La cartolina della mantica erotica▐

La sequenza della Palabretta trastullina
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La mantica della Palabretta trastullina

1. La meditazione erotica di Nadiella nella Palabretta trastullina sembra che sia stata ereditata dalla devotio moderna dei mistici fiamminghi, la stessa a cui fa capo il lavoro metodico della meditazione religiosa di Ignazio di Loyola: questo, come ricorda Barthes, raccomanda di pregare con ritmo associando una parola del Pater Noster a ogni soffio della respirazione, secondo certe tecniche della Chiesa Orientale o delle discipline della meditazione buddista[i]; Nadiella[ii], che aveva studiato con Alfredo Giuliani, che era il teorico dei Novissimi ed era fissato con la destituzione dell’io e con la respirazione, dal Tener a V.S. porta la meditazione non a un’intima teofania e nemmeno a un’intima gaudiofania, e nemmeno elabora un’interlocuzione, vale a dire una lingua nuova che possa circolare fra V.S. e la scrivente, l’esercitante, il modello del lavoro di preghiera che, negli Esercizi di Loyola, diventa molto più retorico che mistico, in Nadiella, pur avendo un codice secondo e, se vogliamo, anche una lingua artificiale, elaborata sulla base di più idiomi(spagnolo, latino, francese, italiano) non esiste, lei non ha alcuna intenzione di arrivare a determinare un’interlocuzione gaudiana. C’è, come in Ignazio, nella meditazione erotica di Nadiella una sorta di afasia umana, ma sembra che la carenza profonda della parola debba essere imputata al destinatario della spirale erotica, come se la distanza determinata dal V.SPAZIO  determinasse, appunto, questa carenza profonda, o forse, una caduta della parola. Ignazio regola giorni, orari, posizioni, regimi, ha un protocollo; tra l’esercitante e il poeta, innanzitutto non intercorre la lingua dell’interrogazione, Ignazio vuole compiere la volontà di Dio, Nadiella non si interroga sulla volontà del poeta, e quindi la sua mantica non comprende due codici: non domanda e non chiede la risposta. 
La cartolina della Palabretta trastullina
2. Negli Esercizi,  la struttura ternaria fa riconciliare il devoto; nella Palabretta, la devota non segue nessuna dispositio retorica, non che non voglia alcuna transazione, ma piuttosto fa elezione, che è il contatto brusco di una libertà e di una volontà, in mezzo, anche per il V.SPAZIO, lei sembra accantonare il suo indice costituzionale e il suo indice del pondus, in questa struttura unica, lei fa la sua mantica; notate bene, dal suo principio materialissimo, all’epoca aveva un indice del pondus pari a 16, pari se non altro alla Milly Carlucci di pari età, non sollecita al poeta un segno determinante, che so: Fare questo ? o quest’altro? Sembra che non si aspetti nessuna azione umana da parte del poeta che sia di natura paradigmatica, fa elezione: tra TENER e V.S. tira giù l’orizzonte delle Parche che, come nella proairesis, traccino il destino del poeta: una alla nascita, un’altra al matrimonio e la terza per se stessa? La Palabretta trastullina è una mantica per notificare al poeta che sono quelle Parche a pesare sulla praxis, altrimenti il V.SPAZIO, per lo stesso indice del pondus che la devota ha, sarebbe annullato, ma è per questo stesso V.SPAZIO che si è data alla meditazione erotica della Palabretta trastullina. I codici, scrisse Barthes, sono fatti per essere decifrati; la mantica di Nadiella non è fatta per decifrare la volontà di Gaudio, è fatta per dargli una verità, la verità delle Tre Parche.

Un'altra sequenza della Palabretta trastullina
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3. Il segno determinante che sarebbe stato il numen del poeta, viene dato da un paradigma di due termini uguali; nella mantica, un termine viene marcato in opposizione all’altro, e nasce il senso, la marca in sé, il suo stato elementare; nella sequenza della Palabretta ad esempio a trafelar si contrappone climax, forse alla cagnuola calda stelle e raffiche, Nadiella non è l’interrogante, forse il generatore di una uguaglianza paradigmatica, quasi una sorta della famosa indifferenza ignaziana: bilancia, che non vuole niente per sé, come quel discepolo d’Ignazio, Jérôme Nadal, che allittera Nadiella, che non inclinava a nulla se non inclinare a nulla, come Nadiella che sulla linea dell’orizzonte su cui stende l’enunciato “Fata ti satisfa” è nell’indifferenza della virtualità di possibili, questo peso uguale, su un piatto le nuances, sull’altro gli elans inarticolati, oppure Nadia, sotto la linea della riproduzione vietata, che si fa estrella martir, e, nella sequenza, il peso uguale V.S.: lei si trova come l’ago di una bilancia che ristabilisce costantemente l’uguaglianza delle pesate mediante tare appropriate: la tecnica del contra agere , per cui si va sistematicamente nel senso inverso a quello in cui sembra spontaneamente inclinare la bilancia, come se l’ indice del pondus che la fa pesare di più e si fa mesomorfa e conforme alla retorica dell’ Esserci mesomorfo e l’ indice costituzionale che le abbassa il peso aumentandole l’altezza anche per via del seno scarso, tanto che sopra è ectomorfa e leggera e sotto la fisica non è per niente cauta; la bilancia e le manifestazioni divine per via delle devozioni fantastiche, e gaudiofanie dirette, visite e visioni, e l’indifferenza di Nadiella, come quella di Nadal, che accetta il silenzio del Gaudio, l’assenso dato, non al segno, ma al ritardo del segno o al segno mai arrivato. L’ascolto, anche nell’esercitante della Palabretta, si muta nella propria risposta, tanto che non interroga ma asserisce, è questa la mantica di Nadiella, la bilancia fa esattamente un angolo piatto, FATA TI SATISFA, restituisce alla significazione il V.SPAZIO, la distanza, l’assenza, la lontananza, il vuoto gaudiano non può più minacciare, alterare o decentrare la pienezza associata alla lingua chiusa dell’esercitante, è il grado zero del segno, come l’angolo piatto della bilancia che, nel sistema del mondo a 90 gradi, misura anch’esso zero, tanto che la Parca del matrimonio non può non sottolineare che la parte araba del matrimonio del poeta  ha lo stesso grado della parte araba della moglie, il grado zero. La mantica, allora, si chiude, era già arrivata , marca in sé, stato elementare dell’anima e del DaseinCosì è marcato uno dei termini della binarità, e l’ ago della bilancia non piega né da una parte né dall’altra, è il poeta, questo gli vaticina una delle Parche di Nadiella, che deve trovarsi, anzi si trova come l’ago di una bilancia per seguire quello che sente più a lode, e per il gaudio, della moglie (Vostra Signora), che nel nome stesso ha tutta questa lode del (-phi) gaudiano, e grado zero, che non è una semplice idea retorica, ma il miglior paradigma possibile da offrire alla marca: l’anima del poeta è tra questo godimento coronato nell’essenza senza misura, come nella mistica fiamminga alla Rusbrock e la misura che garantisce lo stesso linguaggio, il segno gaudiano si scopre interamente ricostituito nel ritardo del segno, o nella risposta che non c’è ma che era già prefissata dal quel grado zero come significante.

V.S.Gaudio


[i] Cfr. Roland Barthes, 3. La mantica, in: Idem, Loyola, in: Idem, Sade,Fourier,Loyola, trad.it. Einaudi 1977.
[ii] Notate come, ormai, chi la chiamò “Nadia”, ormai la denomini con l’originario nome anagrafico: “Nadiella”.