Armando Adolgiso ♦ Calci diversi


Altre volte ho detto che mai mi sono macchiato della colpa di scrivere poesie, in parte è vero e in parte no. Perché talvolta è capitato che abbia composto versi. Naturalmente perché ne avrei ricavato quattrini. A Radiorai, per esempio, in occasione di non ricordo quale inizio di campionato di calcio, fu trasmesso in più puntate un mio poemetto intitolato “Il campionato che viene tra poco passerà”. La Siae paga bene i versi trasmessi dalle radiotelevisioni e ben lo sapevo proponendo quella cosa lì proprio in versi e non in prosa.
Quella composizione fu recitata da Dario Penne e s’avvalse di musiche originali di Guido Zaccagnini… come dite?... recitarlo io?... ma siete pazzi!... gratis, poi!... mi offrite una birra alta… vabbè per amicizia non posso rifiutare ma mo’ solo un pezzo, semmai n’altra sera vi recito il resto.

Un nuovo campionato sta per essere giocato
oppure è già stato giocato nello stadio?
Un po’ confuso l’ho appreso da quell’apparecchio a deliri1 che è la radio
per dirla come Armand il franzoso
è il nome di Robin, poeta strepitoso!
Sento delirare l’apparecchio di Robin
e, con esso, forse io deliro nel suo sonoro Eden...
o forse sarà che l’altra sera, dopo aver un po' bevuto  - lo confesso -
ho fatto un sogno strano che mi ha reso assai perplesso.
Nel sogno, venivo ricevuto in un quartiere bonaerense
da un certo Jorge - un  ex  amanuense -
e pur con la cecità che la vista aveva oppresso
a guardia d’una porta, proprio lì, lo trovai messo.
Nel sogno, da complice, mi faceva entrare in un edificio maestoso
e con l’ascensore insieme a lui, di soppiatto, in un luogo sfarzoso:
una di quelle stanze da grande manager potente
che da falso com’è sorride sempre e se ne fotte della gente.
E assistetti - così  in sogno m’apparve -
a un incontro, vi giuro, fra due larve !
Il primo: un Presidente, dall’aria severa e odiosa
e l’altro: un telecronista, locutore dalla voce pastosa.
Embè, che si dicevano quei due tanto d’importante ?
Il capo dicea all’altro con aria dominante:   
“No, signor mio,  è ora che lei sappia
non esistono partite, né formazioni, né punteggio;
le cose oggi accadono solo alla radio o alla televisione...
l’ultima vera partita è stata giocata tanto tempo fa.
Da allora il calcio è un genere drammatico
interpretato da un radiocronista,
in una cabina radiofonica
o da attori in maglietta davanti al cameraman.
Si persuada e faccia come le dico io,
quelle son cose ormai  che non fanno più in nessuna nazione
fuori degli studi...pardon!!...degli stadi,  di registrazione2”. 


1.     Armand Robin, nato nel 1912, poeta, traduttore, autore di programmi radiofonici. 
Tornato da un viaggio nel 1934 in Urss, abbandonò l’ideologia comunista e divenne anarchico.
Il 27 marzo 1961 lasciò la sua modesta abitazione e vagò senza meta per giorni. Arrestato, fu trovato morto in circostanze oscure nell’infermeria del carcere.
2.     Parole tratte da “Esse est percipi” di Jorge Luis Borges (sta in “Cronache di Bustos Domech”, Einaudi).


Grazie, grazie, troppo buoni. Basta applausi…. Ma che ora s’è fatta?... ‘azzo!… s’è fatto tardi… domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno… ‘Notte… buonanotte a tutti.

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