Clara Lukács at Loon Lake 2│In memoria di E.L.Doctorow


 


Clara Lukács at Loon Lake 2 In memoria di E.L.Doctorow

 

che cosa c’è di nascosto che possa costituire l’incantesimo
soprattutto non un desiderio realizzato ma la bellezza di un artificio, il profumo della pantera è anch’esso un messaggero interessato, ed è esca
désir invisibile come Clara Lukács sotto il tuono, una che riverbera di frammenti di sole e in alto volava
come una coppia di enormi svassi neri e bianchi, grandi come cigni
sul lago là fuori, un lago di montagna, con un’acqua dentro
che sembra che accarezzi l’aria, questa ragazza coi capelli biondi
che esiste solo grazie alla sfida che continuamente lancia e alla quale
si è tenuti a rispondere, niente è orizzontale, lo specchio
spazio diventa davanti all’occhio, e dietro non c’è niente,
la dimensione della prospettiva è sempre quella della cattiva coscienza
del segno verso la realtà, benché Clara che non era sorella
della Strolaga non prese mai l’abitudine di specchiarsi nel lago
forse perché mai si lascia catturare dal proprio desiderio
quantunque la grazia sproni ripetutamente a immergersi tra passione
e godimento
Clara era la ragazza del treno che non va piano con il colpo
che dice “Ma già, che gioco è mai quello in cui non si può
colpire con tutta la propria forza”
non c’è niente in questo gesto che raccolga la lentezza
non c’è nessuna sospensione o una poetica fase dell’esplosione
in cui il tempo di mancarsi è in questa sottrazione che prima
di compiersi ci può essere la perfezione del desiderio
la ragazza non ci crede, ci guarda, come un’apparenza pura
costituzione artificiale in cui si lascia prendere il desiderio
dell’altro
il Lago delle Strolaghe un po’ come la giovinezza di Clara
illuminata dal fioco lucore e lei che non diceva niente
appesa soltanto alla cinghia di cuoio del suo finestrino
in quella lunga corsa attraverso il bosco fino alla Statale
e io che la guardavo a ogni istante questa sorpresa
che ricade su tutto il mondo circostante del “reale”
rivelandoci che la “realtà” non è che un mondo messo
in scena, un’ipersorpresa tattile delle cose, che è il
fantasma tattile della sorpresa che intercorre con l’abolizione
della scena, un simulacro surreale è dunque lei la sorpresa
radicale delle apparenze, ed è il suo effetto di funzionalità
il punto in cui ci attacca, in questa metafisica che è un
tutt’uno con la strolaga, il suo volo
il Lago, che Clara non rivolge che a noi, questa sua
metafisica radicale che è la parure, la risoluzione senza
che niente venga svelato, se non la circolazione invisibile
e segreta di un segno-enigma nella gioia del segreto

sedici laghi nelle montagne Adirondacks detti Lago delle Strolaghe
e il grido della Strolaga che udito una volta è indimenticabile
così sgombro è lo spazio in cui avviene attraverso il cielo
attraverso i sogni attraverso lo spazio giù molto giù
nel buco dabbasso
dove  è lì che alle Strolaghe è sola con lui e scopre che tuttora
non c’è intimità e il mistero di questo fatto comincia a interessarla
perché dopo che si è vestita e siede per la colazione sulla terrazza
che sovrasta il lago e nell’attesa che vengano fuori per vedere cosa
desidera mangiare mezzo pompelmo lì nella sua conchiglia d’argento
nel ghiaccio sfidando chiunque compreso Bennett a guardarla storto
Clara Lukács ha una efficacia simbolica che non passa né per
la decifrazione né per la credenza

(…)


 

 
 
 
da à v.s.gaudio LOON DROP.La Stimmung con E.L.Doctorow sul gioco eterotopico di Clara Lukács│© 18-20 luglio 2009