Divagazione ziffiana. Le sensazioni delle omomacchine pulsionali ⁞


Le sensazioni degli omosessuali.
Divagazione (satur)ziffiana sulle omomacchine pulsionali ░  by v.s.gaudio

 

| Questa divagazione saturziffiana, che è essenzialmente una sorta di parodia de “Le sensazioni dei robot” di Paul Ziff[i], è in memoria di P.P.P., sulla cui distruzione, dopo 40 anni, resta indissolubile il mistero e la ragione del Capitale e della Chiesa e quindi della Repubblica che gestisce il sistema investigativo e giudiziario così come è nelle sue componenti territoriali e amministrative in una nazione che vanta, per ogni regione del sud come Herkunft, cinque mafie-con legami clericomassonici- dalla potenza terrificante. |

Un omosessuale può avere delle sensazioni? C’è chi dice che certamente è possibile; altri dicono che certamente non lo è.

1.Voglio parlare degli omosessuali veri e propri: devono essere della serie soggettiva e oggettiva dell’omoerotismo[ii] e, senza dubbio, omosessuali, macchiaioli[iii] o che usano al modo italiano.
Postulerò che siano essenzialmente omosessuali,quelli che a Zara[iv] o quelli che a strologare,  dotati del (-φ) lacaniano e di tutte le pulsioni di Leopold Szondi[v] necessarie al funzionamento di queste meraviglie. Postulerò inoltre che sia fornita loro energia fallico-anale per mezzo di pulsioni alimentate da batterie vitaminiche e degli amminoacidi essenziali.
Una volta messo in chiaro che i nostri omosessuali sono senza dubbio omosessuali, allora, sotto tutti gli altri aspetti, possono essere somiglianti agli uomini quanto volete: possono avere le dimensioni di un uomo; se vestiti e mascherati, possono essere in effetti indistinguibili dagli uomini, praticamente da tutti i punti di vista: nell’aspetto, nei movimenti, nel modo di esprimersi, e così via.
Quindi, se non fosse che per le maschere e per i film che fanno o quello che scrivono sui giornali dell’industria culturale del capitale, ogni uomo qualunque[ ancorché non sia anche un poeta o un romanziere del nuovo genere a pagamento, di quelli, cioè, che continuano a pubblicare ancora almeno sette “libbri” all’anno, anche on demand, e arrivano anche a dir la loro sui social personali, e non sono stati mai assoggettati a una vera e propria ritenuta d’acconto per non avere, poi, a conti fatti, nemmeno un pelo quando tutti gli altri della sua generazione arrivano all’età del (-φ) definitivamente accantonato ma debitamente pensionato] li scambierebbe per uomini qualunque, quantunque loro siano stati in linea e in regola, sempre, al momento giusto, inalienabili dall’assunzione , dal ferragosto e dal 18, financo come tarocco della Luna, non sospettando che siano omosessuali, nulla da parte loro glielo farebbe sospettare.
Senza maschera, però gli omosessuali si fanno vedere in tutta la loro lucentezza umana e pulsionale. Ora, il problema non è di vedere se possiamo sfumare la linea di confine fra l’uomo e l’omosessuale per attribuire poi all’omosessuale delle pulsioni e quindi delle sensazioni; il problema è, invece, di vedere se possiamo attribuire all’omosessuale le pulsioni e le sensazioni e quindi sfumare la linea di confine fra uomo e omosessuale, regista e regista omosessuale, cantante e cantante omosessuale, scrittore, anche se di romanzi a cazzo, e scrittore omosessuale, anche se di romanzi del cazzo, politico e politico omosessuale, ancorché non sia giornalista, ma mica pubblicista[vi] : quello professionista, quello che, anche se è un fottuto ricchione, non ha mai conosciuto l’onta della ritenuta d’acconto, seppure operata dall’esattoria di Milano, dove è di casa il topos editoriale della Repubblica fondata sul lavoro,ancorché venga il lavoro assunto da un lavoratore omosessuale, sia oggettivo che soggettivo, come a dire che o fallico-narcisista o maso-anale è pur sempre un lavoratore con le funzioni dell’assunzione ancorché faccia anche o solo il regista o il trapezista.

2. Gli omosessuali, ancorché non siano architetti o astrologi, quelli, insomma, della libidine greca o della scuola pederastica,  possono avere delle sensazioni? Possono, per esempio, sentirsi stanchi o annoiati? Ovvero, un omosessuale può incazzarsi? Se dico “Si sente stanco” , si può inferire generalmente che si tratta( o si trattava, o si tratterà nel caso che si parli di uno scrittore defunto o di uno spirito omosessuale) di una creatura vivente. Più genericamente, il contesto linguistico “…si sente stanco” è aperto generalmente solo a espressioni che si riferiscano a creature viventi. Supponiamo che diciate “l’omosessuale tal dei tali si sente stanco”. La locuzione “l’omosessuale” si riferisce a una meccanica pulsionale: si può allora inferire che non si tratta di una creatura vivente; ma dall’enunciazione della forma predicativa “si sente stanco” si può inferire che si tratta di una creatura vivente. Perciò, se parlate in senso letterale e dite “L’omosessuale si sente stanco”, implicate una contraddizione? Non si può quindi predicare letteralmente “si sente stanco” di “l’omosessuale”, anche se ci ha dato dentro di brutto.

3. “Un omosessuale(o un culano[vii]) cazzuto” è una metafora, ma “un uomo fallico” è una metafora speculare: se avessimo qui un omosessuale, anche un platonico dell’amore greco riderebbe della sua metafora. Non è necessario che io implichi quello che non voglio implicare: un’implicazione può essere resa impercettibile. Il senso di una parola può essere ampliato, o ristretto, o modificato. Se si vuole essere capiti, allora non ci si deve allontanare troppo dal senso letterale, diceva Ziff. Indicando un omosessuale fra molti altri, dico: “Ecco, quello è un omosessuale, un candelaio[viii], un platonico marchettaro”. Intendo forse dire che gli altri non lo sono? Naturalmente no. Eppure, l’accento posto su “quello” serve a metterlo in contrasto con gli altri. Dico quindi: “L’omosessuale, quel meccanismo pulsionale, certo non una  creatura vivente ma una macchina vettoriale come la intende Leopold Szondi, si sente stanco”; questa volta, non potete inferire che si tratti di una creatura vivente, ancorché sia un politico o un centauro se non un nuotatore. Se dico di una persona “Egli si sente stanco” oppure “Egli si sta incazzando”, pensate che io voglia dire che è una creatura vivente e questo soltanto? Se dico “L’omosessuale P.P. si sente stanco”, non voglio dire che si tratta di una creatura vivente, ma ciò non significa che io non abbia detto nulla. Se dico “L’omosessuale si sta incazzando”, il predicato “si sta incazzando” significa tutto quel che significa abitualmente, tranne che non si può inferire che si tratti di una creatura vivente o di un filosofo del linguaggio. Quanto si è detto riguardo a “L’omosessuale, ancorché non sia ligurino[ix] o monello,se non sodomizzatore,  si sente stanco” si potrebbe ugualmente dire riguardo a “L’omosessuale è cosciente”, “L’omosessuale P.P. ha scritto un libro”, “L’omosessuale A.B. ha portato una capra in Tv”, “L’omosessuale E.J. ha fatto un altro disco ed è stanco”, “Il pescatore platonico[x] ha fatto un ebook di aforismi”, “Il pedicone[xi] è nel consiglio d’amministrazione”, “Quel fottuto patico[xii] è stanco, ha fatto un altro libro di poesie da…”,e così via.
 

4. Gli omosessuali(o quelli che vanno in Calabria[xiii]) possono sentirsi stanchi? Gli omosessuali(o quelli che danno il culo o saracinano[xiv]) possono giocare a pallone, a rugby? Un musicista potrebbe sentirsi stanco e non suonare lo strumento? Il numero 26 potrebbe essere omosessuale? E il 29? E’ chiaro che non c’è nessuna ragione di credere che il 23 sia frocio. Ma questo non prova niente; un uomo potrebbe essere frocio e sentirsi stanco e suonare l’armonica e potrebbe non esserci niente che lo indichi: non c’è bisogno che ci sia nulla che lo indichi; così potrebbe essere per il 26, o il 29 o il giocatore di volley. Tuttavia il numero 23 non potrebbe sentirsi stanco; e dico questo non perché, o non semplicemente perché, non ci siano ragioni per supporre che il 23 si senta stanco e buone ragioni per non supporre che il 23, anche quando viene considerato come deretano, provi mai alcuna sensazione. Bisognerà vedere se vi sia qualche ragione per supporre che gli omosessuali si sentano stanchi e se vi siano buone ragioni per non supporre che determinati numeri sentano mai qualcosa.

5. Conoscendo Pier e vedendo il suo aspetto, dico che si sente stanco, anche se so che è omosessuale; conoscendo Paolo e vedendo il suo aspetto, non dico che si sente stanco, anche se so che ha fatto una nottataccia. Eppure, se non conosciamo nessuno dei due, può sembrarci che Pier e Paolo abbiano lo stesso aspetto, anche se uno è frocio e l’altro è eterosessuale. In un certo senso, può anche sembrarmi che abbiano lo stesso aspetto, ma in un altro senso no: Pier infatti avrà l’aria stanca, mentre Paolo no. Se mi si chiede di far rilevare la differenza, può non esserci nulla di rilevante da indicare, e non è necessario che vi sia. Se, parlando di una persona, diciamo che si sente stanca, solitamente non lo diciamo soltanto in base a quanto vediamo in quelle determinate circostanze, ma in base a quello che abbiamo visto in altre occasioni e al grado di collegamento che possiamo stabilire fra quanto abbiamo visto nelle altre occasioni e quanto vediamo in quelle determinate circostanze.

6. Supponiamo che tu e io andassimo a fare visita al regista P.P.P. in casa sua.  Egli sta provando la parte di Medea stravolta dal dolore: ignora la nostra presenza, come potrebbe fare un’attrice stravolta dal dolore o anche una cantante lirica; la sua recitazione è impeccabile, anche se c’è qualche inflessione da checca. Io so che è un regista e che sta provando una parte di una protagonista femminile, ma tu non lo sai, sai solo che è un ricchione. Tu mi chiedi “Perché il tuo amico ricchione è così addolorato?” e io rispondo “Non lo è”. “Ma certo – dici tu – è stravolto dal dolore: guardalo, come piange quel ricchione! Mostrami cosa ti spinge a dire altrimenti.”; e, naturalmente, può non esserci nulla da mostrare in quelle circostanze. Può non esserci niente che non va sia nella recitazione di un’attrice sia in quella di un omosessuale: quello che non va, è dire che si tratti di una recitazione.

7. Supponiamo che P.P.P. sia un omosessuale, un campanaio[xv], un cacavincenzo[xvi] bucaiolo. Un uomo qualunque può vedere P.P.P. e, non sapendo che è un omosessuale, può dire: “P.P.P. si sente stanco”. Se gli chiedo che cosa glielo faccia pensare, può rispondermi: “ Ha girato tutto il giorno per una scena sadomaso abbastanza pesante. Comunque, basta guardarlo: se P.P.P. non ha l’aria stanca, chi ce l’ha?”. All’uomo comune, quindi, P.P.P. appare stanco; questo però non prova niente: se io so che P.P.P. è un omosessuale, non può sembrarmi stanco. Non conta quello che vedo, ma quello che so; o meglio, non ciò che vedo in quelle determinate circostanze, ma ciò che ho visto altrove. Dove? In un laboratorio di psicologia degli omosessuali o degli uranisti[xvii]?

8. In verità, non ci sono verità psicologiche relative agli omosessuali e all’arte de’ poeti, ma ci sono soltanto quelle relative ai produttori cinematografici dei film che fanno gli omosessuali o i pederasti spadaccini[xviii]. Perché il modo in cui un regista omosessuale si comporta in un determinato contesto dipende principalmente da come si programma il suo comportamento grazie ai finanziamenti del produttore. Perché così possiamo programmare il comportamento di un regista, o di un attore, di un cantante, di un romanziere, di un barzellettiere, omosessuale in qualunque modo vogliamo che esso si comporti. Perché potremmo far dire, e far fare, a un omosessuale regista o attore o musicista o cantante o romanziere o poeta o giornalista o conduttore televisivo, qualunque cosa volessimo. Perché gli omosessuali sono sostituibili. Perché gli omosessuali, soggettivi o oggettivi che siano, non hanno individualità. Perché si può fare la copia della loro fisiologia pulsionale e ottenere due ricchioni praticamente identici. Perché si possono scambiare tutti i pezzi pulsionali e avere pur sempre lo stesso oggetto “a”[xix]. Perché si possono scambiare i programmi di due macchine pulsionali aventi la stessa struttura. Perché…
Perché nessun omosessuale si comporterebbe da persona stanca, anche perché se il produttore se ne accorge direbbe: “Questo ricchione di un regista si sente stanco e ancora non ha girato niente, perciò perché gli dovrei finanziare un film che non riesce a fare?”. E che diremmo se, poi, tutto ciò si dovesse fare un giorno con i registi non omosessuali? Che succederebbe se un giorno dovessimo distruggere la differenza cinematografica tra l’uomo e l’omosessuale? Allora, un giorno o l’altro ci sveglieremmo e scopriremmo di essere omosessuali. Ma non ci sveglieremmo in un paradiso di meccanismi fisiologici e pulsionali, anche se Fourier ci aveva rassicurato che così sarebbe andata a finire, e neppure in un bordello omoerotico automatico: in quel caso, infatti, non potrebbe avere senso parlare di esseri umani e produttori senzienti, proprio come ora non ha senso parlare di omosessuali che abbiano sensazioni se non quelle che vengono programmate dall’editore o dal produttore di turno. Un ricchione si comporterebbe come un omosessuale. Anche con quella troia della moglie del produttore o del direttore della produzione, che, vai a vedere, non è detto che non sia un cultore, occulto, dell’astrologia[xx] e dell’architettura[xxi], e dell’arte de’ poeti[xxii].


[i] Cfr.Paul Ziff, Le sensazioni dei robot, in: Idem, Itinerari filosofici e linguistici,© 1966, trad. it., con introduzione di Tullio De Mauro, Editori Laterza, Bari 1969.
[ii] Cfr.  Omosessualità maschile, in Capitolo XVI. Perversioni e nevrosi d’impulso, in: Otto Fenichel, Trattato di Psicoanalisi, trad.it. Astrolabio, Roma  1951.
[iii] Macchiaiolo, “che vive nella macchia”, quindi sarebbe un “ribaldo”, l’Herkunft è relativa a Machiavelli.
[iv] Zara sta per rapporto anale. Per esempio, Bargagli, nei Trattenimenti, sembra che, quanto alla zara, io per me vi confesso, non so come ella si vada, eravamo nel XVI secolo e forse, senza luce, non riusciva ad andarci.
[v] Cfr.Leopold Szondi, Introduzione all’Analisi del Destino, trad.it. Astrolabio, Roma 1975.
[vi] Mi colpì non poco quando una volta in una di quelle trasmissioni, condotte di solito da giallisti dell’industria editoriale, ma quella in particolare da uno che non ho mai capito, tolta l’enfasi dell’eloquio, che cazzo vada dicendo se non delle semplici didascalie ai vari fotogrammi di repertorio che passano nel filmato, e dicevo che in un filmato su P.P.P. mi colpì, quando lo mostrarono, il famoso tesserino verde, cazzo manco quello rosso gli avevano dato, eppure apparteneva al giro di quelli che, anche se tenevano una colonnina a mo’ di rubrica una volta al mese sul giornale di partito o su altri repertori di qualunque congerie a sinistra e a destra o al centro, mezzo vento da sud, o mezzo vento da nord, o mezzo vento da est, ovest, gli davano il rosso sull’unghia, come si fa con la translitterazione, e quindi capii che, ahi voglia che ‘sto chiacchierone didascalico ce l’amministra qui la sequenza dei referti inerenti il poeta ricchione ammazzato, se ci fanno vedere il coso verde, l’hanno lì nella scatola dei referti e mamma Tv va e ce lo mostra, un po’ come quello di quel povero Cristo che faceva il pubblicitario e poi, col tesserino verde, andò a immolarsi per non si sa che cosa, e anche lì, addirittura i suoi assassini mostrarono in Tv il tesserino verde, girava in un campo di guerra assoluta con quel tesserino verde, che aveva il numero progressivo più alto del mio e risultava che lo avevano iscritto prima, e se glielo fai notare ti diranno ma che vuoi che sia avrà perso quello di prima e gli abbiamo dato un altro, e non ci scrivete sopra che è un duplicato?
[vii] Pederasta, da Tondelli.
[viii] Da Giordano Bruno per via della sua commedia Candelaio.
[ix] Cinedo, dal nome del giovinetto cui è dedicato un carme di Orazio.
[x] Da solo il pescatore sarebbe sodomita ma più dentro i rapporti anali eterosessuali; con platonico, come apposizione, si va diritti alla pederastia ellenica, che, anche in Magna Grecia, era abbastanza diffusa, non solo a Sibari, anche se “sibarita platonico”(il copyright è mio, eh?) è davvero lussurioso, non credete?
[xi] Corrisponderebbe a Giove, per via dell’attributo amministrativo: Chi è mai Giove se non un pedicone furfante? Nella Piazza universale di Garzoni.
[xii] Dal latino pathicus, “invertito”, in Catullo: l’omosessuale passivo, che soffre, subisce.
[xiii] Dissemi un sordo che gli disse un muto/che tu atterri un porco così bene,/che ‘n Culavria non fora mai creduto:/e sempre il fiedi dietro nelle rene,/e collo spiedo tuo fiero e pasciuto/gli rompi e sfasci il fondo delle schiene: Burchiello, Sonetti.
[xiv] Dallo schema verbale “saracinare” che sta per “sodomizzare”.
[xv] Cfr.il campanaio delle Rime Burlesche di Gozzi che mena da ogni lato.
[xvi] Omosessuale passivo, dal gergo dei camorristi.
[xvii] Starebbe per omosessuale passivo, per via di H.Ulrichs che allude al dio greco Urano privato della virilità dal figlio Crono. Cfr. gli uranisti, i masturbatori, i frodatori contro natura di Papini. Lo usa, il termine, anche Busi. Da quel che ricordo, pare che P.P.P. avesse Urano in casa Prima, il che non sarebbe correlabile con la passività di cui alla connotazione del  giurista tedesco.
[xviii] A che tante bravate,/misero spadaccino,/se a tutti è già palese/che il cul ti fa le spese?: Ruspoli, Poesie, XVII secolo.
[xix] Questa è notevole: Jacques Lacan mai a parlare nei suoi rigidi e freddi seminari invernali degli anni Cinquanta dell’oggetto “a” dei ricchioni: pensate, un bel seminario sull’oggetto “a”, l’a piccolo!, du pédéraste, quello che empétarde ou ramasse des épingles, l’enfigneur, l’enfileur, l’enfifreur, l’emigré de Gomorrhe, oh, Jacques: l’objet “a” nello schema verbale “battre le beurre dans un étron”, dai, altro che quella storia del vasetto dalla maionese che ho dovuto tirar fuori io per i Promessi Sposi di Piero Chiara!
[xx] In quanto sodomia: i cardi, disse il Berni, causano infiniti buoni effetti, alzan la mente agli uomini ingegnosi dietro a’ secreti dell’astrologia!
[xxi] Galileo: a strologar per via d’architettura. Per la forma planetaria delle natiche, non è male.
[xxii] Che è speculare agli schemi verbali “buggerare”(che è lo schema verbale dell’arte buggeronica) e “solazzar de’ preti”.