● IL MCPHEE


Il Mc Phee e l’algoritmo (¥ϕ)

di v.s.gaudio & alain bonheur

Vuoi guardare? Ebbene , vedi questo![i]
Che cosa fa McPhee? Dà qualcosa in pasto all’occhio, ma invita colui cui il quadro è presentato, a deporre lì il suo sguardo,come si depongono le armi.
Come in pittura anche in fotografia, è l’effetto pacificante e apollineo.
E’ dato qualcosa non tanto allo sguardo quanto all’occhio che vi deposita lo sguardo. E come una stella di quinta o sesta grandezza il McPhee, se volete vederlo non fissatelo direttamente: è proprio guardando un po’ di lato che vi può apparire.
Con il McPhee lei doma lo sguardo e dice al visionatore:
Tu non mi guardi mai là da dove ti vedo[ii].
E il visionatore, a patto che in quanto soggetto si sia segnato come organo, si trova in questo passaggio radicalmente insoddisfacente e mancato, perciò si incarna come (-ϕ):
e adesso facci vedere che cosa hai fatto – dice alla McPhee- dietro questo:
[il poeta io sto qui dentro l’oggetto a nel campo del visibile e guardo;

[il desiderio (-ϕ) ] qui c’è la mancanza centrale del desiderio che Lacan indica in modo univoco con l’algoritmo (-ϕ);
[il doma-sguardo, lo jeansdress ] lì c’è l’attrazione del travestimento che induce chi guarda ad abbassare il suo sguardo,non fosse altro perché lei è McPhee[cioè è l’algoritmo (¥ϕ)[iii]] e eleva l’anima del poeta, lo incita alla rinuncia, non gli calerà mai le brache del desiderio anche perché è il trompe-l’oeil del suo farsi doma-sguardo come jeansdress, che è l’anima dell’oggetto a del visionatore o poeta che sia.
D’altra parte la carne del mondo, che è il tergo di Merleau-Ponty, che si fa doma-sguardo del (-ϕ) del visionatore, in jeansdress è un po’ come il proverbio maltese “Au eftah buebec, u eftachar, au aghelu, u ensatar”: 
“O apri la tua porta, e vàntati, o chiudila, e ritirati”.

Il poeta-visionatore, che è quello dell’anima elevata, perché rinunci a ciò che il suo trompe-l’oeil non gli farà mai – calarsi i jeans e farsi imbragare- fa un po’come quell’altro proverbio maltese di cui al Mezzo Vocabolario Maltese-Italiano del 700: 
“Ma satax aal hamar, dar aal berdaa”[iv]:
”Non ha potuto per l’asino, si voltò per la barda”. 
Che, nel McPhee, non può che essere, per l’appunto, il jeans-dress. Che, a proposito del doma-sguardo lacaniano del quadro che è il McPhee-jeans, c’è un’altra variante del proverbio che ci dice tutto, e di più, su quello che è lo sguardo-da-dietro
“Ma setax mal hmar, dar ghal berdgha”: 
“Non potendo domare l’asino, [il poeta] se la prese con la sella”, 
che, nel maltese, è “ghall-berdgha”; 
qui, in inglese, è il McPhee-Sling[v].
Non si tralasci il fatto che "McPhee" è come se fosse il "figlio dell'onorario"; insomma, essendo il "figlio della tassa" o "della parcella", tanto che sarebbe impossibile non integrarlo al fantasma stesso  che è  S sbarrato punzone di a o alla pulsione, che è S sbarrato punzone di D, , che si potrebbe chiamare il "grido", visto che è la "domanda": O il fantasma o il grido; o la borsa o la vita! Che è : O la tassa o l'onorario!
Insomma: Lei mi dice questo, ma che cosa vuole?
D'altronde questo separare sarebbe speculare al se parere, che è il generarsi, ed è appunto per questo che il McPhee si mette al mondo e lei mi dice questo: O il fantasma o il grido, che si generano sempre da una quota, e il poeta-visionatore, che non ha potuto per l'asino e si voltò per la barda, anche in questo caso farebbe esattamente questo non potendo per l' onorario - che è il fantasma - si voltò per la tassa - che è la domanda o il grido di godimento.



[i] Cfr. Jacques Lacan, La linea e la luce, in: Idem, Il seminario, libro XI, trad.it. Einaudi, Torino 1979:pag.103.
[ii] Ibidem:pag.104.
[iii] D’altronde, l’algoritmo (¥ϕ) è pur sempre nel paradigma delle braghe del desiderio, non è il MC PHEE, come “mac ϕ”, “figlio del fallo”?
[iv] Vedi a pagina 80 di: Arnold Cassola, Il Mezzo Vocabolario Maltese-Italiano del ‘700, Said International, Valletta 1996.
[v] Benché tutti prospettino “saddle”. C’è da aggiungere che non ci crederete ma l’asino, pardon, il MC PHEE-SLING ha il punctum ƒ  in perfetta congiunzione con la Luna, nel segno del Capricorno e in casa prima, che è il gambale aderente e radicale, a cui, perché la sella apri la porta e si vanti, si aggiunge Giove, il vettore dell’ampiezza e del mostrare, quantunque non si debba tacere che, sull’asse dello Heimlich, rendono ineffabile la barda Marte e Chirone nel segno del deretano e della barda. Il MC PHEE-SLING è il doma-sguardo: non potendo il poeta domare l’asino, se la prende con la sella!

















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