Aurélia Roh Steiner ▒ La Stimmung sulla stupidità del poeta










                                                by V.S. Gaudio


Da lontano pare una nuvola dai riflessi verdastri impigliatasi sul porto di Bremerhaven, la cittadina anseatica al nord della Germania. Qui l’ 11 giugno[2009] ha aperto i battenti un esperimento unico al mondo: "Klimahaus 8° Est", ossia "La casa del clima all'8° grado di longitudine est".


La Stimmung sulla stupidità del poeta

Mi avresti detto: mach nicht so ein dummes Gesicht![i]
O semplicemente: wie Kann man so dumm Sein, das zu tun?[ii]
Così, senza tenerezza. Dummkopf, non Dummerchen ma: du bist wirklich ein Dummkopf[iii]!
Sarà che hai studiato, avrai letto Musil, spesso la stupidità schietta è una vera artista[iv]
come se alla finestra ti avessi detto:
“Nave: a bordo i servizi segreti d’Israele”,
invece di rispondere a una parola stimolo con un’altra parola
e anche così non puoi disconoscere che nell’idiota c’è un che di poetico…

Non vedo il mare da qui,
sono dietro la finestra aperta. Mi guardi.

Mi chiedi da dove vengo.
Dico di non saperlo.

Mi dici che eri sulla spiaggia
quando io facevo il bagno.

Non ricorda quella che ha incontrato
in città stamattina deve aver incontrato
un’altra persona.
Io le domando di chi ha il desiderio.
Lei mi dice della persona del mattino.

Le dico che ero io.
Le dico: voglio darti un nome.
Lo pronuncerai, non comprenderai perché,
e io ti chiederò di farlo, di ripeterlo senza capire
perché, come se ci fosse un perché da capire.

Le dico il nome. Aurélia Steiner.
Glielo scrivo su una pagina bianca e glielo do.
Lei legge lentamente, poi mi guarda
per sapere se lo ha letto correttamente.
Non dico niente. La tocco.

Lei ripete il nome, vede che l’ascolto.
La tocco di nuovo.

Le levo i jeans con cura. Dispongo di molto tempo.
Comincio a scoprire il corpo di Aurélia Steiner.

Lei non guarda, i suoi occhi sono fermi
sul rettangolo bianco.

Dice il nome tutto intero.
Poi dice solo il nome.
Poi solo il cognome.
Non sa dire altro.
Non c’è pensiero che la stupidità non sappia utilizzare,
anche se la stupidità onesta è un po’ dura di comprendonio.
E’ mobile e invece di indossare tutte le vesti della verità
è  nuda; la verità ha solo i jeans
e una volta abbassati:
“Pelle: quando ti accarezzo il culo”
non si può disconoscere che c’è un che di poetico,
anche perché tra l’unilateralità del sentimento
e le sue gambe imbrigliate come un intelletto insufficiente,
cosa sostiene l’erezione, la mia stupidità
questo compiacermi del mio spirito in modo così particolare?
Glielo dico nei baci, le labbra contro la pelle
delle chiappe, glielo dico a voce bassa,
glielo grido, la chiamo all’interno del corpo,
nello gnomone di Arsh, contro Arshloch,
contro il muro, Wand. Le tengo testa.
Talvolta mi immobilizzo in un contenimento
che mi fa gemere, allora non ricordo i nomi, e,
poi, sottovoce, di nuovo, le dico i nomi
con uno sforzo doloroso come se il profferirli
ne fosse la causa.

Le dico: Judäa, Judin, Judin Aurélia, Judäa Judin, Judin Aurélia Steiner.
Mi tengo all’entrata, Eingang, del come, wie, che non è,
o lo è, wie heißt du?[v]
e del conno, Fotze, che se le accarezzo il culo, Arsch
fa Feige, nella mia stupidità sostenuta, come se mi dicesse
“halt die Fotze!”[vi], resto lì, nella cura estrema di menarglielo
il supplizio fino a che finisca.
Poi, entro nel suo corpo.
Che fa Körper ma io lo sento come Leib:
le dico: Korpus, e lei dice: Dummkopf.

Il movimento è lentissimo, inverso a quello
dell’entrata, adesso sto nella lentezza
della stupidità, così non parlo più,
sotto pena di passare da stupido
ho il permesso come poeta di raccontare
a nome dell’umanità che c’è il sole nello gnomone
di Aurélia Steiner, posso renderne conto senza riguardi,
tra insufficienza spirituale e insufficienza intellettuale
sono estremamente rozzo.

Di nuovo, le dico i nomi, glieli ripeto
piano piano, ancora.

Il poeta ha ancora detto i nomi, glieli ha ripetuto,
senza voce, con una brutalità che ignorava,
con un accento sconosciuto, un po’ töricht.

Der Abend, noch einmal.

Am Abend, wenn die Glocken läuten,
Folg ich der Vögel wundervollen Flügen,
Die lang geschart, gleich frommen Pilgerzügen,
Entschwinden in den herbstlich klaren Weiten[vii].

L’ho vista con questo colpo di luce,
addormentata: Ein Rot das traumhaft dich erschüttert
durch deine Hände scheint die Sonne.
Du fühlst dein Herz verrückt vor Wonne
Sich still zu einer Tat bereiten[viii].

Ho fermato la visione.
Lo faccio. Cesso apparentemente di scriverle.
Così, vedo il colore liquido e blu
degli occhi muti già presi dalla morte
del giovane impiccato
vedo anche la giovinezza
Geist Dädals schwebt in blauen Schatten,
Ein duft von Milch in Haselzweigen[ix].

Acthzehn Jahre alt, auch[x].
Non so il suo nome.

Die See ha  assalito la città, l’ha scalata,
l’ha invasa.
Sie ha rotto i vetri, ha fracassato le porte
e le finestre, ha crepato i muri,
ha abbattuto i tetti, e la città è rimasta
così, aperta, beata, sul vento.
Io ho ascoltato le grida del Nordsee.

Allorché si pensava di veder arrivare
l’altro versante della tempesta,
nel bianco livido dell’inizio del giorno
i grandi serbatoi di sale si sono spaccati
sotto i colpi delle lunghe lame bianche del Mare del Nord
der Salz sich zerstreut auf die See[xi].
Die seine Salzgehalt Tödlichkeit geworden[xii].

Da, es ist die Meerenge von Welt
wo Aurélia Roh Steiner lebe[xiii].
Sie finde da e in nessuna altra parte del mondo
protetta da lei, die See.

Sie hört che il mondo intero lotta
contro la stessa paura, sie sieht
che ciò che passa di qua
si espande sul mondo.

Sie sieht che il centro della paura
si sposta, che gira attorno a lei
dalla Klimahaus Bremerhaven 8°Ost[xiv]
lungo il meridiano nel cielo di ghiaccio
die Sonne ist roh und voller,
tutta la città è dentro questo giorno
pieno, sharf und unbefleckt
du ciel d’orage.
Die See ist jénseits, al suo posto,
tappata in sein Loch.
Die Stadt è bianca di sale,
pietrificata nel caos in cui
die Nordsee l’ha lasciata.

Ich laufe.

Poco a poco, senza che io senta niente
venire, lei mi ritorna dall’esilio della notte,
dall’inverso del mondo, questa ombra nera,
il suo gnomone o il meridiano di Bremerhaven,
a cui lei si tiene e attraversa la città.
La vedo raggiungere la Klimahaus:
oggi è un marinaio dai capelli neri.
Grande, sempre questa magrezza della
giovinezza o della fame, alla Kate Moss.
Si è girata, ha esitato e poi si è allontanata.
So che la notte che sta arrivando lei andrà
ancora lungo il fiume Weser attorno alla Klimahaus
e che io la cercherò, lei, quella che ho incrociato
stamane in città e che ho guardato
per quei suoi jeans a fior di meridiano
o, forse, quel suo sguardo blu
dentro due fiumi tutta tesa nella sua
Gangart, anschlagen della normale am Wind;
Una Gangart un po’ stupida
tra la stupidità onesta e la stupidità sostenuta
e piena di pretese, come se avesse tutte le cattive
qualità dell’intelletto debole,
o di un carattere non equilibrato,
una Gangart che ha una stupidità costituzionale[xv]
più che occasionale per come fa vibrare
il meridiano della Rozzezza, il Roh-Meridian,
che è, per questo, che il poeta
Liebe, liebe, alle diese Dummheiten che dice
Für der Roh Steiß, du, die See, die zwei Flussen[xvi].

Sie mi ha raccontato dello stato della città:
Alte Plätze sonnig schweigen
Tief in Blau und Gold versponnen
Traumhaft hasten sanfte Nonnen
Unter schwüller Buchen Schweigen[xvii].
Zitternd flattern Glockenklänge
Marschtakt hallt und Wacherufen
Fremde lauschen auf den Stufen
Hoch im Blau sin Orgelklänge[xviii].
E poi mi ha parlato della storia:
per entrare nella storia, mi ha detto:
in die Geschichte eingehen.
Sotto il suo Rücken, lungo il meridiano
o lo gnomone che ha i 34 minuti
che ha anche lungo la costa sarda
a est di Cagliari, così spessa lungo
la latitudine la sua superficie era
puramente illusoria, carne senza pelle,
una bolla d’aria ghiacciata.
Mi ha parlato a lungo.
Mi ha raccontato la storia,
Mi ha parlato di quegli amanti
del rettangolo bianco della morte
alla confluenza dei due fiumi,
Mi parlava e io capivo, sentivo, la storia.
La sentivo sopra di me, minerale, con tutta
la forza del suo Gesäß-Meridian.

E’ rientrata nella sua camera
Fenster, bunte Blumenbeeten
Eine Orgel spielt herein.
Schatten tanzen an Tapeten,
Wunderlich ein toller Reihn:
Wessen Atem kommt mich kosen?[xix]

Aspetta il giovane marinaio
Weihrauch duftet süß und Birne
Und es dämmern Glas und Truh[xx].
E aspettando mi scrive

Bagnata del desiderio di lui
scrive che mi ama:
O die roten Abendstunden[xxi]!
Ama attraverso me e nel loro nome
mi fa.
Dice che sono ciò che non avrà luogo
e che l’azzurro fiume scorre dolcemente
nuvole si mostrano a sera, anche l’anima
in silenzio angelico, tramontano immagini passeggere
di tutti io sono l’unico, l’inesauribile luogo
del mondo, l’amore inalterabile,
Immer wieder kehrst du Melancholie,
O Sanftmut der einsamen Seele[xxii].

Con oscuri sguardi si osservano gli amanti,
i biondi, radiosi; in fissante oscurità
Aurélia Leise rauscht, Hart ist das Leben
Und stählern schwingt die Sense,
O, wie mild ist der Herbst[xxiii].

Quando si risveglia Aurélia Roh
il marinaio dai capelli neri è allungato
sul pavimento della camera.
La guarda.

Il poeta si riaddormenta. Intende che egli
diceva che i suoi occhi bruciavano per
aver guardato la bellezza di Aurélia Steiner,
che il suo Steiß aveva la stessa insufficienza
intellettuale della stupidità. Disse: Töricht Steiß
che è un culo che in un momento decisivo sembra
che ti faccia cedere o commettere un errore,
tanto che, per la sua stupidità ineffabile,
è più Dummkopf che Dumm; egli desiderava
restare con lei, non gli importava che a mezzogiorno
il suo battello salpasse: Steiner Töricht Steiß, om bist
wirclich ein Dummkopf!
Lei disse che non apparteneva a nessuno di definito,
che non era libera di se stessa: è uno stato spirituale,
è questo il mio Körper, il Korpus questa prassi della
stupidità, continui a guardarmi quando cammino
e non trovi che ci sia un disturbo dell’equilibrio emotivo,
questa rozzezza, la Grobheit del mio passo, e tu parli
di am Wind, stretta bolina,se non hart am Wind, molto stretta: di 8°35’ ?,
e non so dove finisce la mia Törichtkeit se questo esserci
come stupidità è dalla testa che diventa ineffabile
o dal meridiano del culo, Arsch-Meridian, che tu
che stai stupidamente a darmi dei nomi
puoi chiamarmi anche Gesäß-Meridian o Grob Steiß-Meridian.

Ich bin, anche se per il Präteritun sarebbe meglio dire:Ich war,
Aurélia Steiner, Roh Steiß, Töricht Gesäß.

Ich bin achtzehn Jahre alt[xxiv].

Ich lebe in die Stadt Bremerhaven, vor den Toren der Stadt,
wo der Vater est alt, die Mutter ist alt aber sie ist Schön[xxv].

Ich Schreibe.
Scrivo perché nella mia vita amorosa c’è qualcosa
che non va e in genere tutta la mia vita non mi riesce
come dovrebbe; in jeans so rendere mobile la mia stupidità,
per quanto sia incostante e sterile,
vanitosa e immodesta come sono
vi faccio spesso la lezione anche se
scrivendone per mezzo del poeta
aggiro il divieto di parlare molto di me
senza riguardi nemmeno quando
la stupidità applicata per via del suo esserci- Töricht
ha lo stesso stato spirituale, una qualunque insufficienza,
un segno inconfondibile del mio indice costituzionale
ectomorfo che confluisce con l’indice del pondus debole.



[i] “Non fare quella faccia da stupido!”
[ii] “Come si può essere così stupidi da fare una cosa del genere?”
[iii] “Dummkopf” sta proprio per “sciocco”, “testa di rapa”; “dummerchen” vale “stupidello”, “sciocchino”; “du bist…”: “sei proprio uno stupido, uno scemo”.
[iv] Il poeta sottende il testo di Musil soggetto alla Stimmung: Robert Musil, ÜberDie Dummheit, Bermann Fischer, Vienna 1937, trad. it. : “Sulla stupidità”, Archinto, Milano 2001.
[v] “Come ti chiami?”
[vi] “chiudi il becco!”
[vii] Sembra una strofa di Georg Trakl: “A sera quando le campane suonano, seguo i meravigliosi voli degli uccelli, che in lunghe schiere, come pii cortei di pellegrini, dileguano nelle autunnali chiare lontananze”: cfr. Georg Trakl, Le poesie, trad. di Vera  degli Alberti e  e Eduard Innerkofler, Garzanti, Milano 1983.
[viii] “un rosso che come in sogno ti scuote, attraverso le tue mani risplende il sole. Tu senti il cuore folle di gaudio,silenzioso all’azione prepararsi”: cfr. G.Trakl, Kleines Konzert, Piccolo Concerto, in: Idem, trad.it.cit.
[ix] “Lo spirito di Dedalo oscilla in azzurre ombre, un profumo di latte nei rami del nocciolo”.
[x] “Diciotto anni, anche”.
[xi] “il sale si è sparso nel mare”.
[xii] “La sua salinità è diventata letale”.
[xiii] “Qui c’è lo stretto del mondo, dove vive Aurélia Roh Steiner”.
[xiv] Da lontano pare una nuvola dai riflessi verdastri impigliatasi sul porto di Bremerhaven, la cittadina anseatica al nord della Germania. Qui l’ 11 giugno[2009] ha aperto i battenti un esperimento unico al mondo: "Klimahaus 8° Est", ossia "La casa del clima all'8° grado di longitudine est".Più che del classico museo si tratta d'un gioiello tecnologico contenuto in una macchina architettonica capace di ricostruire, nei suoi 12 mila metri quadrati di superficie espositiva, ben otto diverse zone climatiche del pianeta. A realizzare l'edificio ha pensato l'architetto Thomas Klumpp, che ha impiegato oltre quattro anni per ultimare la nuova attrazione di Bremerhaven.
[xv] Pur avendo quasi la stessa struttura morfologica di Bianca Kappler, Aurélia Roh Steiner non ha il Gang-Kappler: cfr. V.S.Gaudio, GANG-KAPPLER. Lo spunterbo allascato nell’andatura di Bianca Kappler:


Wordle: Gang-Kappler
La Tagcloud-Wordle della Gang-Kappler prodotta nel 2010:
pinga sull'immagine e ottieni lo Java originale in open window!

[xvi] “Amore, amore, tutte queste idiozie che dice per quel culo grossolano, tu, il mare, i due fiumi”.
[xvii] “Antiche piazze assolate in silenzio. Immerse in filamenti di azzurro e oro come in sogno si affrettano miti monache di afosi faggi entro il silenzio”.
[xviii] “Tremanti vibrano di campane i suoni, tempo di marcia e richiami di guardia. Stranieri ascoltano sugli scalini. Alti nell’azzurro d’organo sono i suoni”.
[xix] “Finestre, variopinte aiuole, un organo vi alterna il suono. Ombre danzano sui parati, una bizzarra folle ridda: di chi è il respiro che m’accarezza?”: cfr. Georg Trakl, In einem verlassenen Zimmeri, In una stanza abbandonata,in: Idem, trad.it. cit.
[xx] “Incenso dolce profuma ed il pero e imbruniscono cassapanca e bicchiere”.
[xxi] “Oh, le rosse ore serali”.
[xxii] “sempre ritorni tu, melanconia, o soave senso dell’anima solitaria”.
[xxiii] “Aurélia lieve sussurra, dura è la vita e d’acciaio vibra la falce. Oh, com’è mite l’autunno”.
[xxiv] “Ho diciotto anni”.
[xxv] Vivo nella città di Bremerhaven, fuoriporta, dove mio padre è vecchio, mia madre è vecchia ma lei è bella”.
by "lookbook for prada"

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