 Silvia Crocetti nel subway di "Shame"...






Se il personaggio di Lucy Walters 
fosse stato quello di Silvia Crocetti e 
l'escalier dell'école quello del subway:
La marca della transustanza: qualcosa è enumerabile, il fantasma è colmo





Elle sait qu’il la suit.
Elle sait.
Il l’a déjà fait.
Il, Alain Bonheur, sait suivre la femme qu’il désire, d’assez loin afin qu’elle s’exaspère un peu plus qu’il ne faudrait.
Il les préfère aussi, lui :
à Turin , Silvia Crocetti, il 13 luglio dopo quel 19 giugno della  “main-gervaise “, quando riapparve sotto i portici di via Cernaia e, poi, per il corso Siccardi, a lato del mercatino del martedì quasi chiuso e vuoto dell’estate, quasi alla stessa ora del 19 giugno, ma ora lui la segue da lontano, sa seguire la donna che ha toccato il 19 giugno, abbastanza lontano da farla esasperare un poco più del necessario, Silvia Crocetti quasi sul bordo del marciapiede centrale su cui ci sono le bancarelle, nella sua tesa precisione per come si delimita, si staglia, quasi si arresta o sospende il passo, au comble, comme il la veut, de l’exaspération  venue de ce qu’il ne l’ait pas encore rejointe, perché il passo del poeta è rimasto calmo, uguale? Non arriverà a toccarmi, perché è questo che sta aspettando Silvia, quando mi toccherà mon corps?
Quasi si ferma, svolta in via della Cittadella, eccola sulla scala dell’edificio a fianco della Biblioteca Civica, dove ogni giorno il poeta è di casa e dove mai aveva visto Silvia Crocetti, e Silvia Crocetti del 19 giugno al mercato della Crocetta, ora è lì che entra, in una scuola, eccola sulla scala, illuminata, quasi ferma, sur le pas du désir, che Alain Bonheur sta ascoltando.
Il poeta questo qualcosa sta ascoltando:
le dernier pas du désir, la sospensione, o l’esasperazione,dell’ultima posa,
l’ultima piega del passo, l’ultima luce dello splendido pondus della longilinea mesomorfa sabauda.
L’allure-tratto che riempie il nulla che c’è attorno,il n’y a persone,là, la voici dans un escalier qui,lui, est dans le soleil. Verticale, au comble du désir.
E’ questo che è venuta a fare Silvia Crocetti il 13 luglio successivo al tocco-kairos del mercato della Crocetta, a far vedere il corpo, e “per far vedere un corpo bisogna o spostarlo, rifrangerlo nella metonimia del suo vestire, o ridurlo a una delle sue parti”[1]:
si è spostata, dalla Crocetta alla Cittadella, dal luogo in cui è avvenuto il kairos al luogo in cui- il poeta se ne avvederà dopo, con l’esprit de l’escalier, quando lei, au comble della misura sull’escalier, entrando nella scuola, definirà la sua traccia – il kairos può avere una storia poiché è lì che l’identità di quel corpo può, potrà, essere definita.
Il poeta si ritrova allora in tutta la felicità d’enunciazione, come il monaco Severin che trova a Justine “una decisa superiorità nel taglio delle natiche, un calore, una strettezza indicibile nell’ano”[2], l’individualità immediata di linguaggio di Silvia Crocetti è questa decisa superiorità nel taglio del dorso, nella sua totalità, dall’apice delle spalle alle natiche, e delle gambe, una consistenza morbida che, in toto, fa vedere la transustanza del corpo longilineo-mesomorfo, illuminato dal désir e dal sole urbano meridiano, perciò “totalmente desiderabile e assolutamente inaccessibile” con quel po’ d’isteria, che c’è in ogni mostrarsi, che sta combattendo quel po’ di feticismo che è nel ritaglio stesso del désir, che sarà la frase scritta del poeta[3].
E’, quando Silvia Crocetti, all’ultimo gradino dell’escalier, un po’, un attimo prima che il portone della scuola non faccia più vedere il suo corpo[4], che il sole è meno verticale, e che da una finestra il paesaggio si addolcisce, un fléchissement de la chaleur se produit, che il désir était fait, il fantasma è colmo, la passione è netta, non è né deformabile, né trasformabile, né riducibile, né misurabile, né sostituibile: non è una forza, come in Fourier è un numero: questo corpo in Rue de Boigne o alla Cittadella sur l’escalier de l’école è questa monade felice, franca,naturale, che va solo combinata fino a raggiungere l’anima integrale del Poeta, corpo transustanziale di 1620 caratteri in Fourier ma corpo sabaudo di 170 centimetri e 138 libbre, con un indice del pondus di 17,5, che, in movimento, à Turin, o à Chambéry, lì Silvia Crocetti e qui Silvie Crozet, fa  forse 1620 metri perché la passione del Poeta abbia il numero dei caratteri fourieriani?
Non è l’immaginazione del particolare che definisce specificatamente il fantasma, almeno non è l’immaginazione del particolare somatico, per questa finezza fisica che passa e che è lì sospesa tra il tocco del 19 giugno e il farsi vedere del 13 luglio, c’è tutta la luce che ha fatto passare la pura venustà dell’anima integrale.
Il suo esserci, l’esserci del corpo di Silvia Crocetti, è questo che ha fatto. Si è fatta saturazione stessa, riempiendosi come una frase d’espansioni, incisi, subordinate, determinanti, come nell’erotica sadiana, in cui “resta sempre un supplemento di richiesta, di desiderio, che si tenta illusoriamente di estinguere, sia ripetendo o permutando le figure(…), sia coronando l’operazione combinatoria(…), con un senso estatico di continuità, di copertura, di per fusione”[5].
Si è fatta inondazione, per l’erotica sadiana, e numero, per l’erotica fourieriana, è questo il corpo illuminato che c’è nel fantasma irreprimibile del Poeta:
Silvia Crocetti enumerabile, per i suoi 170 centimetri, i tacchi da 2 pollici, il pondus da 17,5 , in ragione dei 35 pollici e ½ dei fianchi e dei 62 chili e ½ del peso;
Sylvie Crozet enumerabile, per i suoi 167 centimetri e ½, i tacchi da 2 pollici, il pondus da 17,5 in ragione dei 35 pollici dei fianchi e dei 60 chili del peso.
Il numero è esaltante, non perché ingrandisce, ma perché demoltiplica e combina, immediatamente si fa statura, peso, pondus, in movimento, del desiderio, che, perciò, va misurato in passi.
Per questo, Silvia Crocetti e Silvie Crozet, questi nomi propri del desiderio hanno un numero, un numero che garantisca l’immoralità dei rapporti umani e la disponibilità del fantasma, ovvero il calcolo del Bonheur.
Che non è come il “calcolo del piacere” fourierista, che si ritaglia, la cui cerimonia emblematica sarebbe, come scrive Barthes, l’orgia di museo[6].
Silvia Crocetti e la sua omonima Silvie Crozet non ha da esprimere solo un ritaglio, un feticcio, né ha da soddisfare una determinata mania.
Il calcolo del Bonheur, che è sempre dentro il desiderare troppo, a patto che questo sia in rapporto alla grammatica del désir del Poeta, riguarda l’anima integrale, cioè non si potrà mai contabilizzare, in merito a Silvia Crocetti e alla sua omonima di Chambéry, particolari, ritagli, rilievi, dettagli, curve da investire, ma si calcolerà la totalità della pratica fantasmata, perché i due oggetti saranno inondati totalmente e virtualmente in una totalità di posizioni senza particolari picchi o ritagli.
L’assolutezza anonima della transustanza somatica savoiarda, fattasi corpo in Silvia Crocetti a Torino e in Silvie Crozet a Chambéry, richiede tutta la virtualità dei possibili, non ha bisogno di cercare una marca, che deliberi sulla binarità, essendo la marca in assoluto ha il paradigma dell’ebbrezza della mente, in cui il Bonheur supera le possibilità –singolari ed enumerabili per dettaglio- intraviste dal desiderio.
 da:
V.S.GAUDIO · CHAMBONHEUR
Le Bonheur Chambérien © 2006




[1] Roland Barthes,Sade II, in: R.B., Sade,Fourier,Loyola,trad.it.Einaudi,Torino 1997:pag.115.
[2] E’ quanto riferisce Roland Barthes,ibidem. Va da sé che nella transustanza del corpo longilineo-mesomorfo il poeta stia ascoltando proprio quella “strettezza indicibile dell’ano”, che è carattere essenziale e profondo in un corpo che mostra, espone in superficie, la morbidezza sabauda
[3] Cfr.Roland Barthes,ibidem:pag.116.
[4] Trattandosi, ormai è evidente, di una scala esterna, scoperta, essendo perciò “un escalier en hors-d’oeuvre”, questo “di più”, che è là in alto, non può che, davvero, costituirsi come l’”anticipo”, hors, di un désir che sarà lassù, au haut, in cima, de l’escalier, alle scale.
Il farsi vedere di Silvia Crocetti è davvero al culmine della saturazione, dalla Crocetta in cui tutto è orizzontale, al piano dell’interazione, mette il corpo in alto, culminazione del passaggio al meridiano, “hors-d’oeuvre” che si qualifica per ciò che è: opera di più, transustanza, morbidezza del dentro che è tanto colma che viene fuori. Silvia Crocetti: elle est le corps au gré plus haut de l’escalier, l’oeuvre che è fuori, œuvre-hors più che «hors-d’œuvre ».Opera fuori, al grado più alto, il corpo della morbidezza sabauda che è venuto a farsi vedere au gré plus haut perché  le-colle le désir e entrando all’cole sarà le colle-désir, le fantasme qui se colle, il “fantasma irreprimibile”.
[5] Roland Barthes, ibidem: pag.117.














[6] Cfr. Roland Barthes, Fourier, in: R.B., trad. it. cit..pag.71.
La cerimonia emblematica, per il calcolo del Bonheur( l’abbiamo già vista in: Silvia Crocetti all’Atelier pédagogique in primavera) è quella che potremmo chiamare le bonheur-école che, scampanellato col batail-cocombre all’Atelier Eureka, fa rintoccare il paradigma sociale della signora sabauda:
T) qui, entra all’école
e colma il fantasma del Poeta;
C) lì, a Chambéry, all’atelier pédagogique
fa all’école le bonheur,
c’est-à-dire le bonheur « le-colle ».
Tanto che, voluttà du Jumelage, possiamo invertire le funzioni :
T) qui, entra all’école
perché le Bonheur “le-colle”(sente il piacere che s’incolla);
C) lì, all’école sta ricolmando il fantasma turinois del Poeta
che “le-colle”(l’incolla, la tromba).