Il foro interiore di Natasha Romanoff™

Natasha Romanoff, è proprio lei che mi guarda dal suo foro interiore

Natasha Romanoff, quando mi guarda così, di tutte le meraviglie della natura, tolto un albero d’estate che è la più notevole per Woody Allen, e un nespolo, che è nello Zen dell’Arancia di Mia Nonna, ed è la resistenza e la malizia, con lo schema verbale  da scegliere tra questi tre: “non lasciarsi andare”, “non esporsi”, “camminare sopra un filo di seta”, fa un tutt’uno con il totale dello Zen dell’Arancia, tesa com’è tra la giovinezza che disseta e la maturità che nutre, guardatela, Natasha, che fa? Estingue la sete, sorseggia, assapora, gusta. Il suo sguardo è la muta testimonianza non di un’intelligenza più grande di qualsiasi altra che esista sulla terra, è semplicemente la meraviglia speculare del poeta che esclama: “Cazzo, sta passando il mio oggetto a al meridiano e guardatela, cammina sopra un filo di seta, tutta resistenza e malizia, solo Dio può aver creato Natasha Romanoff!”


Visto nel silenzio del Giardino di Mia Nonna, questo sguardo tra carne, estraneità e foro interiore parla al mio inconscio, e lo fa parlare, ma essendo la parola interdetta quella più carica di Unheimliche, il poeta, d’altronde è lui che parla ed è sempre lui che è il soggetto che avvista la meraviglia, riconosce in esso l’estraneità del mondo, in cui quella carne, la carne di Natasha o Scarlett che sia, è abitata, ma per interrogare così il mio foro interiore, io sento che lei sta costruendo ed errando, questa passione del suo foro interiore è la meraviglia della natura, non si lascia andare, sorseggia, non si espone, gusta, cammina sopra un filo di seta, estingue la sete del visionatore e del poeta.