Il ciclo lunare e la mia città rubata │Stimmung con Yehuda Amichai

Wordle: la mia città del gaudio by v.s.gaudio

Per diciannove anni la tua città fu divisa
l’intera vita di un ragazzo che Dio chissà
quante volte avrà fatto vibrare il suo oggetto “a”
al meridiano e non chiamava quel transito
la battaglia dei Gesuiti nella sua quiete di allora
che nostalgia e che argot avrebbe potuto conoscere
se non dopo, passato un altro ciclo di Metone
e i nemici allora si capì che non solo il muro
avevano tirato su ma si erano spinti ben oltre
il mare, la spiaggia, la ferrovia e la via che ebbero
modo fin dall’inizio di intitolarla a uno sconosciuto
disperso o zingaro mentre c’era un disperso della
grande guerra che lui sì recava uno dei cognomi
più segnati del posto e quel Casimiro che, vai a vedere
negli archivi e nei fogli matricolari ora svelati dopo un
secolo, era davvero morto o sparito in guerra
e qui adesso con questa luna e tutte queste battaglie
dei Gesuiti e tutto questo sperma versato
sull’erba, sul pavimento, sulle pietre, contro il muro,
sulle terre di nessuno che erano le mie e con cura estrema
sono state impacchettate, dagli ombroni fattisi notai
e archivisti, contabili e pretori del traffico delle influenze,
con merda prima dei loro asini e dei cani e merda loro stessa,
sperma, orina, sterco di cavalli, sangue di porci
e dolorose dolcezze dei cicli lunari del poeta ragazzo
e poi adulto adesso che il terzo ciclo è andato via, altri
diciannove anni, da un pezzo io cosa posso amare
di questa città che non è mia, quantunque fosse stata
inventata per farmi credere che fosse almeno in parte
mia, o nostra, se ci metti colei che è stata amata,
in cui vivono tutti i nemici del mondo, i nemici che si
son preso il nome dei miei avi, si son divise le loro case
e le terre tutte e dove c’erano altre terre ancora che
prima andavano dicendo che non erano di nessuno
e poi furono accatastate a nomi ebrei e poi che le nostalgie
navigavano in cielo e veleni e morti e maraschini sono
scesi dal cielo ogni giorno io ho bruciato le immagini
di questo luogo della mia rovina e della mia prigionia
e prima ancora della rovina e della prigionia di mio nonno
e quando vedo un semplice ombrone, che prima aveva
il ciuccio e la bisaccia e adesso il ciuccio lo tiene nell’aranceto
rubato a mia nonna e la bisaccia se l’è messa in banca
nella comune che s’è fatto comune della repubblica,
che posso bruciare più, il mio stato di famiglia, o il mio
atto di nascita o semplicemente l’atto di battesimo
che non è una lettera d’amore e nemmeno un muro
divisorio, è semplicemente la certezza
che se avessi avuto il taglio del prepuzio sì sarei stato
confuso ma semplicemente queste paludi
non sarebbero state prosciugate
per essere occupate da tutte le pietre
e le merde infinite degli ombroni 
La mia città del gaudio e della merda degli ombroni
Stimmung con Yehuda Amichaiby v.s.gaudio