• Unfaithful-Game?



Lo sciupio vistoso
del dolicotipo biondo barbarico




Sarà stato Veblen ma come all’occhio del dolicocefalo biondo la prateria appare più bella che alla massima parte delle altre specie di uomini, così come vedo una dolicocefalo bionda non faccio che darle un valore connesso alla rispettabilità finanziaria, quella qualità onorifica che sta tra il canone dello sciupio vistoso e il codice delle convenienze quanto al consumo.
La legge dello sciupio vistoso “opera nel senso di conservare ciò che è idoneo, non di dare origine a ciò che è accettabile. Il suo ufficio è di provare tutte le cose e di promuovere ciò che serve al suo scopo” .
Ciò che voglio dire è che quando vedo un pezzo di gnocca di tale razza è come se la mia identità di pensiero subisse quello stesso rallentamento che pratica la classe agiata: Veblen, sempre lui, dice che l’ufficio della classe agiata – e perciò della dolicocefalo bionda – è di rallentare il movimento e di conservare ciò che è fuori moda.
Per questo, se sto a guardare un film e appare una longitipo alla Gwineth Paltrow o alla Kidman o alla Diane Lane, la sua vistosa agiatezza somatica – ha una sorta di toeletta economica a cui affida l’incarico di mettere in evidenza la capacità di spendere del suo padrone- che esibisce in modo calibrato il tasso di spesa superflua di cui dispone, mi fa subito percepire che qualcosa di “illecito” e di “non educato” stia per complicare la situazione iniziale.
Di recente, mi è capitato, davvero, di trovarmi a guardare un film di Adrian Lyne[senza sapere che il film fosse suo, è quel regista inglese che, a detta della critica omologata agli uffici stampa delle case di produzione e di distribuzione, ha un impeccabile stile visivo, i colori intensi e la musica che deborda come una certa, inevitabile, superficialità, quello, per intenderci, di “Nove settimane e mezzo”(1986) e di “Proposta indecente”(1993)]già oltre l’incipit, nel momento in cui il vento,a New York, a Soho, tiene il corpo della nostra dolicotipo dentro e contro il trench, che, vista così, è come il prato rasato, che “è bello agli occhi di una gente la cui tendenza ereditaria è trovare un piacere nel contemplare un pascolo o una regione da pascolo ben preparati” :
va precisato che il prato non è un pascolo da mucche, come vorrebbe che fosse Veblen, in cui la dispendiosità delle circostanze concomitanti esclude ogni accusa di spilorceria, anche se , come vorrebbe Veblen, l’idillio del dolicocefalo biondo viene ristabilito introducendo una vacca in un prato o in un terreno cintato qualunque, purché la vacca di cui si fa uso sia beninteso di razza assai costosa, altrimenti sarà meglio usare un daino, un’antilope o qualche simile bestia esotica, per la loro inutilità o costosità maggiore.



Voi sapete che quando c’è un film di Adrian Lyne, che ha una spiccata sensibilità per la componente erotica delle relazioni sentimentali, c’è sempre un problema di corna, anche perché, essendo cresciuto alla scuola degli spot televisivi, e quindi del montaggio serrato, è la “stretta indicibile” della pulsione di sorpresa della protagonista che va debitamente illuminata e fotogrammata.
La stretta indicibile di Connie è “trenchant”, tagliente, incisiva, tutta sottesa e tutta contenuta nell’effetto-trench: va da sé che io non ho visto la parte iniziale del film, ma il fatto che sia il ginocchio, cioè “knee”, la regione del punctum dell’approccio tattile, che fa tanto allitterazione con “Connie”, mi fa supporre che qualcosa del fascino dolicobiondo di Diane Lane sia in qualche grado alcionico del solstizio invernale, quella regione astronomica della quiete esagerata che fa da punctum che d’improvviso è sorpresa dal fortunale, dal vento, da una caduta, che “fall” o “falling” che sia, è sempre una facile vittima che sta per cadere, cadrà, e che non è quella che cade per farsi demone della seduzione. D’altronde, il “fallback”, il sostituto, non è quello che è caduto, “fallen”, all’inizio, che cade in ginocchio, e la classe agiata che va in “falling-out”(“screzio”,”dissidio”) per una screpolatura di ginocchia in trench è più trenchant di qualsiasi grado di “chapping”(“screpolatura”). Il vento che soffia a Soho, raccolta intorno a West Broadway, per essere secco e molto violento dovrebbe soffiare dall’Hudson River, da West street non può che venire un southwest wind o un northwest wind, questo che, qui da noi, è il “maestro”, sarebbe speculare al “colpo da maestra” di questa paragon of leisure class che, con un “colpo di maestro”, di vento del northwest, cade e screpola le ginocchia, la regione anatomica che più di ogni altra è connessa al solstizio d’inverno, cui afferisce anche sia la maestra superba, la loft expert, sia il loft, sia le belle rustiche facciate delle case a Soho.
Ora, il codice della rispettabilità, che stabilisce in fatto di abiti quali fogge, colori, stoffe ed effetti generali siano secondo la stagione convenienti a New York e che se si va a Soho quando c’è vento col trench che fa della tua struttura longilinea una prateria in cui il posto della vacca viene assegnato a qualche sostituto forse anche inadeguato, come un daino, un’antilope o qualche simile bestia esotica, si sospetta che stia per essere trasgredito.
E che è lo stesso codice della rispettabilità che specificherà quali oggetti cadranno propriamente nell’ambito del consumo onorifico, e che, pertanto, sarà questa prateria ben tosata e chiusa che improvvisamente come un demone meridiano apparirà perché si faccia sirena.
Quello che c’è nel punctum alcionico di Soho, quando il vento sorprende il quadro abituale del pascolo, è che quando l’antilope o il daino, o un animale simile che abbia un gracile e superbo senso della solitudine e dell’elevatezza, appare come sostituto della vacca, quantunque all’occhio di pastore dell’uomo occidentale sia meno bello della vacca, non essendo una fonte di lucro né si può sospettare che lo sia, produce lo stesso effetto qualunque sia il passante, non essendoci nessuna divergenza fra l’ideale della classe agiata e degli strati inferiori della borghesia. Il fatto è che a Soho la prateria, quantunque venga di là, da ovest,, il sentore del fiume che porta sempre una sorta di agio o di disagio esteso come se fosse il mare o, appunto, la prateria, che a Soho non è che sia di casa,la dispendiosità dei beni, che va a braccetto con l’identificazione abituale di bellezza e rispettabilità, è percepibile di più col vento di nordovest, che avrebbe potuto essere anche una sorta di mezzovento, un “ponente-maestro” americano o una specie di “maestro-tramontana” dell’Hudson River, che quando tira o con impeto cala su Soho non è un tornado ma non è nemmeno un filo; non ci vuole un quarto di secolo per capire che la forma della classe umana nella leisure del trench sottovento a Soho è un fenomeno di straordinaria bellezza anche per gente non educata alle ragioni della prateria ben tosata .
Non tiriamo in ballo il quadro dell’innamoramento di Barthes, non è questa la questione, anzi è quella del sentimento volgarmente rifuso nella complicazione del film che avverte che l’apposizione – con cui si declama la formazione alla scuola degli spot televisivi del regista – sia la causa effettiva di questa violenta depressione che ci coglie per più giorni incapaci di sottrarci all’incoerenza strutturale di una sentimentalità affettiva profusa in una pratica urbana istantanea di uno di quei giochi che Eric Berne inserisce nei “sexual games” .
Il sentimento, quando lo si cala in un sexual game che va interpretato, se proprio si vuol fare un film erotico o quantomeno trasgressivo, come se la parte maledetta di Baudrillard – che entra, non ci sono dubbi, come l’Heimlich, che è familiare, coniugale – fosse naturale come il senso della bellezza cavallina, che comprende finimenti e modo di cavalcare, sicché la posizione corretta o anche bella dal punto di vista della rispettabilità è decisa anch’essa dalle consuetudini inglesi, così come l’andatura del cavallo.
Il sentimento calato nel sexual game di Constance, che è la nostra dolicotipo bionda di Unfaithful , è come le circostanze, fortuite, che decidono ciò che sarà decoroso e ciò che non lo sarà in base al canone finanziario della bellezza, e che, come dice Veblen, “si può osservare che questa posizione inglese, e l’andatura particolarmente malagevole che ha reso necessaria questa scomoda posizione, sono una sopravvivenza del tempo in cui le strade[non solo]inglesi erano così cattive,motose e fangose, da essere virtualmente impraticabili a un cavallo che marciasse a un’andatura più agevole” :
il sentimento calato nel sexual game di Connie, è questo, che lei, una dolicotipo dai gusti ippici raffinati, monta un cavallo corpulento di coda smozzicata in una posizione scomoda e a un’andatura malagevole.
Nelle comunità postmoderne che hanno raggiunto i gradi più alti dello sviluppo industriale, la classe agiata superiore –cui Connie appartiene- ha accumulato tanta ricchezza da porre il prototipo non solo ideale con caratteristiche che si suppone derivino oppure s’accompagnino con una vita di agiatezza imposta continuamente.
Il colpo geniale, si fa per dire, o di satira, se vogliamo esagerare, di Lyne c’è quando la gnocca agiata entra nel loft – che un amico scultore ha prestato all’inquilino avventizio – e vedendo libri nella stessa perfetta inutilità di cui dispone la sua classe per rendere tutto uno spot, chiede all’ineffabile vittima della mantide travestita “Lei fa lo scrittore?”, e quel poveretto poi svela, senza perdere l’aplomb della sua univoca ignoranza totalmente visibile, che lui i libri li commercia, tanto è vero che “Guardi, questo libro l’ho trovato su una bancarella per un dollaro e cinquanta e vale quattro, cinquemila volte tanto”!...
Ora, detta così, sembra improponibile, ognuno di noi avverte che la trama s’è inceppata, come può un simile conno biondo e stupefatto come Connie far convergere il suo “dispositivo di sessualità” su un mero commerciante di libri usati, e per di più ci riversa pure l’emotività secondaria del sentimento, il pathos di una fedeltà che, strutturalmente e secondo il codice della caratterologia non solo francese, è davvero illecito?
Invece, la trappola di Lyne dev’essere vebleniana, i libri, quei libri di cui commercia il nostro amico sono i libri dell’agiatezza, sono come i prodotti che giacché richiedono lavoro a mano sono più costosi, non sono leggibili, ma questa inefficacia rustica, stampata su carta a mano dagli orli frastagliati, con margini eccessivi e fogli intonsi, con rilegature di un’affettata rozzezza e studiata rusticità, questa singolarità dell’esemplare attrae la gnocca di gusti raffinati perché essa attribuisce un’eccellenza intrinseca all’articolo più costoso e più goffo.
La legge dello sciupio vistoso, è questo che Lyne beffardamente tira in scena, e la mette lì, all’entrata del film e all’entrata del loft della vittima nel sexual game di Connie:
l’arcaico è un elemento di bellezza, nello schema civile del consumo serve ad indicare quale relazione esista fra il canone dello sciupio vistoso e il codice delle convenienze quanto al consumo, che fa un tutt’uno con questo enunciato doppio già trascritto: la legge dello sciupio vistoso opera nel senso di conservare ciò che è idoneo, non di dare origine a ciò che è accettabile. Il suo ufficio è di provare tutte le cose e di promuovere ciò che serve al suo scopo.
Connie ci mette la risonanza secondaria dell’emotività[quelle sue reazioni affettive, tra sensi di colpa verso la famiglia e la fedeltà al marito e le aggressioni di gelosia verso il partner occasionale, da cui pretenderebbe l’estrema fedeltà al conno del dolicotipo biondo]per avvertire che la sua legge dello sciupio vistoso conserva ciò che è idoneo, in questo caso l’arcaismo funzionale del partner occasionale, e promuove questo partner occasionale che serve al suo scopo.
Ora, che stiamo entrando nel gioco sessuale di Connie, che è il nostro bel dolicocefalo biondo somatizzato da Diane Lane[New York 1965, che fu l’interprete diciottenne di ben tre film di Francis Ford Coppola, tra cui “Cotton Club”(1984)], con un taglio che sta tra civiltà di rapina, regime di casta e sviluppo dell’emulazione finanziaria, e che ha, non solo per questo, un temperamento predatorio, sarà bene rammentare che la classe agiata, questo concentrato barbarico dei larghi principi di sciupio vistoso e di emulazione finanziaria, influisce sul tipo di natura umana in una direzione conservatrice mediante la trasmissione diretta di caratteristiche arcaiche e conservando e fortificando le tradizioni del regime arcaico e aumentando in tal modo le possibilità di sopravvivenza delle caratteristiche barbariche anche fuori del raggio di trasfusione del sangue della classe agiata .

[Diane Lane è Connie Sumner
in "Unfaithful" di Adrian Lyne]


Il gioco iniziale di Constance è quello che Berne chiama “Violenza Carnale”, Rapo: sembra di primo grado, che è quando la donna fa capire di essere disponibile e si gode il “corteggiamento”; “Se la donna è una persona civile si limita a dichiarare con tutta franchezza “i tuoi complimenti[o la tua voglia] mi hanno fatto molto piacere, tante grazie “, e a passare ad un’altra conquista. Se è meno generosa, lo pianta in asso senza complimenti” .
Invece, lei ha il libro che, l’abbiamo visto, essendo arcaico è speculare al temperamento predatorio, e allora si pensa che possa essere di secondo grado che equivale all’”Indignazione”, in cui la predatrice se la godrebbe un mondo a vedere la vittima sconfitta, quando la respinge. Già qui si capisce che il commerciante di libri è nella variante del “Prendetemi a calci”[original name:”KICK ME”], ma c’è il libro con un biglietto da visita.
E perciò si accende il giallo del terzo grado, il gioco è pericoloso: l’avevo detto, come vedo la dolicotipo bionda, penso: c’è il delitto e prima ancora la predatrice che definisce col trofeo di caccia il tipo di corna che regalerà al marito.
Berne dice che il “Rapo” di terzo grado si conclude con un delitto, un suicidio o una denuncia, anche, aggiungo io, se si è in un racconto di Flannery O’Connor.
Qui, in Unfaithful, il romanzetto dell’uscita predatoria di Connie non è mai una effettiva partita di “Rapo” di terzo grado; la commuterà poi quando il cornuto previdente, che è ortodosso secondo Charles Fourier, avendola fatta seguire e fotografare nel gioco evidente di terzo grado, si inserisce nel gioco sessuale della moglie e, come una manovra inconsapevole del suo dolicotipo biondo, si trova a giocare a “Vedetevela tra voi”[original name:”LET’S YOU AND HIM FIGHT”]: come manovra -dice Berne - è romantica, la donna manovra in modo da spingere due uomini a battersi promettendo implicitamente o esplicitamente che si darà al vincitore. “Come rituale, tende alla tragedia. L’uso esige che due uomini combattano per la donna, anche se lei non vuole o se ha già fatto la sua scelta” .
Nel film, il gioco è avviato dal cornuto ortodosso(e “recalcitrante”), che è il numero 35 nella Tavola analitica delle Corna di Charles Fourier :”è il catecumeno del mestiere. E’ quello che ha la fede e che crede ai principi e ai buoni costumi”:
identificato il libertino, si presenta nell’alcova in cui il dolicotipo si dà all’agio dell’arcaismo, e sembra che il gioco a questo punto debba farsi “comico”.
Ma se il regista è Adrian Lyne ,e ha l’apposizione canonica che si è fatto alla scuola degli spot televisivi, la telefonata chiarificatrice della dolicotipo bionda arriva a gioco chiuso, sempre che questo suo inconsapevole “Vedetevela tra voi”, aperto dal marito, e mischiato al terzo grado di “Rapo”, aperto dalla moglie, si è trasformato nella variante più cinica di un gioco che, a ragione, potremmo ridefinire “Quel figlio di puttana ha avuto quel che meritava”, che, più che fallico, è sado-orale, e che come vantaggi ha solo quello “psicologico interno”[: espressione d’odio e pensieri di colpa] e quello “biologico”[: scambi sessuali e polemici].
Gli altri quattro vantaggi sono tutti commutati:
quello “psicologico esterno”, invece di evitare l’intimità sessuale, essendo stato tutto di una evidenza così ostentata, viene cancellato, bruciato ;
quello “sociale interno”, in cui il “Ti ho beccato figlio di puttana” è affidato al marito; lei lo dovrà commutare in “Hai avuto quel che meritavi, figlio di puttana dall’arcaismo fasullo o succedaneo”;
quello “sociale esterno”, in cui il “Vedetevela tra voi” diventa “Il padrone ha pulito tutto” oppure “Non è terribile, anche la palla trasparente dell’affetto è ritornata a casa”;
quello “esistenziale”: in cui “Io sono pura” viene scambiato con “Sarò pure una puttana ma adesso ce ne andiamo in Messico, dove cambiamo nome cosicché quei due che se la sono vista tra loro, e uno è stato fatto fuori e l’altro non esiste più, io me la squaglio in Messico con un altro mio marito”.
Il “cornuto ortodosso”, che è Edward, che, in virtù di questo suo spirito agiato della comunità postindustriale metropolitana, ha attitudini d’acquisizione e abitudini e ideali del suo retaggio barbarico, è l’espressione più chiara e immediata di quella natura arcaica che caratterizza l’uomo nello stadio di rapina: l’attività predatoria della moglie, cambiando il contesto di residenza, finirà ?
O come abbiamo prospettato nel “Test dei Cornuti”, il “cornuto ortodosso” è correlabile con il “cornuto abbarbicato”, che, col tempo, Edward diventerà ?
Che è quello, il “cornuto abbarbicato”, che Fourier definiva come il tipo che non viene scoraggiato da nessun affronto o oltraggio; qualunque scandalo abbia commesso il suo dolicotipo, lui non va ad implorarla con umiltà, uccide prima la preda, guarda la protagonista, si commuove, e con umiltà, torna a rifarlo venti volte, venti volte fa sparire la preda con la palla di vetro con dentro la bolla del turismo dello sciupio vistoso e arcaico, versando lacrime di gioia.
Il coraggio bellicoso della classe agiata è un fatto d’onore ed è eminentemente onorifico agli occhi della generalità degli uomini, e delle donne.
L’arcaismo del libro antico, che a caso la vittima incita la predatrice a portarsi a casa come pegno o pulsante d’avvio del suo gioco tragico, se fosse stato univocizzato con un titolo preciso, ad esempio “L’amore in Civiltà” di Charles Fourier[1772-1837], sarebbe stato un arcaismo più agiato e avrebbe risolto la trama in modo meno tragico ?

In seguito, Connie, o Diane Lane, avrebbe potuto appurare, rinvenendo una copia di “Linus” n.9 del 1993, che è l’anno di “Proposta indecente”, consultando il Test dei Cornuti di Vuesse Gaudio , che c’è qualcosa di inquietante nel fatto che, già dalla prima domanda(“Scegli l’attrice che potrebbe rappresentare la tua donna ideale”), al simbolo & del “cornuto ortodosso”(o “abbarbicato”) corrisponde come risposta “Kim Basinger”che, nell’86, fu la protagonista del film-chiave di Lyne, “Nove settimane e mezzo”; e che alla settima(“E questa nuova Penelope da chi potrebbe essere interpretata?”), dopo che si rapporta la “Penelope” al milione di dollari di “Proposta indecente”, il simbolo & corrisponde come risposta a “Lady Diana”, che è un altro esemplare longilineo di dolicotipo biondo; e avrebbe provato piacere nel vedere correlata la sua “infedeltà” con lo stratagemma cinese “Far sbocciare i fiori sull’albero” e quantomeno fremere nello scoprire alla “A” della domanda 13 quanto lei avrebbe potuto scrivere nel suo diario “Mi sentivo a disagio. Ogni volta che mi baciava mi contraevo, e lui lo sentì”; alla “A” della 14 avrebbe pianto come Constance scoprendo che un cornuto ortodosso per essere tale e di più non può che rispondere alla domanda “Se ti capitasse di tradire la partner…” con “A”: “avresti la sensazione di aver tradito la sua fiducia”; e infine si sarebbe commossa e avrebbe pianto anche in Messico nel verificare che la risposta del “cornuto abbarbicato” alla domanda 15(“La tua Legge di Murphy adattata alla fedeltà”) sarebbe stata quella del “Placebo di Peter”:”Un grammo di immagine val più di un chilo di fatti”; e nel capire che(vabbè l’arcaismo della classe agiata non lo comprende) dopotutto è pur sempre alla categoria degli umanisti che uno scrittore apparterrebbe per esaltare l’uomo e le sue gradi debolezze, che è quella che seleziona alla domanda 16(“Se fossi uno scrittore a quale delle seguenti categorie vorresti appartenere?”)? Il suo “cornuto ortodosso”, che è questa l’essenza della classe agiata, che detiene e valorizza lo sciupio vistoso , l’emulazione, lo spirito di rapina, se gioca al cornuto può quindi simulare di essere uno scrittore, invece la preda del dolicotipo della classe agiata al massimo può solo commerciare in libri antichi, un arcaismo che è solo momentaneamente acquisito, in corrispondenza con la relazione non duratura, non fedele, unfaithful, con la Constance della classe agiata, la Connie dolicocefalo bionda.


La reinterpretazione strutturale del mio “Test dei Cornuti” darebbe alcune svolte essenziali alla fabula del film: già alla prima domanda, se il cornuto in erba avesse scelto la risposta “D”, ossia “Demi Moore”, anziché Kim Basinger, avrebbe potuto finalizzarsi, realizzarsi, come cornuto “beffardo”, uno che scherza sui confratelli e li considera imbecilli degni della loro sorte; ma che, se alla settima, avesse scelto “Cindy Crawford” e alla undicesima(“Qual è la parte del suo corpo che ti piace di più?”) le “natiche”; alla quattordicesima “C”(:“ti sembrerebbe di aver tradito un po’ anche te stesso”), alla quindicesima “A”(:“Chi ben comincia finisce male. Chi comincia male, finisce peggio”) e alla sedicesima “A”(:“Alla categoria dei fantasisti, che amano le misure brevi e fulminanti,le corse audaci e guizzanti: J.L.Borges, Manganelli, Joseph Roth, Malerba”), sarebbe diventato un bel cornuto “vorace” se non “trascendentale”, quello che Fourier situa al centro della sua Tavola analitica, ma che, in questo caso, Adrian Lyne gli avrebbe fatto fare il remake del suo “Proposta indecente”, in cui come quel cornuto “trascendentale” del 1993 cede la moglie in cambio di una grossa fortuna anche nel 2002.

[v. s. g.]