SARENCO ▬ Poesie Scelte 1990

Sawda
Mi chiedi per strada
i soldi del marunghi.
E’ il tuo sabato del villaggio:
starai sveglia tutta la notte
a farti scopare da tuo marito
che lavora alle Poste di Malindi.

Vieni a prenderli a casa,
nel mio letto.

Detto e fatto, Swada invade
il taxi coll’ampio velo nero
di bui-bui argentata,
lascia solo la fessura
dei begli occhi e ride
pensando al fatto di tradire
sua sorella, mia moglie precedente.
L’abbraccio del mattino è forte,
pieno di rumori.
Il taxi aspetta in giardino,

Omari ride in cucina
e sminuzza aglio e pomodoro.

L’America è lontana
ed anche aprile.

La stagione delle piogge è finita
e comanda il sole.

Ridono tutte le maschere africane
e il pesce palla appeso al muro
mi strizza l’occhio sornione.


I funghi di Kakamega
I funghi di Kakamega,
le strade di Lunga Lunga,
i banditi di Lokichokio,
le zanzare di Kikambala,
le ragazze di Mariakani,
i silenzi di Oloitokitok,
il solleone di Rumuruti,
le maschere di Nyahururu,
le palme di Garba Tula,
i manghi di Loyangalani,
i millepiedi di Makalanga,
i gioielli di Bambolulu,
le papaye di Chicangoni,
le barche di Kisingitini,
i coccodrilli di Masalani,
le paludi di Daka Dima,
le foreste di Chakavali,
i leoni del Maasai Mara,
le giraffe di Amboseli,
i fenicotteri di Salabani,
gli squali di Ngomeni,
la figa di Pamela,
i funghi di Kakamega.


La banda delle somale
La banda delle somale è arrivata,
tutti i colori oltraggiano la casa
seria ed ammuffita.
I veli ed i tessuti mossi
da un invisibile ventilatore
(very powerful) accarezzano
le porte e le sponde del letto
grande a sei piazze.
Fatma, Sadia, Sadika e Amina giocano
al gioco più perverso
della seduzione antica.
La preda non ha scampo
e sceglierà la migliore, si fa per dire,
ovvero colei che il gruppo
gli ha predestinato nel lungo
viaggio di andata sul taxi
sconquassato. Ma la preda
in effetti non è disperata:
anche lei gioca al gioco più antico
della sottomissione e già ride
contando i giorni (il tempo è circolare)
che la separano dagli altri contatti
corporali e dai profumi dell’incenso
e dagli oli vischiosi e tumefatti
in cui le somale-farfalle
mettono a  macerare i riccioli infiniti
e il rosa acceso
del pube equatoriale.


Semeni I
L’onda era lunga e misteriosa,
il vento non dava tregua
alla vela sbrecciata e consunta.
Il pesce fremeva sui fondali.
Quando Yusuf tirò le reti
il grande squalo gettò rabbia
al cielo ma il fiotto di sangue
dell’arpione delimitò il diritto
ed il potere. Nulla potè il vorace
se non morire tra le braccia
di Semeni, il grande dhow
dell’isola di Lamu.
La festa fu grande a bordo:
birra e sole e marunghi,
il verde e il blu del mare,
i seni splendenti di Suli Suli.

Ma al ritorno, l’oceano
era nero di grafite.


La capra bollita del villaggio di Shella
Ho mangiato la vecchia capra bollita,
ho intinto il pane nel brodo scuro
insaporito con pepe, masala ed iliki,
ho scambiato quattro parole in kiswahili
coi vecchi pescatori del Vasco De Gama Pillar,
ho guardato le nuvole basse dell’Oceano,
ho pensato alle chiappe di Fatuma,
mi sono trovato sulla strada del ritorno,
mi è venuta una grande tristezza,
per un attimo ho visto la morte,
ho dato fondo all’ultima vodka
e finalmente ho dormito il sonno del giusto.

English people in Africa
Come faranno gli inglesi a rimanere bianchi
e spettrali fantasmi anche in pieno sole
all’equatore?
Hanno una pelle sole-repellente
mi dice Salima seguendo dolcemente
gli umori anglofobi
di questa sera piena di fulmini
sulla strda Kakemaga-Eldoret
che percorro impassibile
sotto una pioggia torrenziale
alla ricerca di funghi porcini.
Leggono libri stupidi al ristorante
a lume di candela, in attesa
di un mediocre cibo
di cucina internazionale
(un doppio Fernet Branca mi ci è voluto
per liberarmi dagli odori putridi
e fatiscenti di margarina e grasso vario
senza riferimenti culturali).
Amo il sapore e l’aria fresca
di queste dolci montagne equatoriali,
i fulmini sul cammino, il freddo
intenso della sera, le zanzare
sbigottite, le rocce tonde che scendono
graduali all’abbraccio del Lago Vittoria
e del torrido bacino di Kisumu.

Maria di Eldoret
Ridono gli occhi e i denti
tra lenticchie e pomodori
(al Mercato Municipale di Eldoret),
 tra cipolle rosse sbigottite e tabacco
da annusare.
‘Cosa posso venderti?’ mi dice Maria
(il suo nome lo saprò dopo per traverse vie)
 in un perfetto inglese musicale.
‘Io cerco funghi all’equatore o,
se meglio preferisci, posso invitarti
in vacanza a casa mia a Malindi,
sulla costa, nel distretto di Kilifi’.
Maria mi toglie la parola e scompare
tra i sedani e gli allori.
Potrei comprarle tutte le patate
per farmi perdonare ma preferisco
andare al bar di fronte con il taxista musone.
Alla terza birra l’imprevisto succede:
Maria si è cambiata, si è messo l’abito migliore,
ha mollato all’amica angurie e pomodori
e si è comodamente assisa sul sedile posteriore
(del mio taxi naturalmente).
Non si può dire più niente per scherzo
all’equatore!
Già vedo le mie donne di Malindi
tendermi agguati armati
proprio davanti all’uscita
della Capannina di Camillo,
il mio ristorante preferito.
Il carpaccio di red snaper all’avocado
mi costerà una morte lenta, preso per la gola.
Ma la bella gola di Maria di Eldoret
e le lunghe mani
saranno il dessert migliore
di questa lunga notte africana
piena di rumori.
1990

 
[da: SARENCO | POESIE SCELTE 1961-1990 | 
POETRY IS OVER COLLECTION

| Copia 141/200 per Alessandro Gaudio]