V.S.Gaudio ░ Anatomia e Poetica del Rovescio del Cielo




La Stimmung del rovescio del cielo
di Gigliola Carretti

1.
quello che c’è nel segno in cui all’arco del braccio
e del polso e della pressione di entrambi sul foglio
di 5 metri per 1,5 è la curva del tempo
che ha intervalli che di pagina in pagina
sono il ritmo fisionomico del corpo del modulo
di stanza in stanza dalle carte bianche della prima
ai cristalli appoggiati sul pavimento della terza
passando per gli otto cartoni tipo Schoeller
ciascuno di cm 50x70 lungo le pareti della seconda stanza
questo tuo corpo e questi tuoi movimenti legati
all’arco del braccio, del passo, della pressione del pondus
che riempio ad un tempo occupandoti lungo lo spazio
del rotolo in carta fino a questa situazione liquida
della memoria così come si va dal tuo modulatum[1] dell’80
in 49 esemplari del Piombino di Alessandria al mio triangolo
d’oro in 99 esemplari che nell’84 lo sigillò a settembre[2]
come se l’ombra compatta del tuo corpo fosse
la luce che il corpo lascia parallela al grido
che getta il foglio ai margini dove lo sguardo si fa fuoco

2.
il cartone tipo Schoeller spinto dalla pioggia che copre la città
a settembre che è il tuo mese e quello della Bardot che si incrociano
ad angolo retto come le linee dei fatti che tagliano un libro
che cosa afferra il corpo vicino all’acqua?
3.
l’autunno si fa blu distanza dell’alba
e avvicina l’orizzonte un po’ vicino alla
successione mobile che sprofonda nella campagna
dove ti seguo fianco a fianco pagina dopo pagina
perché sei il corpo della figura che all’orizzonte
talvolta sulle gambe talvolta sul podice o altrove
finisce sempre dove ti tocco un po’ dappertutto
da ogni lato adesso che cammini, attraversi la camera
dove un albero messo fuori dalla foresta sulla strada
oppure quando pieghi il segno fino alla responsabilità dell’ombra
luce o pagina di scrittura o gnomone
che à chaque caresse ha la plastica assoluta indifferenza del tocco
della Bardot, che se per come tu ne condensavi il senso
lei a scansione di tappo di stanza in stanza la ritroviamo
che cammina sui cristalli e sulle carte bianche così simile alla parola
trattiene l’autunno del bianco tra le chiappe[3]

4.
oppure l’alba trascina amore
incrocia l’orizzonte che lega la linea e il sogno,
il tuo corpo e l’anima al limite nudo di un orlo,
su per le scale nel campo in cui l’occhio
di fronte al testo è nella piega del sole che non ti tocca

5.
una pagina ci separa da una pagina e non c’è tempo
per fare un diagramma del tuo passo e del mio esserci
adesso che mi ritrovo l’analemma esponenziale del tuo fantasma
una singola riga del bioritmo fisico parallela alla risonanza
e all’emotività un po’ sul 12, che è proprio questo
che bisognava fare metterlo in funzione un po’ tra le stanghe
un po’ prima che fosse la primavera a mettersi in ginocchio
come la giumenta di compare Pietro

6.
l’anatomia del corpo rapportata all’immaginario, il prelievo
di un segno centrale che viene ripreso specularmente
tanto che la tua luna è come se fosse per antisci
il mio sole , o, è questo il sema che conta, il tuo Marte
venisse un po’ prima del mio mezzopunto Plutone/Mercurio,
il tuo pondus che riempie il mio fantasma
occupando lo spazio lungo il rotolo in carta
inginocchiato sul divano o, meglio, sul letto per fare il 40[4]
con l’arco del braccio che dapprima voltato verso l’esterno
si rovescia quindi più giù dove il miele unge l’alfabeto del mio corpo

7.
non era la giumenta di compare Pietro che doveva mettersi in ginocchio
né tantomeno farsi rocambole di Milano, o di Torino
un poco per volta pagina dopo pagina e non seguendo
una logica preordinata, c’è un modulo di intensità diverse
secondo serie numeriche progressive, un ritmo
che condensa in motivo e tema l’energia, questo dissolversi
della libido con andamento orizzontale, che va su
e giù un paio di volte prima che il crepuscolo bagni
la città più a sud dove il vigore e l’incanto del peso
sono ancor più intrisi dei segni del piacere che
sta arrivando insolente come un segreto gaudio
che ruzza mascherato ed esoterico, lascivo sibarita,nello gnomone
di un podice che ha l’anatomia patagonica
del fantasma esponenziale del poeta


8.
dentro di me sdraiato al tempo dovuto il sole che
dopo la mezzanotte si alza verso l’oriente e la latitudine
si allarga, amplia dentro di te
che fiumi sono questi, quali foreste che miriadi di abitazioni
piene di abitatori si allungano sulla terra
il tuo passo pieno di musica e pieno dell’essenza della donna
womanhood, avrebbe detto Whitman
pieno della gioia del mio spirito, lungo l’asse verticale
non basta avere questo tempo determinato
avrò il tuo Giove e Mercurio al fondo del cielo e tutto il
gioioso vagabondare per campi e colline, l’umida
fresca quiete del bosco, the saddle, the pressure
upon the seat, the gallop o the joy of that vast
elemental harmony of womanhood podex

9.
dentro di me questa attrazione che va oltre quella precedente
fiorisce di più di quella della giovinezza
discende su di me e si alza da me
O the joy of my soul leaning pois’d on itself
my soul vibrated back to me from them
from sight, bearing, touch, reason, articulation, comparison,
memory, and the like
il mio corpo fatto di materia, il mio corpo materiale
che alla fine ama, cammina, ti abbraccia, ti prende
dentro di me questa sovrabbondanza del tutto, che non ci sono confini
emergere ed essere del cielo, del sole e della luna e dei punti
sensibili arabi che volano in un bel luogo lungo la riva
a spruzzare acqua,la gioia del lieto giorno che irraggia
dentro il tempo in cui il pianeta ruota, nel tempo in cui cade la pioggia,
nel tempo in cui cresce l’erba
dentro il giorno più lungo in cui il sole ruota e non tramonta per mesi
fino all’estremità della mano su di un rotolo di carta bianca
lunga da 4 a 10 metri dentro di te zone, mari, foreste, vulcani,
arcipelaghi, le grandi isole delle Indie Occidentali, lungo l’arco
del braccio, del passo, della pressione corporale
si allunga la longitudine, ti estendi dentro di me dove la terra
è più gonfia lì si avvolge il caldo equatore
a nord e a sud ruota il meridiano trasparente
e ricettivo e che ci fa da bilancia dei mari che
si mescolano, delle nuvole che mattino e pomeriggio
avanzano in alto, delle felici onde che rotolano una
sull’altra e si spruzzano l’un l’altra

10.
i movimenti che legano l’arco del braccio al tuo passo sono
le linee dei fatti quando s’incrociano rappresentano così
una serie di rette tagliate ad angolo ottuso come se fosse un filo
questo meridiano che all’orizzonte dentro la città
così in alto si leva il tuo corpo e lo afferri facendomi
camminare vicino all’acqua dove può cadere prima di riprendersi

11.
sui fogli lungo le stanze queste righe parallele
perpendicolari a ogni parola nello stato in cui le troviamo
anche più tardi in un altro foglio qua e là col cartone
bagnato sospinto dalla pioggia che copre la città
il sole che in quel momento si sta levando senza luce
e senza vento così grigio di terra io vedo linee più blu
dentro dove sono più vicino al frutteto di fuori nell’acqua

12.
è sorprendente come l’alfabeto del tuo corpo sia come queste
mie linee della prosa sul fiume che sta lì in fondo
alla strada un po’ dans la bouche tu te tourne vers moi
e come la strettezza del tuo bagliore didonico tenga tutto
il mio tempo intanto che la luce ascende o camminando dentro
sotto ogni riga il sole in qualche modo in lontananza scuote
il parallelo del crepuscolo nel mattino in cui
il tuo fantasma esponenziale ha l’anatomia del poeta
che si è fatto durata come un cartone bagnato sospinto dalla
pioggia che umetta lo gnomone che in quel momento si sta
levando stretto al mio 79

13.
per questa bocca che contro la bocca con l’acqua
che giù in cui sto remando fino al punto di entrare
e questo tuo arco che è spessore del corpo
e limite della carne se non l’aria respirata
segni qua e là come in tutti i sensi incollato
alla curva il battere dei colpi mischiato e stretto
e ti si soffoca in gola o soffia sopra il fiume
in ginocchio in un modo che sul divano possano
essere respinti passaggi e passi e lavoro nell’acqua
e grida tutto ciò che taglia ad angolo retto
tra sudore e biancheria e gira di lato il sole
irrorato che per bucare l’acqua, muscoli, dita,
bocca non bastano, né il tappo della Bardot
l’anatomia del corpo adesso è nella 16 che incula l’orizzonte

14.
al punto in cui si je dois tout caresser
che prima di essere nella calma della dimora
a metà strada in cui non ci sono più le feste
della stessa età e della stessa adolescenza
in questa chiazza leggermente inclinata sul podice
là dove manifestano i segni della più vistosa
dissolutezza, inginocchiandomi dietro di lei,
il rovescio della cinese nella bellezza delle prodezze
fa del 79  cammin facendo la numero 16[5] che ha
un grado in meno del 17 di Marte in cui il podice
non sta sui talloni ma più in alto come nella Rocambole
di Milano che realizzata in condizioni favorevoli anche
dal punto di vista della musica e del bioritmo fa 40
anche a Torino senza che il vestito, o la gonna grigia,
sia la pianura in cui la giumenta di compare Pietro
inscena quel capolavoro di puntualità che è la 12
per questo passaggio in cui andrebbero benedette le folle
salutando con le loro teste immancabilmente un giorno
sarà possibile che si venga per allagamenti in questi
terreni morbidi lungo una linea di galleggiamento
l’elastico delle sue mutande in questa notte propizia
e la consistenza del suo Po nel paese dei
vestiti e delle pianelle il poeta ha l’asse verticale
in culo al fondo cielo nelle acque della primavera del 79

15.
oseresti tu, anima, uscire con me
verso il luogo voluttuoso della memoria
dove non c’è terreno che i piedi possano calcare,
né un sentiero da seguire?
dove tutto si richiude e ballo e canto
e polvere e grido, e rosso e giallo
il blu che si scioglie lontano sulla linea
e l’acqua è dentro il buco del tuo ritmo
oro o argento che va in fondo e cola
passa tra giuntura delle gambe e biancheria,
seta tesa tra ventre e podice lì sopra
la gonna che con la camicetta è inzaccherata pregna
del tuo corpo sintassi pieno
di gemiti e grida, tra collo e culo, linea
continuamente resa ellittica in questo hic et nunc
perenne parentesi e presenza
fino alla stretta indicibile tutta rinchiusa
sull’acqua e sotto le dita quando ti riempi
della mia assolutezza come se fossi la Bardot
negli esercizi di passo avec le bouchon
du champagne de son Département du Bas-Rhin



16.
il rovescio del cielo, e come tallone e spirito, e
qui nel centro delle tue ginocchia in questo
candore di seta e di nailon la cui cucitura
su per le scale è come un’adultera occasione
che cola financo in cantina appena l’angolo
per l’anima si fa lettera, coseno in cui
venendo con questa brezza si scrive o si spruzza
inginocchiato per spingere con vigore a lei getto
una definitiva fissità che per taglia e secrezioni
le trou de nos pataugeages de plus en plus en face
du vers qui se termine et encore qu’il me soit permis
de l’aire moite et chaud qui s’infiltre depuis l’extérieur,
que c’est donc en mêlant les signes sous son  mont
dans le vaste in-folio de l’artiste
nelle gocce della pioggia facendo camminare la testa in avanti
lei avrebbe preso in parola i miei versi
(...)


                                                                          Il podice 9-5[ nella tipologia Falmer(vedi:V.S.Gaudio,Il paradigma indifferente©2000) ]di Brigitte Bardot in scena: “En cas de malheur”(1958) di Claude Autant-Lara: l’arco freccia verde acqua connette il punto 27 di Giove-Mercurio(=207) dell’attrice con il grado 47 di Marte(=137).Cfr. i riferimenti di cui alla 6.e alla 8. La congiunzione Giove-Mercurio ,nel cosmogramma della pittrice, è sull’esatto punto del Fondo Cielo; Marte invece si leva nel crepuscolo del mattino. Straordinaria la correlazione dell’analemma esponenziale sull’Ebertin a 90° e le proiezioni connesse ai movimenti del corpo su quattro assi di cui alla dichiarazione di poetica della pittrice riportata qui sotto. Ed è sorprendente come anche nel Rapportatore Aquino, sia l’arco freccia che connette il grado 207(Giove-Mercurio  al Fondo Cielo)con il grado 137 di Marte della pittrice che la retta di connessione del punto 207 con la Luna al grado 62 ,verificati in questo fotogramma-analemma dell’attrice francese, abbiano un’assoluta specularità con la poetica indicata.[6]






Gigliola Carretti, nata a Firenze il 28 settembre 1934, ha vissuto e lavorato a Torino, dopo aver frequentato il liceo artistico e l’accademia di belle arti della città sabauda, in cui  ha successivamente insegnato al liceo artistico. Mostre personali a Warwich,Cuneo, Torino(Martano, 3 A ), Cuneo(Studioerre),Bologna(Fabybasaglia).Segnalata Bolaffi nel 1978.

”L’alfabeto del mio corpo, mediante una proiezione- registrata con un carboncino all’estremità della mano su di un rotolo di carta bianca lunga da 4 a 10 metri – di movimenti legati all’arco del braccio, del passo, della pressione corporale. Oscillazioni diagrammate di una proiezione fisica non della totalità del corpo, ma di una selezione di movimenti: orientati sui quattro assi, di cui due posizioni tendono alla verticalità, e due all’orizzontalità. Il passo segna la dimensione temporale che ne risulta ritmata; l’arco del braccio dapprima voltato verso l’interno,  si rovescia quindi e si apre verso tutte le direzioni. Il mio corpo traccia movimenti e “riempie” un tempo, occupando lo spazio lungo il rotolo in carta. Dopo questa verifica, la registrazione della situazione corporale viene memorizzata, mediante il prelievo di un segno centrale che viene ripreso specularmene e aperto in tutte le possibili direzioni:l’anatomia del corpo rapportata all’immaginario”:
Gigliola Carretti[7], dal catalogo della 27a Mostra d’arte contemporanea di Torre Pellice, a cura di Mirella Bandini, 1976.
Locandina della recente mostra Il segno forte alla Civica Galleria d'Arte di Torre Pellice:
il particolare è tratto da un'opera di Gigliola Carretti


[1] Gigliola Carretti, Modulatum, 63 pagine, tiratura in 49 esemplari, edizioni del Piombino, Alessandria 1980; cfr. anche: Eadem, Ritmico, 49 tavole, Arte Centro e Martano, Torino 1978.
[2] Cfr. V.S. Gaudio, La Stimmung con Marcelin Pleynet, Les lignes de la prose, illustrazioni di Alberto Ghinzani, 27 pagine, tiratura in 99 esemplari, edizioni del Piombino, Alessandria 1984.
[3] Cfr. quanto riferì Marta Marzotto a proposito del podice di Brigitte Bardot, a cui la musa di Guttuso attribuiva il trofeo per il deretano migliore:”una volta le chiesi come faceva a mantenerlo in forma così perfetta. Mi rispose che come ginnastica ad hoc girava in casa con un tappo di champagne stretto tra le chiappe”(“Il Messaggero”, 18 luglio 1996). In merito verifica come sia l’opposizione tra primarietà e secondarietà  a rendere come significanti somatici il culo e le gambe per movimento e proporzione, in:V.S.Gaudio, Oggetti d’amore, Scipioni bootleg 1998 Tavola del Significante Somatico, pag.90.
[4] Questa storia arcana dei numeri, dal lato del tempio della voluttà se si è con la testa rivolta alle scale e dall’altro con la mente e il corpo semicurvi nella camera dell’alfabeto dei Rosa Croce, se per la pittrice ci rende l’assolutezza nemesica del 40 – come se l’inflessione dei giunti ,tra i rettangoli dritti,lei stessa piegata, ma verso il suolo, al suo peso aperto sulla linea dei beni - , per il poeta il numero reso è il 35, che, in quello che fu il catalogo delle posizioni per il clero di Francia nel 1790, è le factionnaire, la garde, in cui si lascia la porta semiaperta e con la testa rivolta alle scale lei si appoggia allo stipite dando l’arco del corpo al poeta che le solleva la gonna al punto in cui si curva nella stanza e, sotto, lo pone prima dell’inflessione dei giunti, tra i rettangoli dritti poiché è alla giuntura delle gambe che il podice viene lui stesso piegato ma non verso il suolo, nella linea più alta della sera nel momento in cui le forme si mischiano, in cui ce trou  qui laisse voir va jusqu’au gris, au fond de lignes qui déjà sombrent longeant le soir de soie, de laine et d’air. Il percorso ritmico che si sviluppa ha una dimensione temporale che è segnata dai movimenti dell’artista: come la macchia di Lacan, l’inchiostro lascia tracce incancellabili del tempo che viene scandito da questa serie progressiva di numeri che, nell’opera, segnano lo svolgimento ritmico dei percorsi e, nell’atto, in questo diagramma-scrittura dell’analemma esponenziale del fantasma, possono essere letti, da sinistra a destra, una pagina dopo l’altra, per successione diacronica, ma anche sincronicamente: commutando alcuni singoli righi paralleli della 40 o della 35, ad esempio il 4, che c’è, nella serie dei numeri dell’artista [nome e cognome 29, grado segno 4, segno solare 7], specchia un po’ il 35 del poeta per questo stare a mezzo letto, sul bordo, mantenendo un movimento periodico dell’arco del pondus; così come oltre il 4, che c’è pure nella serie dei numeri del poeta, il suo 28 rispecchia sia il 35 che il 4 , se si vuole, anche il 40, per come l’artista si debba piegare sul ventre -  che può essere appoggiato su un piano o su un grande foglio di carta in modo che le proiezioni dei movimenti legati all’arco del pondus e alla pressione corporale del poeta scrivano la macchia dei colpi ritmati, la memoria dell’atto e del gesto – stando con i piedi per terra.
[5] In questa specularità del 79 che, come somma cabalistica, si fa 16(7+9), sottentra anche l’ indice del pondus di chi è oggetto della Stimmung: che è pur’esso 16, perpendicolare all’arco 12-20 che comprende l’indice Alto: h 165 - [peso 59 + hips 90=] 149 =16, che come  si può evincere dalla Tavola dei Tipi Morfologici  alle pagine 72 e 73 di V.S. Gaudio, Oggetti d’amore, ed. bootleg cit., è l’indice del pondus solido e pesante, costante e fermo, assolutezza anonima della misura ponderale più rigorosamente equilibrata, come se la misura stessa del pondus, l’anatomia del corpo, fosse la misura bioritmica dei movimenti legati all’arco del braccio, del passo e della pressione corporale che producono i grafiti della sua opera, ovvero la ponderalità del suo immaginario, che fa 16 , dunque, il rovescio del cielo.
[6] Curiosa ma sintomatica la commutazione di “podice” in “codice” fatta da “Carte Segrete”: ”In quanto a natiche, cfr. il codice di Sofia Loren (che ha Mercurio e Giove in Bilancia, Marte in Leone accentuerebbe la natura “callipigia”: vedi, a tal proposito, la donna Leone in Miroir d’Astrologie) o quello dell’operatrice visiva Gigliola Carretti che, guarda caso, è nata lo stesso giorno in cui ha visto la luce Brigitte Bardot”: Max Jacob, V.S.Gaudio, L’altro specchio dis’Astrologia, “Carte Segrete” n.47, Roma gennaio-marzo 1980; pag. 173.
[7] Vedi anche quanto scrive V.S.Gaudio mettendo Ritmico di Gigliola Carretti in: Bazar, scaffale degli anni settanta, “Fermenti”n.211, Roma 1995:pag. 132.


٭[Una pagina del 1979 di Gigliola Carretti(grafite su carta)sulla scena-pagina 
di “En cas de malheur” con il pondus della Bardot]٭


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