░ Il farsi vedere e l'esplosione nei Cantos di Ezra Pound

Il farsi vedere e il Kuang di traverso                                            
Il cuore fallico è dal cielo, Kuang di traverso, “è la libido in quanto puro istinto di vita, di vita immortale, di vita irreprimibile, di vita che non ha bisogno di alcun organo, di vita semplificata e indistruttibile”[i]. Il cuore fallico non è come il seno, ma è come la placenta che “rappresenta bene questa parte di se stesso che l’individuo perde alla nascita”[ii]: ma se l’uno “può servire a simbolizzare il più profondo oggetto perduto”[iii], il cuore fallico è dal cielo si trova ad essere illuminato dal rapporto che il soggetto ha con il campo dell’Altro. È lì, nel luogo dell’Altro, che sorge il primo significante e il soggetto nasce in quanto nel campo dell’Altro sorge il significante[iv]: Il cuore fallico è dal cielo che, appena apparso, si fissa come significante, e, appena prima, come soggetto, non era niente.
That sign is a horse and mouth.                                               
Sitting in heaven he needs you to build a roof?[v]   
Il cuore fallico ha, nel campo pulsionale, un cavallo e una bocca, e intronato in cielo ha bisogno d’un tetto, ma per farsi vedere, legato com’è all’apertura-chiusura della beanza dell’inconscio. La poesia è come l’alienazione;essendo sempre un po’ alienati, checché si faccia, si è sempre nell’economico, nel politico, nello psicopatologico, nell’estetico, e così via[vi]. Come l’alienazione, la poesia “consiste in quel vel […] che condanna il soggetto a non apparire che in quella divisione che mi sembra di aver articolato a sufficienza dicendo che, se esso appare da un lato come senso, prodotto dal significante, dall’altro appare come afanisi[vii]. Se il segno è la bocca, o è il fuoco, o né l’uno, né l’altro, la scelta sarebbe solo quella di sapere se si intende conservare una delle parti, mentre l’altra scompare in ogni caso, scegliendo Kuang di traverso, si sceglie l’essere ma il soggetto non scompare, né ci sfugge, e né tampoco cade nel non-senso. Che cosa vuol dire la poesia? Vado qui o là, se vado qui, non vado là, bisogna scegliere. È il vel esaustivo, dice Lacan[viii]. Ma “c’è anche un altro modo di usare il vel – vado da una parte o dall’altra, me ne infischio, è equivalente”[ix]. E c’è il terzo, che è il Kuang di traverso. Che, nella poesia del “giallo splendore del lamento”, corrisponde sempre a quella mancanza che il soggetto incontra nell’Altro: Lui mi dice questo, ma che cosa vuole? Grazie al punto di oscillazione, al “vel” di Kuang di traverso, la libido di Pound ha il cuore fallico, che, se ci pensate bene, ha l’incavatura dell’affetto e l’armatura del sesso: è come il vento, avanza, perché è il desiderio dell’Altro; si arresta, quando il desiderio dell’Altro gli dice questo, ma il poeta, che è intrappolato nella “mancanza” del vel esaustivo, spegne lo splendore giallo del lamento: Lui mi dice questo, ma che cosa vuole?                                                                                 Ma la poesia di Pound non ha solo il cuore fallico, ha anche l’occhio, che è sempre nell’esagramma di Li: l’Iconicità del sesto posto, connessa con l’Iconicità di Chung Fu, è la luce al culmine della sua attività, che, intrinsecamente o nelle maglie della libido, contiene “il gallo, il canto del gallo, che squilla fino al cielo”.
Vuoi guardare? Ebbene, vedi questo!                                      
Dà in pasto all’osservatore l’immagine, questo è un testo scritto, non è una illustrazione per inintelligibilità, invece vedi questo: l’ideogramma, cioè ti do l’alto tasso iconico ma con il codice Elaborato della 1a linea, la Polisemia della 4a linea, la Complessità della 5a linea: perché? Perché il cuore fallico è dal cielo, sì, ma quando domanda uno sguardo “quel che c’è di radicalmente insoddisfacente e di sempre mancato è che – Tu non mi guardi mai da dove ti vedo[x].                                        
Con Kuang di traverso si dimostra che ciò di cui si tratta è appunto di ingannare l’occhio: il trionfo dello sguardo, l’abbiamo detto, è tutto nella Pregnanza che, come il sole, la luce, il fuoco, è soggetto a variazioni, ed è perciò esplosivo, mosso, ritoccato, ha un cuore fallico:
“UBI AMOR IBI OCULUS EST”[xi].
                                L’esplosione di Chung Fu                          
Quando c’è il fuoco in una poesia, c’è l’alterazione e il movimento, e lo Step-style ha, nella forma del contenuto, un’esplosione che, l’abbiamo visto, se l’esagramma è Li, è lo splendore giallo del lamento, e, se l’esagramma è Chung Fu, è il canto di gallo che squilla fino al cielo: nella prima funzione, la carica connotativa esplode grazie alla Complessità; nella seconda funzione, l’Iconicità è simile al gallo che tenta di raggiungere il cielo con il suo canto. “L’esplosione – scrive Lotman – può realizzarsi come una catena di esplosioni coerenti, che si susseguono l’una all’altra, che sovrappongono alla curva dinamica un’imprevedibilità a più livelli”[xii]: lo splendore giallo del lamento ha questa catena di esplosioni coerenti e questa imprevedibilità a più livelli, ogni canto di Pound è come una catena di esplosioni coerenti, che si susseguono l’una all’altra, che sovrappongono alla curva dinamica un’imprevedibilità a più livelli, fuoco su fuoco, diretto verso l’alto come se Fu Hi, invece di fare delle corde annodate[xiii], avesse composto il canto annodando un’esplosione dietro l’altra per mostrare la luce al culmine della sua attività: le orme che s’incrociano per tutti i versi è l’esplosione della 1a linea; lo splendore giallo colora la carica connotativa alla 2a linea; la Pregnanza esplode alla luce del sole che tramonta perché come è possibile che voglia trattenere a lungo la luce del sole che tramonta? La Polisemia della 4a linea esplode perché subitanea è la sua verità: divampa, muove, è investita da sotto e riprodotta da sopra; la Complessità del gemito alla 5a linea è tenera, esplode umile e triste, è l’esplosione del lamento; l’Iconicità della 6a linea, che ha armi e corazza, sta in alto ed è forte, ha un’esplosione disciplinata, al culmine della luce, ma quasi implosiva. Nel segno del Risaltante, che ha il sole dell’estate ed è la chiarità nella quale tutti i versi si scorgono l’un l’altro, non c’è il momento dell’esplosione, anzi in questa catena di esplosioni continue c’è, come accento dei segni intrinseci, il vento e il lago e, quindi, l’esagramma di Chung Fu, l’incavatura di una scena o di immagini o di fantasmi in cui l’occhio del poeta riconosce il cuore fallico del suo desiderio:
UBI AMOR IBI OCLUS EST
per The Kallypigous Sienese females[xiv].

ettore bonessio di terzet▐ lo zio ezra
▐ bulino 1968




[i] Jacques Lacan, Dall’amore alla libido, in: Id., Il seminario, Libro XI, trad. it. Einaudi, Torino 1979: p. 201.
[ii] Ibidem.
[iii] Ibidem.
[iv] Cfr. ivi: p. 202.
[v] «Questo segno è bocca e cavallo. / Intronato in cielo abbisogna d’un tetto?»: dal Canto XCVIII: E. P., I Cantos, trad. it., Mondadori, Milano 1985: pp. 1302-1303.
[vi] Cfr. Jacques Lacan, Il soggetto e l’Altro (I): l’alienazione, in: Id., Il seminario, Libro XI, trad. cit.: p. 214.
[vii] Ibidem.
[viii] Ibidem.
[ix] Ibidem.
[x] Id., La linea e la luce, in: Id., Il seminario cit.: p. 104.
[xi] Si può dire che sia la linea sopra del Canto XC: «Not love but that love flow from it / ex animo / & cannot ergo delight in itself / but only in the love flowing from it. / UBI AMOR IBI OCULUS EST»: E. P., I Cantos, ed. cit.: p. 1172: «Non è amore, ma da esso amore procede / ex animo / & ideo se ipso non diligit / ma solo nell’amore che da esso procede. / UBI AMOR IBI OCULUS EST»: p. 1173.
[xii] Jurij M. Lotman, La logica dell’esplosione, in: Id., La cultura e l’esplosione, trad. it. Feltrinelli, Milano 1993: p. 151. L’esplosione, come catena di esplosioni coerenti, è come il vorticismo che «è arte prima che sia dilatata in uno stato di flaccidità, di elaborazione, di applicazioni secondarie» (E. P., Vortex, in: Id., Opere scelte cit.: p. 1197) ovvero: giacché «ogni concetto, ogni emozione si presenta a una viva coscienza in qualche forma primaria» (ibidem: p. 1207), «il vorticismo è un’arte intensiva [in cui] ci si preoccupa della relativa intensità o relativo significato di diverse specie d’espressioni. Si desiderano le più intense perché certe forme d’espressione sono ‘più intense’ che altre. Esse sono più dinamiche» (ibidem: p. 1210).
[xiii] Cfr. “Sentenze aggiunte” al segno XXX. Li: I Ching, trad. it., Astrolabio, Roma 1950.: «Fu Hi fece delle corde annodate e le adoperò per reti e nasse per la caccia e per la pesca»: p. 396.
[xiv] Cfr. la chiusura del Canto XC e un accento paradigmatico del Canto XLIII.

da ▐
v.s.gaudio
EZRA POUND
LA MATERIA POETICA
© 2005