivolgendosi a un uditorio che in gran parte, cioè in maggioranza, si dichiara cristiano-cattolico, costituisce pericolo di restare fraintesi. A parte la reazione legittima di quanti, mugugnanti di professione, si sentiranno in diritto di affermare con il Manzoni che mette in scena il Renzo tra la folla della rivolta milanese, nel momento in cui la reazione di chi controcanta alle parole dell’ingenuo montanaro, borbotta “Adesso ogni scalzacani vorrà dire la sua”. Il pretesto, quale che sia la reazione da aspettarsi, lo offre (anche ai Renzo dei nostri giorni!) il suggerimento dell’Organo costituzionale italiano che è deputato a mettere ordine in materia di Giustizia, suggerimento rivolto al Tribunale di Bologna che dovrà decidere se concedere o no la liberta a Totò Riina. Orbene anche Renzo sa bene che la Giustizia non lega le proprie deduzioni ad alcuna linea religiosa. Il Diritto è una cosa, la norma di una religione è altro. Nel caso della religione cristiana, per esempio, al biblico “occhio per occhio/dente per dente” è succeduto l’avanguardario evangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso e perdona le offese ricevute”, il che ha portato alle due locuzioni che definiremo metaforicamente colluttorio di chi si sciacqua la bocca dai pulpiti con inviti al perdono come miglior vendetta e all’altra guancia da offrire a chi ha provocato un livido in quella che ha già colpito. Tutte ipocrisie se affrontate senza lo scudo-specchio per evitare l’occhio pietrificatore della Medusa. E comunque il Diritto che garantisce un tipo di convivenza civile, almeno nei Paesi a conduzione laica, non ha cosa dividere con le discipline religiose, quali che esse siano. Occhio per occhio comprese.
2 – Una dipartita da questo mondo in chiave dignitosa per l’ergastolano Totò Riina 86enne malandato in salute. Questa la riflessione della Suprema Corte, che non ha pronunciato una sua estemporanea decisione collegiale ispirata a qualche piétas umana civile o biblica ma ha enunciato un principio di Diritto quale è sancito da una norma vigente nella civiltà giuridica della Costituzione italiana. Non una sentenza da eseguire ma un memorandum da tenere presente nel momento di un verdetto finale di competenza di un collegio giudicante con attribuzioni specifiche e specificate. Ed ecco il giuoco della matrioska che è quello appropriato a casi come quello del pluriergastolano Riina, affidato al rispetto del Diritto che garantisce tutti davanti alla Legge, al diritto che deve rassicurare ogni cittadino. Diritto che non può né deve essere ignorato da chi ne gestisce le norme scritte. Ed ecco il memorandum della Cassazione rivolto ai giudici che dovranno pronunciare l’ultima parola su un caso da ponderare con la saggezza di chi deve applicare la norma motivando la decisione. Cioè spiegando nel deliberato perché si è ritenuto di dovere applicare la norma che rinvia alla “Morte dignitosa” o negare tale applicazione tenuto conto di elementi obiettivamente palesi e tali da rinviare ad altre norme di Diritto chiaramente codificate.
3 – Quando le due donne che reclamavano il diritto alla maternità sul bambino conteso, si son presentate, davanti a Salomone, questi non si trovava nelle stesse condizioni che offre oggi l’ordinamento giudiziario in Italia. Doveva da solo e immediatamente decidere e basta. E infatti decise. Sia tagliato in due il corpo del bambino e ciascuna delle reclamanti abbia la sua metà. L’apparente crudeltà e assurdo della decisione di Salomone è stata invece l’appropriato catalizzatore della verità, perché la vera madre, quella che aveva sofferto i dolori del parto nel mettere alla luce la creatura, reagì nel modo giusto e altrettanto naturale dando palese dimostrazione di essere lei la titolare del diritto di maternità sul bambino da non tagliare in due. Orbene, per il caso del pluriergastolano Totò Riina il memorandum della Suprema Corte altro non ci fa ricordare se non il bambino di quella volta con Salomone: le madri contendenti di oggi sono da un lato il popolo della mafia in attesa, dall’altro la coscienza dei cittadini spontaneamente tali  con la libertà democratica che sta dando voce alla loro reazione in dibattiti televisivi e giornalistici. Ne scaturirà automaticamente un verdetto di maggioranza, perché siamo in democrazia. E potrebbe prevalere una maggioranza, come quella volta per la Pasqua di Gerusalemme col costume che delegava al popolo il diritto di liberare un condannato a morte. E quella volta tra Cristo e il ladrone Barabba la maggioranza scelse il ladrone. Pazienza. Ma aveva vinto la democrazia, dal momento che la volontà della maggioranza aveva schiacciato l’aspettativa del resto, che essendo minoranza non aveva diritto a far valere le ragioni di Cristo.
4 – Pierino ha alzato il braccio e non per chiedere di andare al cesso. Vuole dire che non ha capito da quale porta entri il Diritto nel caso della maggioranza come si manifesta tra opinioni, opinionisti e dibattiti. Il Diritto che è istituzionalmente amministrato  su basi di norme codificate e da giudici deputati ad applicarle. Come non dare ragione a Pierino? Il che tradotto in conclusione si rivolge a una scala di temperature relativa all’atmosfera che respiriamo, infatti come ogni popolo ha il governo che si merita così ogni democrazia ha la giustizia che le si addice. Anche questa è democrazia. Forse Pierino resterà deluso ma non sono forse le delusioni gli stimoli più adatti a far crescere l’orgoglio di andare avanti con la certezza e la fiducia in un mondo che ogni giorno migliora di una piccola linea anche perché ci sono gli scalzacani sempre pronti a dire la propria?