TRE MODELLI DI NEW GOSSIP


TRE  MODELLI DI NEW GOSSIP  IN VERSI
AD USO DEI CRONISTI DEL SETTORE



I. Michelle Pfeiffer , Sharon Stone e il mistero
dell’Istromento del Gaudio Immenso di Eric Berne
di
  DOMENICO  LUIGI BATACCHI*
inviato di  Novella in Versi


II. Abbiamo temuto che Michelle Pfeiffer annegasse del suo piacer dentro il mar!
Canzonetta di 
PIETRO BURATTI**



III. Un cannocchiale per Sharon Stone
Sonetto  di
GIOACCHINO BELLI***


Il  NEW GOSSIP  predilige la LINEA - STONE: basta con le cronache romantiche e mielose, allusive e parasentimentali.
Il New Gossip apre una nuova era nella cronaca rosa: con Batacchi, Buratti, Belli, Baffo, Tempio, Porta, il nuovo Settecento fa luce sui misteri del sesso e delle coppie vip.
La  Linea–Stone corteggia le coccole del cotale, basta con l’alludere sottile a un rapporto tra A e B, rilevato da una semplice foto a Porto Cervo: il New Gossip allunga le mani e palpeggia, prende e smanetta, fotte e s’infratta.
Il New Gossip dice che se “se po’ ddì mignotta” si dica “mignotta”; che se “se po’ ddì ciavatta” si dica “ciavatta”.
Il New Gossip è la cronaca vera sugli armeggi della potta e dell’arnese.
V.S.Gaudio ha depositato anche modelli regionali: oltre allo Stile-Porta per i lumbard e allo Stile-Baffo per i  veneti, c’è il Modello-Tempio(LU  CUNNU E LA MINCHIA) per chi vuole cronache rosa in siciliano, il Modello-Giovanni della Casa per il Mugello e il Modello-Salsiccia del Tasca per i toscani, nonché, novità assoluta, il Modello-Duonnu Pantu(LU MISTERU DI STA  MINCHIA)di Aprigliano per la Calabria della “Cunneide” e della “Cazzeide”.

*DOMENICO LUIGI BATACCHI, Pisa 1748-Orbetello 1802: figlio di un nobile decaduto e scioperato che mandò in rovina la famiglia. La sua produzione letteraria comprende venticinque Novelle in versi, la Rete di Vulcano e lo Zibaldone.

**PIETRO BURATTI, Venezia 1772-Sambughé 1832: oltre settantamila versi, sia in dialetto che in lingua italiana, eleganti e scurrili, oscenamente utili per i cronisti del New Gossip. La canzonetta, che gli serve per il New Gossip, è conservata nel piccolo Enfer della Biblioteca Nazionale di Firenze.

***GIUSEPPE GIOACCHINO BELLI, Roma 1791-ivi 1863: scrisse 2279 Sonetti romaneschi, che possono essere utili ai nuovi cantori del New Gossip, autentici “fijacci de ‘na mignotta”.






  
I. Michelle Pfeiffer, Sharon Stone e il mistero dell’Istromento del Gaudio Immenso  di Eric Berne


Michelle Pfeiffer, al tempo di Catwoman[1],  cela l’istrumento,
Catwoman arrossisce e fugge come il vento.
Interdetta, «di bellezza era un portento:
più bianche avea le guancie del ligustro,
la rosa starvi non potea al cimento;
eran lunghi e biondissimi i capelli,
e gli occhi verdi e furbi al par che belli.
Dolce contrasto col pudico velo,
già  due poma facean mature e intatte,
qual neve appena al suol cadde dal cielo,
bianche,disgiunte e come al tornio fatte,
la cui veduta a ogni fedel cristiano
rendea convulsi i nervi della mano»[2].
Accadde che Michelle vede, durante le riprese del film, 
Eric Berne[3] «che in man si tenea l’uccello,
cui leggermente stropicciando stava, e un tal veder le par 
sì bello, che a bocca aperta più non respirava;
Eric si volge usa, sbigottita,
col fazzoletto in man, tosto ritorna
da Sharon Stone, che a parlar l’invita,
e saper vuol che mai da lei distorna
la primiera dolcissima allegria;
tace Michelle e arrossisce tuttavia.
Insiste Sharon, e saper vuole,
quale accidente ha un tal rossor prodotto,
e dolce la rimprovera e si duole:
Michelle proferir non osa motto.
La quale,cento volte interrogata,
gli occhi rivolse con incerto giro,
abbassò il capo ed esalò un sospiro.
“Oh, cara Sharon, oh cosa vidi mai!”
esclamò quindi,sorridendo alquanto.
“Di là dal praticello io me n’andai;
e vidi…oh!...vidi, a un vecchio sorbo accanto,
Eric…Ma perché dirtelo bisogna?...
Ah, lasciami tacere: io n’ho vergogna!”
 “Eh, tu sei pazza”,Sharon disse, “Oh via!
Codesto tuo timore è una freddura”.
“Eric…” l’altra soggiunse, “oh, Sharon mia!
aveva un coso in man da far paura…
un coso…non mi viene or nell’idea
un paragon…che nerchia mi parea.
Aveva sbottonata la brachetta,
donde un negozio smisurato uscìa.
Quando mi vide lo nascose in fretta;
appena il vidi son fuggita via…
Ma, benché lungi or l’abbia agli occhi miei,
al natural dipinger lo potrei.
Guarda, soggiunse Michelle, e in man prese uno stecco,
e sulla molle terra disegnando:
“Eric in man teneva ‘sto grande stecco,
e l’andava scuotendo e dimenando…
Ahimé! Sharon mia, da che l’ho visto,
sento il cor…non so dir, se lieto o tristo.
Oscuro pel qui lo ricopre in fondo,
e , come vedi, estremamente ingrossa,
lungo qui sorge, tutto bianco e tondo,
fino alla testa violetta e rossa…
Qui, non che di mobile tenea
Eric, che alzare ed abbasar facea.
Io, nel mirarlo, mi sentiva il core
più dell’usato palpitar nel seno;
e un misto di piacer e di timore
l’agitato mio spirto avea ripieno.
Mi pareva…e il guardava paurosa…
d’averne a far qualche gioconda cosa.
Ma che sarà quel coso lungo e tosto?
In tanta agitazion perché mi trasse?
Perché con tanta furia l’ha riposto?
V’è qualche bando che non lo mostrasse?
Perché fuggii ? Cos’è quel sentimento
ch’or mi sembra un piacere, or un tormento?”
Sharon sorrise, ed: “E’ quel che vedesti”,
rispose a lei, “d’ogni letizia il fonte…
ah figurarti , Michelle, non sapresti
qual all’alma, per lui, piacer rimonte!
Nasce, per quel, nelle fessure nostre
piacer ch’è degno de le eteree chiostre!
 Felice te, la genial funzione
sacrata a Citerea, quando farai,
e nuda, amabilissimo garzone,
nudo, tra le tue braccia accoglierai!
Pensa a quanti piacer provò ‘l tuo cuore,
è questo il più soave ed il maggiore.
Ti bacerà la bocca il caldo amante,
poi suggerà le belle fragolette
del tuo candido  senso e palpitante:
avido quindi fra le coscie, strette
da importuno pudor, che vorrà invano
ostacol fargli, inoltrerà la mano.
Prenderà la tua poscia e, te guardando
con occhi ebri d’amore e di contento,
l’andrà soavemente approssimando
a quel che tu vedesti almo stromento;
tu, schiva, di toccarlo eviterai,
ma poscia, sorridendo, il palperai.
Egli rovesceratti allor sul dorso,
e abbandonando sovra te se stesso,
per dar principio all’amoroso corso,
l’introdurrà dentro l’angusto fesso;
allor fia che forza a forza aggiunga
finché pelo a toccar pelo non giunga”.
“Povera me!” rispose Michelle allora;
“che dici mai?...Come in sì angusto loco…
quel coso grosso!...Ah, tale idea m’accora!...
Scusami, Sharon mia, ti credo poco…
Ma tu ridi?…Ah!mi burli; ho già capito…
Diavolo!se mi c’entra appena un dito!”
“Negarti non saprei”, Sharon rispose,
“che  un gran dolor l’alto piacer preceda,
ma quando fia che, senza spine, rose,
o senza le api, il miel nascer tu veda?
Dopo il dolor, più grato giunger suole
il gioir, come dopo i nembi il sole.
Unico e breve è il duolo, il gaudio immenso.
E si può mille volte replicare;
ahimé! Michelle cara, quando ci penso
mi sento tutta liquefare!
Ah, se Eric qui fosse, io ti farei
veder quanto son veri i detti miei!” »[4]
 Or qui si tratta di misurare
lo stromento del bel chiavare;
Sharon che ama il gran cervello
non ha disturbo per lo stesso uccello,
tanto per dire che non fatica
a prender un gran coso nella fica.
Lei si professa passionale e travolgente,
Michelle  è più accorta ed esitante,
Sharon afferma che ogni 24 ore
ha trenta  orgasmi e gran calore,
se le si vuole contare gli amanti
ne ha avuti un battaglione di fanti.
Quando l’uccello è tutto armato
Eric dice che è patentato
al 4° grado è l’erezione
quel che ci vuole per le superbone.
La Catwoman gli dà una leccata
Sharon Stone è subito pompata;
quella è più attenta e controllata,
questa è travolgente e indiavolata.


II. Abbiamo temuto che Michelle Pfeiffer annegasse
del suo piacer dentro il mare!

Non tirarti tanto indietro
mia vezzosa Michelina,
non mi far la ritrosia,
ch’io son franco nel mestier.
Mi parlò della tua fica
sai tu chi? Quel capo ameno
che pur tu conosci appieno:
di regista fa il mestier.
 Se vedeste, mi diceva,
ell’è fatta col pennello,
fatta proprio per l’uccello,
vince Venere in beltà.
Che begli occhi! Che dentini!
Che bei labbri! Che bocchina!
Che graziosa fossettina
sta quel membro ad abbellir!
Sporgon fuori dal suo seno
bianche e ben proporzionate,
due poppine delicate
con la fragola d’amor.
Svelti i fianchi, e un po’ di chiappe
tonde, sode e rilevate,
da far gola a qualche vate
spasimante per ardor.
E chi poi frenare il cazzo
mai potrebbe a quel villoso
pettignone lussurioso,
tanto caro a maneggiar?
Io che son piuttosto matto
ho voluto a questa bella
sovra i labbri la cappella
per preambolo fregar.
Né contento di tal spasso,
con due dita ho aperto il centro,
e col naso proprio dentro
mi son posto ad osservar.
E se  voi non feste chiacchiere,
vi dirìa che all’annusata
furibondo una leccata
non so come aggiunta gli ho.
Or chi può dir con qual anima
ella scuotesi e affatica
quando il cazzo nella fica
la si sente andar su e giù.
La vi bacia, la vi stringe,
la vi dà la lingua in bocca,
e il piacer che in lei trabocca
la fa tutta liquefar.
 Voglio dir che appena il membro
penetrò le parti basse
io credea ch’ella annegasse
del suo sperma dentro il mar.
Senti senti ella gridava,
regista caro, io vado in brodo;
spingi pur che me la godo,
fammi l’anima sborrar.
O Dio caro, come vengo
quando il cazzo dà la svetta!
Baci suggi, e il corso affretta,
ch’io mi sento consumar.
Ma non basta: un dito in culo,
per aver maggior diletto,
or mi poni nel buchetto,
che lo stesso anch’io farò.
A un tal passo, furibonda,
la menava culo e potta:
o che troia proprio dotta!
O che gusto! O che onda!
Non ritrarti dal piacere
mia vezzosa Michelina
non mi far la ritrosia,
ch’io son franco nel mestiere!




III. Un cannocchiale per Sharon Stone


Chi vuol chiedere la “monna”
a Sharonna basta farglielo capire
indicando la passera, la potta  o la “conna”
senza alcun gesto dell’interdire.

Per scopare la donna-gatto
vi conviene alludere alla grotta
o come fece Belli e disse “fenestrella”
le dite “dammi la sporta mia bella”.

Sharon che la chiama potta
vuol farsi credere un po’ mignotta
ma se a Michelle le mostri il pipino
dà un bacio a fratel-piccinino.

 Quella gran zoccola lo chiama cotale
e dice pur verga e membro naturale;
questa che è timida e temperata
ti dice “che cavolo di chiavata”!

Tanto per dire che col chiavistello
tu apri una porta ed è più bello
ma quando mette er catenaccio
non puoi chiavar dicendo “caccio”.

Se è Michelle la desiderata
le mostri il pene e il cotale
se è Sharon la fantasmata
fai prima col manico e il cannocchiale.


Note


[1] Batman 2 di Tim Burton , 1992.
[2] Batacchi fa il verso a una delle sue 25 Novelle in versi: Amina, che giocando nel bosco scopre un suo servitore che si masturba pensando a lei.
[3] Eric Berne, psicoterapeuta morto nel 1970, è l’autore di Fare l’amore(trad.it. Bompiani 1971), in cui enumera i 4 gradi dell’erezione.
[4] Qui Batacchi smette e fa chiudere la novella al creatore del New Gossip.


·[da : V.S.Gaudio, Miele e altri oggetti d'amore,© 2000-03]·