Il bioritmo del passo sabaudo▐ Uh-file di Narrativa

L’orologio e il bioritmo del  passo sabaudo a S.Gervasio Â
La prima cosa che ho fatto, e non era il settimo giorno, una volta a Torino è stato il contrario dell’uomo a disagio e irrequieto della Centuria Ottantasette di Manganelli[i], che aveva comprato un grosso orologio, per insegnare tempo al tempo, ho buttato via l’orologio, cosicché, pensavo, il tempo potesse imparare dal tempo, così non essendoci il misuratore il tempo non sarebbe scappato via. Senza orologio, non avrei usato il tempo, né tanto meno avrei dovuto trattare col tempo, o sottostare alle sue regole. Certi giorni i secondi, specialmente al mercato della Crocetta,  correvano via troppo in fretta, e quando toccai il deretano a quello che fu l’esemplare patagonico del podice sabaudo[ii] pensai che adesso sì che saranno lunghi e nel gaudio infinito i minuti del godimento quando interagirò con questo mio oggetto “a” nel piacere singolare così costituito, sarà come ammaestrare il futuro, e i minuti diverranno ore e le ore giorni e i giorni mesi e i mesi anni e gli anni lustri. Quando andavo alla Crocetta non ricordo se fossi a disagio o irrequieto: certo, a guardarmi, si poteva osservare questa sequenza: cammina, si ferma, si regge su un piede, adesso si avvicina a quella bancarella, sfiora con un dito il fianco di quella donna, si gira, sospende il tocco lieve, riparte di corsa, eccolo fermo all’angolo, o vicino alla finestra-vetrina di un negozio di alimentari dove l’esemplare patagonico del podice sabaudo è entrato, sospira, guarda dentro come se guardasse la merce esposta, si appoggia al muro; in realtà, egli è estremamente insoddisfatto della propria vita, vorrebbe avere l’orologio al polso per controllare quanto tempo è che lei sta là dentro, e verificare l’ora esatta della sua apparizione, ha bisogno dell’orologio per determinare l’ora del passaggio di quel demone meridiano, anzi vorrebbe un orologio capace di catturare il tempo e costringerlo a tenere il passo dell’esemplare patagonico del podice sabaudo, sempre, non solo il sabato al mercato alla Crocetta[iii], tutti i giorni, quando riapparirà in via Cernaia e poi svolterà giù all’improvviso e con quel passo legato al cinturino del suo vestito e alle sue scarpe col tacco da 2 pollici e mezzo svolterà infine in via della Cittadella  come se fosse proprio sulla stessa  strada, sullo stesso percorso quotidiano, del poeta, che sta andando in Biblioteca, e invece lei va nell’edificio attiguo, che poteva essere lo stesso liceo artistico dove insegnava una pittrice amica del poeta, che, con l’orologio  e una mappa stradale, forse avrebbe capito in tempo cosa fare per non dovere consegnare in modo irredento e assoluto quel podice sabaudo all’eternità del suo infinito piacere singolare.
Questa non è Silvia Crocetti al mercato della Crocetta: 
è, non ci crederete, Aurélia Steiner di Torino 
al mercato della Crocetta.
Il tempo non sta ai patti, e nemmeno al passo con quel podice, il tempo è vittima del tempo, e il passo di quell’esemplare è dentro il bioritmo di quell’esemplare sabaudo così patagonico; in realtà, come il poeta sospetta da qualche tempo, anche il tempo è volato via da quella città, non perché non la sopportasse, ma è che non riusciva a risolvere il proprio disagio, perché, se vai a vedere, l’orologio non ha quel passo, e per avere quel passo, o misurarne il tempo, avrebbe dovuto misurarne, attimo dopo attimo, l’angolo di posizione del tergo, della carne del tergo, non certo per sapere se quel passo, così come quella carne e quel tergo, stia correndo, o indugiando, o, quando viene sfiorato dal dito del poeta, stia comprando pomodori molli al mercato della Crocetta sabato alle 11.50. Per questo il tempo di quel passo non è detto che potesse aver bisogno dell’orologio del poeta, o che, avendo l’orologio al polso, la suite turinoise[iv] sarebbe stata definitivamente chiusa, dandosi in una determinata ora appuntamento con l’amica pittrice proprio quando sta chiacchierando con la sua collega, identità svelata di quell’esemplare patagonico del podice sabaudo oggetto dell’inseguimento del poeta.
In realtà, nessuno è stato ai patti, l’orologio, il poeta, il tempo, il podice sabaudo, l’amica pittrice, il bioritmo del poeta, il bioritmo e il passo del culo torinese, il calendario, la luna, le strade, la piazza, i portici, il cinturino del suo vestito, gli occhiali da sole, le scarpe, anche perché se la strada, come scrive Manganelli, è fatta sempre di quarti d’ora, ma quattro strade non fanno un’ora, fanno sei giorni, e lei con quel passo, essendo apparsa  che nel calendario era S.Gervasio, e allora sì che si è fermato tutto, ventitré giorni, quando si ripete lo stesso giorno del ciclo Fisico del suo bioritmo e di quello del poeta, non ritorna sui suoi passi, ma adesso quel passo è prima sotto i portici e poi, di nuovo, attraverso un mercatino rionale, ma attraversato come se fosse una piazza, come se il tempo stringesse, tra il cinturino e le scarpe, e la linea meridiana delle gambe, non sta fuggendo, né scappa, anzi le strade si accorciano, il percorso adesso è abituale, è come se stesse andando là dove in una settimana, al massimo, la sua vita sarà definita e quantomeno, il poeta se ne accorge e lo sente, è proprio adesso che lei si sta togliendo le mutande per catturare il tempo, il tempo del poeta , e costringerlo a stare in mezzo, tra il tergo, la carne e il suo passo, adesso, domani, sabato prossimo, il luglio che verrà, tutti i sabato, anche la domenica e il lunedì, sempre, tutti i giorni, tutta la vita.
by V.S.Gaudio


[i] Giorgio Manganelli, Centuria. Cento piccoli romanzi fiume, Rizzoli editore, Milano 1979.
[ii] Cfr. L’esemplare d’obbligo giudaico-torinese.La Stimmung con Thomas Bernhard sull’oggetto a del poeta che liquidò Aurélia Steiner a Torino, in Uh Magazine 2013/05
[iii] La parte araba del Diritto fatale di pedinamento[Asc.+ H - Mercurio], rilevata sui dati di quel 19 giugno, è nell’orbita dell’Ascendente del poeta-inseguitore alla Baudrillard, anzi pare che fosse proprio sullo stesso grado dell’Ascendente nel cosmogramma radicale del poeta.
[iv] Cfr. Jean Baudrillard, La suite vénitienne, in: J.B. La transparence du Mal, Ed.Galilée 1990.



 Quando fu sulla rampa delle scale dell’edificio attiguo alla Biblioteca
l’esemplare patagonico della Crocetta si immobilizzò come oggetto “a” 
simile alla “Miss Otis Takes Flight” di Kenton Nelson.