Romolo Rossi ■ Divagazione



Romolo Rossi
Divagazione







In me vagano pensieri e ricordi sul cambiamento delle stagioni . Vario il tempo, il caldo, il freddo, l’aria dolce o rigida o dolorosa : mi invadono e mi investono la mente le immagini che mi raggiungono, da momenti lontano nel tempo :  sono memorie di  versi  dei poeti, di  sentimenti contrastanti, e tutte le parole evocano il paese intorno, il cielo, il mare, i prati , le città, gli alberghi, il traffico, il sole, la pioggia, la tranquillità e le paure, ritmano le stagioni, con reminiscenze, nostalgie, rimpianti, e con  frasi ed emozioni evocate dalla poesia dei poeti : si associano, si accumulano e si depositano nella mia testa.
Si  affaccia una breve poesia che  insiste nella mia memoria , sul tempo  che muta nelle stagioni:

TEMPO  CHE MUTA

Come varia il colore
delle stagioni,
così gli umori e i pensieri degli uomini.

Tutto nel mondo è mutevole tempo.
Ed ecco, è già il pallido,
sepolcrale autunno,
quando pur ieri imperava
la rigogliosa quasi eterna estate.

(Cardarelli)

Inizia l’anno,sempre coll’inverno. Tutti i popoli del nord, dei  diversi  paesi settentrionali, hanno sempre la mente  in Italia con  il clima mite e dolce: molti pensano che in Italia l’inverno sia tiepido e soleggiato . In realtà non è così, ed il freddo spesso  è  rigidissimo. Così è duro e terribile, e tutto l’Appennino è sempre sommerso da neve ghiacciata, ed è flagellato dai venti che vengono da nord-est sui  monti e dalla schiena dell’Italia e scendono  nelle pianure: solo preciso, espressivo e sicuro nella sua lingua, Dante in pochi versi  dipinge il rigore della stagione con realtà e verità, ed è un netto  quadro meteorologico.

Sì come neve tra le vive travi
per lo dosso d’Italia si congela,
soffiata e stretta dalli venti schiavi. (Pur.XXX,69-71).

E si pensa che in inverno  si accendono i fuochi. Ho visto ancora le stufe ed i camini dove si faceva la fiamma: un tempo esistevano le cucine a fuoco  e nelle fucine c’erano i maniscalchi ed i fabbri nelle officine: col ricordo del fuoco ed il fumo ritornano antiche scene invernali. I pensieri tutti intorno ai fuochi ora scomparsi, e con le grandi nostalgie eccoli i ricordi:

Quale nell’arzanà de’ Viniziani
bolle l’inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani. (Inf.XXI,7-9)

E si che l’inverno è più corto:è vero, pare freddissimo, di un terribile freddo, ma solo in realtà per un mese,ed io ricordo l’inverno sempre più corto con il cielo limpidissimo, e le notti erano freddissime e stellate e si mescolano i miei ricordi con i versi di Dante:

sì, che, se ’l Cancro avesse un tal cristallo,
l’inverno avrebbe un mese d’un sol  dì. (Par. XXV,101-102) .

Ho ricordi sempre diversi, giorni di luce ed il sole al mare è brillante ed il cielo luminoso, ma l’aria è ghiacciata; l’inverno trabocca di contentezza senza angoscia, anche se talora l’ animo è intirizzito e rabbrividisce. O felicità, un ornamento , decoro e bellezza ; ma improvvisa la tristezza è portata dall’inverno  e arriva terribile e cupa. Mi ritorna la poesia di Leopardi, ahi la scoramento:

…  In queste antiche
Al  chiaror delle nevi,intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
O speranze,speranze;ameni inganni
Della mia prima età!sempre,parlando,
Ritorno a voi;che per andar di tempo,
Per variar d’affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so.

(Leopardi)

Guardare attraverso la finestra, le ricordanze del chiarore delle nevi e delle luci livide portano a volte le angosce. Anche i versi di Montale sono delicati senza essere  leggeri , ma le immagini sono impaurite, dolorose e cupe nell’inverno:

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglio,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa,era il cavallo stramazzato.

Per rendere i vissuti ed i pensieri dell’inverno, evoca come cambia la natura, le foglie sono secche,arse e  sono morte o morenti,il vento che sibila. Il poeta usa parole dure e chiuse,”strozzato” “incartocciarsi” “stramazzato”, la vita soffocata  diventa  “gorgoglio”. Penso che un altro poeta parlava d’inverno con Freud passeggiando, e l’amico poeta diceva che la natura muore e scompare nell’inverno. Penso ancora che  l’Italia ha rigidi gennaio e febbraio,freddissimi , con un tempo mortale: gelo,neve,venti  sibilanti,e l’Appennino è gelato specialmente dai  venti  del levante dai paesi slavi, che i russi chiamano  il “buran” come noi diciamo bora o tramontana, e che arriva da levante superando i monti fino al ponente . Bravo Dante, bravo Leopardi e bravo Montale. Nell’animo i ricordi, le mie ricordanze sono mescolate coi versi dei poeti.
O spesso la paura e l’angoscia esplodono nell’inverno !  Baudelaire in terribili versi,con le sue parole gelide  racconta sentimenti  di paura o morte:

Bientot nous plongerons dans les froides  ténèbres;
Adieu,vive clarté de nos étés trop courts!
J’entends déjà  tomber avec de chocs  funèbres
Le bois retentissant  sur le pavé  des  cours.

Tout l’hiver va rentrer dans mon etre:colère,
Haine,frissons,horreur,labeur dur et forcé,
Et comme le soleil dans son enfer polaire,
Mon coeur ne sera plus qu’un bloc rouge et glacé.

(Baudelaire)

Ecco l’inverno, con poca  luce , le fredde tenebre,e dentro  collera, paura, brividi, ed  il cuore è un blocco di ghiaccio: essa porta con sé questo gelo e questa  tristezza ; sono le emozioni  che insinua l’inverno, l’oscurità e la morte: i versi di Baudelaire dipingono con pennello  le parole, i vissuti ed
i paesaggi dell’inverno.
Ma spesso  sentimenti d’amore e passioni  arrivano in pieno d’inverno, ed il freddo febbraio può portare   dolcezza ed affetto caldo, un bel contrasto : Shakespeare ricordava San Valentino .
I cacciatori a febbraio suonano i corni e svegliano il giorno, e gli uccelli nel bosco saltellano e si accoppiano, in un’aria fredda e frizzante che dà un senso di spinta spumeggiante ed effervescente: alcuni  sentimenti  possono essere felici. Ecco, ecco:

Go, bid the huntsmen wake them with their horns.
Horns, and they wake ; shout within ; they all start up
Good morrow, friends – Saint Valentine is past!
Begin these woodbirds but to couple now?

(Shakespeare –A midsummer night’s dream)

Ma in inverno la contentezza spesso non è presente e quasi sempre l’animo è cupo, scuro, così  corrotto ,e tutto scompare come involano le foglie di Sibilla, ulula il lupo all’uscio ed il vento lugubre sibila e passa la sventura, nel prato spelacchiato passa l’ombra della falce, come ci racconta il colore dei tempi la sua poesia di Sylvia Plath:

Temper  of  Time.

An ill wind is stalking
  While evil stars whir
And all the gold apples
   Go bad to the core.

Black birds of omen
   Now prowl on the bough;
With a hiss of disaster
   Sybil’s leaves blow.

Through closets of copses
    Tall skeletons walk;
Nightshades and nettles
    Tangle the track.

In the ramshackle meadow
   Where Kilroy would pass
Lurks the sickle-shape shadow
   Of snake in the grass.

Approaching his cottage
    By crooked detour,
He hears the gruff knocking
    Of the wolf at the door.

His wife and his children
    Hang riddled with shot,
There’s a hex on the cradle
And death in the pot.

(Sylvia Plath)

â v.s.gaudio


La primavera viene dopo l’inverno, la bellissima primavera oppure la maledetta primavera , una canzone che ricordo.  E’ una stagione mite e porta fresco e non caldo: la stagione è varia, soffiano leggeri  e timide brezze, arie tranquille ma i venti intensi ed impetuosi  talora portano le piogge, spesso  arrivano i temporali; anche se l’acqua frequente serve alla terra, ma accade che l’acqua può essere violenta : le burrasche  ed i  torrenti investono e distruggono  le coltivazioni, orti, viti, alberi di frutta. Ma la primavera è un po’ pazza.  La fine di Marzo è cangiante, ed a Maggio cominciano a fiorire i fiori degli alberi, e le rose nel mese  mariano. Il profumo dei fiori si diffonde dall’inizio primavera  fino a giugno.
Le rondini tornano sotto i tetti da lontano, e in questa la stagione  le ragazze sciamano con le rondini,ed  un poeta futurista mi ricorda di guardare nei tram:


Le rondini
in deliziose cappe di raso nero
dattilografavano il risveglio
dettato dall’aurora 

(Farfa-Vittorio Tommasino)

Ecco Alceo (tradotto da Quasimodo) , mi ricordo questo mondo rinasce:

Io già sento primavera
Io già sento primavera coi suoi fiori:
versatemi presto una tazza di vino dolcissimo.
(Alceo)

Tutto ricorda Alceo che ci dice il dolce della stagione,ma lo so che in primavera tutti i fiori fioriscono,ma gli umani si ammalano nel corpo, e la mente si turba ed affiorano la depressione, l’ angoscia e la pazzia. 
In particolare e la primavera  è inquieta ,è un turbamento,piena di tensione,  di piacere e di dolore, nel corpo e nella mente,e mi viene da pensare  ad una poesia  di Sylvia Plath di fronte ad un acquerello : è primavera che è tranquilla ma nasce l’angoscia:

Watercolor of  Grantchester  Meadows.
There, spring lambs jam the sheepfold. In air
Stilled ,silvered as water in a glass
Nothing is big or far.
…..
While the students stroll or sit,
Hands laced ,in a moony indolence of love-
Black-gowned ,but unware
How in such mild air
The owl shall stoop from his turret ,the rat cry out.

(Sylvia Plath)

Ecco la primavera: l’atmosfera sarebbe tranquilla,come un bicchiere d’acqua,ma gli agnelli  devono essere sacrificati,e tra passeggiate d’amore, in un’aria così dolce, gli studenti sono avvolti in toga, neri , ed il gufo calerà dalla sua torre e striderà il topo .
L’aria è dolce e tranquilla,ed il mondo è  di fiori ed armonia ma , così per Petrarca, in cuore tutto questo  diventa un deserto .

… ed era il cielo a l’armonia sì intento
che non se vedea in ramo mover foglia,
tanta dolcezza avea pien l’aere  e ‘l vento.
….
Zephiro torna,e’l bel tempo rimena
E i fiori et le erbe,sua dolce famiglia,
et garrir Progne et pianger Philomena,
et primavera candida et vermiglia.
Et cantar augeletti et fiorir piagge,
e’n belle donne honeste atti soavi
sono un deserto,et fere aspre et selvagge.

(Petrarca-Il canzoniere)

I fiori e le brezze profumate sono piene di bellezze ed uccellini,ma cosa succede?  Nel mondo ci sono l’armonia e pace, ma nell’animo improvvise scompaiono la tranquilla natura e la felicità. Ciò perché Proserpina viene ratta nell’Averno, e la sua mamma Cerere dolorosa fa avvizzire i prati ed i boschi. Oh sì nell’umanità vi sarebbe una primavera,ma solo in un altro mondo:  così germoglia in questa primavera sempiterna in Paradiso (Par.XXVIII,116). Ma  Dante ci ricorda che in terra Cerere perdette la figlia rapita da  Ade, e scomparvero i fiori.


Qui  fu  innocente l’umana radice;
qui primavera sempre ed ogni frutto;
nettare è questo di che ciascun dice .   

Tu mi fai rimembrar dove e qual era
Proserpina nel tempo che perdette
la madre lei,ed ella primavera.

(Pur. XXVIII, 142-144,49-51)
  
Prima la primavera un giorno c’era, come ci racconta Ovidio ,  in questo mondo , prima che fosse ratta  Proserpina , e la sua mamma Cerere faceva  fiorire la natura, ma, perduta la figlia, la mamma fece oscura la natura.

Ver erat aeternum placidique tepentibus auris
Mulcebant zephyri  natos sine semine flores.

E scomparse la figlia rapita e Cerere:

Primis segetes moriuntur in herbis
Et modo sol nimius,nimius modo corripit imber,
Sideraqua ventique nocent avidaeque volucres
Semina iacta legunt;lolium tribulique fatigant
Triticeas messes  et inexpugnabile gramen.

(Ovidio. Met. I,107; Met. V,482-486).      
 
Ecco la primavera porta le malattie e la melanconia  e l’angoscia. Tutti  lo sanno!

E l’estate è spesso torrida , calda ed irrespirabile, ma  se talora soffia il venticello è dolce e tiepida, e con brezze fragranti dal mare. Vacanza oggi è il momento : ma i giorni  non molto  lontani  o già      d’oggi , sono  in realtà malsani . Spesso Noto, o si chiama lo scirocco, viene dall’Africa, dal deserto soffocante. Il sole brucia, i prati che perdono il verde e diventano  gialli e riarsi, e l’estate non è mite e sono difficili le giornate di vacanze ; i viaggi complessi e si affollano, le strade si ingorgano e rendono i viaggiatori di malumore, e  tutto il mondo è pieno di folla e calca.
Dante ricorda i periodi estivi ed i giorni insalubri. Grama l’estate, pieno d’insetti noiosi e nocivi, e nella pianura padana  è rovente ed umida.

Non molto ha corso, ch’el  trova una lama,
nella qual si distende e la ’mpaluda;
e suol di state talor esser grama.

(Inf.XX,79-81)

In questa stagione le persone sono molestate , e Dante ci descrive che sono infastiditi i cani e gli uomini.

non altrimenti fan di state i cani
or col ceffo,or  col  piè,quando son morsi
e da pulci o da mosche o da tafani.

(Inf.XVII,49-51)

Dante è preciso,e ci descrive che all’inizio ed alla fine dell’estate le mosche sono sostituite dalle zanzare.  Noi oggi sappiamo che le mosche sono frequenti  in  primavera ed autunno,perché in estate sono decimate per un’epidemia di virus delle mosche, mentre le zanzare le sostituiscono. Ma le messi sono nei campi pieni di lucciole, il poeta ci ricorda il mondo così bellissimo. Sotto il sole rovente si vedono guizzare  le lucertole, stupenda  scena di  vitalità e di vita grandiosa : Dante!

Quante il villan ch’al poggio si riposa,
nel tempo che colui che ’l mondo schiara
la faccia sua a noi tien meno ascosa,
come la mosca cede a la zanzara,
vede lucciole giù per la vallea,
forse colà dov’è vendemmia ed ara (Inf.XXVI,25-30)

Come ‘l ramarro sotto la gran fersa
Dei dì cunicular, cangiando sepe,
folgore per se la via attraversa (Inf.XXV,79-81).

Talora in estate, specialmente in agosto, arrivano rovesci di pioggia e temporali con intense  grandinate .  Alla metà di agosto un patrizio romano  di nome Laterano incontrò in mattina il Papa Pasquale che  gli raccontò un sogno :  era nevicato nell’Esquilino,e Laterano gli disse di aver fatto lo stesso sogno. Così assieme arrivarono sull’Esquilino ed in cima il colle era bianco per la neve: miracolo ! ed il Papa costruì nel colle la grande chiesa, S. Maria Maggiore, e , all’interno della chiesa, in agosto, fa fresco . No, non era un miracolo,era una grandine,non neve. Dante lo dice bene che si scambia la grandine con la sua sorella  neve. Ecco:

quando la brina in su la terra assempra
l’imagine di sua sorella bianca,
ma poco dura alla sua penna tempra;
lo villanello a cui la roba manca,
si leva,e guarda,e vede la campagna
biancheggiar tutta; on d’ei si batte l’anca
(Inf.XXIV,3-9)

E nell’estate, diciamo, i colori, sfumano : i rossi, gli azzurri, i gialli ,in tenui  pastelli ; e così il marrone dei campi riarsi o il cilestrino del bleu marin , del bleu profondo del mare e azzurrino del cielo. I versi sono dovunque : nelle memorie ,nei pensieri,la poesia ed i sogni. Intanto nel sogno di una notte di mezz’estate, Shakespeare  arriva il messaggero:

Oberon: I wonder if Titania be awaked:
                Then what it was that next came in her eye,
                Which she must dote on, in extremity.
Puck:      Here comes my messenger .How now ,mad spirit?
                What night-rule now about this haunted grove?

(Shakespeare. A midsummer  night’s dream)

Ecco nel mondo c’è intenso incanto nei boschi per tutti, grazie alle parole dei poeti , e colori, e discorsi sottovoce, soffi, brezze si  possono ascoltare dovunque. Ascoltiamo Camillo Sbarbaro:
â v.s.gaudio

Era color del mare e dell’estate
La strada tra le case e i muri d’orto
Dove la prima volta ti cercai.
All’incredulo sguardo ti staccasti
Un po’ incerta dall’altro marciapiede.
Nemmeno mi guardasti .Mi stringesti,
con la forza di chi s’attacca,il polso.
A fianco procedemmo un tratto zitto.

(Sbarbaro)

Ecco melograno, rosso, come il  geranio è il vermiglio, dovunque s’ introduce nei ricordi dei fiori e dei giardini, e dei muretti riarsi , con il colore monotono  dell’oscurità dell’animo. Sentiamo Pascoli , Gozzano  e Montale, ed  i colori portano con se il lutto.


O il rosso del melograno, dove io ricordo che unisce il rosso ed il caldo,il colore, ed il sole dovunque, ed intorno sempre sento il frinire delle cicali nell’afa,e lontano nella canea abbaiano i cani, lontani?

Sogno d’un d’estate.
    Quanto scampanellare
Tremule di cicale!
Stridule pel  filare
Moveva il maestrale
Le foglie accartocciate.
     Scendea tra gli olmi il sole
In fascie polverose;
erano in ciel due sole
nuvole,tenui,ròse:
due bianche spennellati
in tutto il ciel turchino.
     Siepi di melograno,
fratte di tamerice,
il palpito lontano
d’una trebbiatrice,
l’angelus argentino…
     dov’ero?Le campane
mi dissero dov’ero,
piangendo,mentre un cane
latrava al forestiero,
che andava a capo chino.

(Pascoli)

Ed è vivacissimo del geranio,  pennellate sulle finestre e  sui  balconi, ed un’altra pennellata è una grande variopinta farfalla che svolazza col suo andare tremula, vediamo:

E intorno declina l’estate.
E sopra un geranio vermiglio,
fremendo le ali caudate
si libra un enorme Papilio… (Gozzano)

L’estate tutte le cose sono riarse, e la vita è stentata, di aria amara, non c’è l’ombra , e ciò che vediamo è tutto secco, l’arsura dà  angoscia, e  ci aspettiamo  la pioggia che non arriva:

Gloria del disteso mezzogiorno
quand’ombra non rendono gli alberi,
e più e più si mostrano d’attorno
per troppa luce,le parvenze,falbe.

Il solo alto,-e un secco greto.
Il mio giorno non è dunque passato:
l’ora più bella è di là dal muretto
che rinchiude in un occaso scialbato.

L’arsura,in giro;un martin pescatore
Volteggia s’una reliquia di vita.
La buona pioggia è di là dallo squallore,
ma in attendere è gioia più compita.

(Montale)


L’autunno è una stagione turbolenta , scendono piogge a  rovescio , talora inondazioni , temporali  e tempeste. I fiumi ed i torrenti, dall’alto si riversano in violenza in mare, e spesso i  ruscelli  prima secchi diventano impetuosi in autunno scendendo dall’appennino  e si precipitano in breve in  mare, ma si creano alluvioni e distruzioni,ed i monti si sfaldano e si disgregano,con frane rovinose. Questi ricordi si sollevano col  poeta  che racconta:

Come ai meridional tiepidi venti,
che spirano dal mare il fiato caldo,
le nievi si disciolveno e i torrenti,
e il ghiaccio che pur dianzi era sì saldo;
così a quei prieghi, a quei brevi lamenti
il cor de la sorella di Rinaldo
subito ritornò pietoso e molle,
che l’ira, più che marmo, indurar volle.
(Orlando .XXXVI,14)

Il nostro Ludovico Ariosto mi fa capire che in autunno il terreno solido  e la terra si sfaldano: molle, non salda e in questa stagione il territorio è precipitoso e franoso, e dei paesi diventano ruderi.
Attenzione! L’autunno è una grande allegoria della morte, così la vita è fragile come le foglie che cadono dai  
rami degli alberi:  Diceva Virgilio:

Quam multa in silvis autumni  frigore primo
Lapsa cadunt folia,aut ad terram gurgite ab alto
Quam multae glomerantur aves,ubi frigidus annus
Trans pontum fugat et terris inmittit apricis
(Aen.Vi,309-312)

Così al primo freddo autunno volteggiano e cadono le foglie nei boschi, o gli uccelli si spingono dal profondo mare verso le terre aperte al sole. Tutti versi di Virgilio, me li ricordo, e anche Dante ha Virgilio in mente ed  ha pensato all’antico latino:

Come d’autunno si  levan le foglie
l’una appresso dell’altro,fin che ‘l ramo
vede alla terra  tutte le spoglie,
similemente il mal seme d’Adamo
gittansi  di quel  lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo
(Inf.III,112-116).


Gli umani come le foglie,uno ad uno,si raccolgono assieme nella morte, e la similitudine così, come questo il dolce raggio giallo del morente autunno, per Baudelaire è l’effimera dolcezza d’un glorioso autunno e di un sole al tramonto ! Ma oggi com’è tutto amaro! Il tuo amore, il salotto, il focolare, nulla vale il sole sfolgorante là sul mare. L’autunno di Baudelaire:
â v.s.gaudio




J’aime de longs yeux la lumière verdatre,
Douce beautè, mais tout aujourd’huy m’est amer.
Et rien, ni votre amour, ni  le boudoir, ni l’atre,
Ne me vaut le soleil rayonnant sur la mer.

Et pourtant aimez-moi, tendre coeur!Soyez mère
Meme  pour  un  ingrat, meme pour un méchant;
Amante ou soeur, soyez la douceur éphémère
D’un glorieux automne ou d’un soleil couchant.

Courte tache! La tombe attend ; elle est avide!
Ah! laissez-moi , mon front posé sur vos genoux,
Gouter, en regrettant l’été blanc  et torride,
De l’arrière-saison le rayon jaune et doux!

(Baudelaire. Chant d’automne)

Sempre angoscioso l’autunno in Baudelaire, ed è triste ma più dolce in Quasimodo, come“ed è subito sera:”
Finita è la notte e la luna
Si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.

E’ così vivo settembre in questa terra
Di pianura,i prati sono verdi
Come nelle valli del sud… (Quasimodo)

Come la tristezza risalta dal vissuto di turbamento  di un oscuro  giorno autunnale, dove la burrasca è via,  lontano: l’immagine è  espressiva, moderna ,“stracci di nubi chiare”: il poeta ci insegna a scrivere.

Temporale
Un bubbolìo lontano…
Rosseggia l’ orizzonte,
come affocato,a mare;
nero di pece,a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.(Pascoli)

I versi di Sylvia Plath parlavano dell’autunno, con la melanconia ,la morte, e le sue parole ritornavano  alla poesia di cent’anni  fa di Baudelaire: nella Plath ritorna l’eco del poeta francese .
Lo scenario è ostinato: alberi  avari si tengono strette le foglie dell’altr’anno, rifiutano il lutto, la veste di sacco, e si trasformano le driadi elegiache,e l’erba austera custodisce lo spietato della sua  erbosità , a dispetto dell’intelletto magniloquente che disprezza  la povertà. Nessun grido di morti fa fiorire nontiscordardimé  in mezzo alle pietre che lastricano questa terra greve: il dolore fa finire la stagione,e lentamente fievole il tempo svanisce.

November  grave yard
The scene stands stubborn: skinflint trees
Hoard last year’s leaves, won’t mourn ,wear sackcloth ,or turn
To elegiac dryads ,and dour grass
Guards the hard-hearted emerald of its grassiness
However the grandiloquent mind may scorn
Such poverty. No dead men’s cries

Flower forget-me-nots between the stones
Paving this grave ground…
(Sylvia Plath)

Le mie divagazioni possiamo finirle con  lievi ma gravi parole di Leopardi, che egli tradusse dal francese Antoine Vincent  Arnault

Imitazioni.
Lungi del proprio ramo,
Povero foglia frale ,
Dove vai tu? Dal faggio
Là dov’io nacqui,mi divise il vento.
Esso ,tornando,a volo
Dal bosco alla compagna,
Dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
Vo pellegrina,e tutto l’altro ignoro.
Vo dove ogni altra cosa.
Dove naturalmente
Va la foglia di rosa,
E la foglia d’alloro.